Nell’ultima settimana in Russia sono accaduti due grossi eventi, che hanno scosso (e continueranno a farlo) l’opinione pubblica, e soprattutto la politica a livello internazionale. Il primo è la famosa intervista del giornalista e conduttore televisivo americano Tucker Carlson a Vladimir Putin pubblicata su X, ovvero uno dei pochissimi (per non dire l’unico) incontri di Putin con un giornalista occidentale da oltre due anni a questa parte; il secondo è invece l’improvvisa morte dell’attivista e politico russo Alexei Navalny avvenuta oggi, 16 febbraio. Navalny era detenuto dal 2021 in una colonia penale con l’accusa di estremismo politico, per essere da sempre un dissidente e un grande oppositore di Putin. Su entrambe le questioni, così come sul corso della guerra in Ucraina e i suoi effetti a livello internazionale, le tensioni in Medio Oriente, e il rapporto con gli Stati Uniti, abbiamo intervista lo scrittore Nicolai Lilin (all’anagrafe Nicolai Verjbitkii), autore del celebre romanzo Educazione siberiana, così come di numerosi altri saggi e romanzi dedicati alla Russia, all’Ucraina e a Vladimir Putin, che attualmente vive in Arabia Saudita.
Nicolai, tu ti occupi e hai scritto molto di storia e politica della Russia, dunque hai avuto modo di seguire la lunga intervista di Tucker Carlson a Vladimir Putin? Cosa ne pensi?
Sì, l’ho seguita, ne ho fatto anche un approfondimento sul mio canale Telegram, diciamo in diretta, nel senso che Putin ha parlato di alcune questioni complesse e io le ho spiegate agli abbonati iscritti al mio canale.
L’hai anche chiamata “l’intervista che ha cambiato il mondo” sui tuoi profili social, è corretto? Come mai ha cambiato il mondo?
Prima di quest’intervista l’Occidente aveva solo un tipo di approccio e solo una precisa linea narrativa nei confronti della Russia, certamente degradante rispetto alla realtà oggettiva. Putin è il leader di un Paese e non è interessato a fare lo schiavo. È disposto a essere un partner, un collaboratore, ma non uno zerbino e una pedina nel gioco della geopolitica. Dal 2007 in poi, l’Occidente ha cambiato la sua narrazione nei confronti della Russia: ha iniziato ad esserci una narrazione degradante della politica e della storia russa e si è diffusa la russofobia, anche se all’inizio in una maniera molto limitata, ma per esempio ricordo che è stata impedita la divulgazione di alcuni film russi e questa è una cosa molto grave. Questa narrazione è diventata peggiore e violenta dopo il colpo di Stato in Ucraina nel 2014, tanto che siamo arrivati a un livello veramente degradante e becero nel 2022 con l’inizio dell’operazione speciale militare da parte della Russia sul territorio ucraino. Da lì in poi, ci hanno raccontato solo baggianate su baggianate. Ricordo programmazioni televisive assurde in Italia, dove io ero presente fisicamente e dove però si era su una linea totalmente e pericolosamente distante dalla realtà oggettiva, e tu se fai la giornalista sai benissimo che cosa succede con la società dominata da un’unica narrativa: questa società crolla. L’Occidente sta andando verso il suo crollo e questo ci sarà. È sicuro.
Accidenti, quindi tu consideri il crollo dell’Occidente come un dato certo?
Sì, al 100%. Ormai sta già avvenendo, solo che ci stiamo abituando e quindi trasformiamo in normalità quelli che sono in realtà gravi segnali di collasso. Io vivo nel mondo arabo ora.
Sì. Parlami della tua esperienza lì, rispetto all’Occidente
Nel mondo arabo dove vivo, quando racconto agli arabi che in Italia ogni settimana qualcuno uccide una donna, c’è gente che non ci crede e ci sono persone che mi guardano e pensano che racconti balle.
Quindi secondo te c’è più tolleranza nel mondo arabo?
Sì. Con la nostra presunzione di essere più liberi e più democratici, in realtà ci stiamo comportando da perfetti ignoranti. Non conosciamo il mondo, e per questo motivo abbiamo smesso di capire tutto ciò che arriva da fuori, non solo la Russia, non solo i messaggi di Putin, ma anche tutto il resto del mondo. Per noi gli arabi sono “cattivoni” che costringono le donne a girare col burka, ma in realtà qui nessuno costringe le donne a girare così, sono proprio le donne che lo vogliono.
Ma tornando invece all’intervista di Putin con Tucker Carlson, che effetto ha avuto?
È stata un’iniezione di realtà oggettiva nel corpo dell’Occidente, è come se avessero fatto un’iniezione di adrenalina in un corpo che ormai sta morendo. Per questo motivo sta già cambiando la linea narrativa. Ti faccio notare che già l’agenzia Reuters solo ieri ha scritto che la Russia vuole la pace. Ma sono stati i britannici e gli statunitensi a bocciare la proposta, a quanto pare…
Se non erro hai dedicato uno dei tuoi libri proprio a Putin e alla sua personalità. Secondo te è stato onesto nel corso dell’intervista con Tucker Carlson? In quell’occasione ha parlato a lungo nel dettaglio della storia della Russia e dell’Ucraina, andando però molto indietro nel tempo, addirittura a poco dopo l’anno Mille d.C., tu pensi che quello che ha detto e la sua versione della storia, siano corretti?
Per quanto riguarda il mio libro, ho fatto ricerca scavando in alcuni archivi e il libro si chiama Ucraina. La vera storia. Io di Putin ho scritto molto e nell’intervista ha affrontato la storia in una maniera molto professionale: ha raccontato ciò che l’Occidente non vuole sapere, che vuole negare, ovvero la realtà oggettiva e storica, quella che viene confermata da documenti e archivi, non da quelli che stanno a Londra e inventano baggianate pur di ficcarle nella testa degli ignoranti che lo leggono.
Quello di T. Carlson è stato uno dei pochi (o forse l’unico) incontri di Putin con un giornalista occidentale da diversi anni a questa parte. Secondo te T. Carlson ha dei meriti per questo, dato che è riuscito ad avere un colloquio con Putin, o è solo un “burattino del Cremlino”, come è stato riportato da diverse fonti, anche sulla stampa italiana?
Il giornalismo e la stampa italiana: anche tu sei giornalista e mi spiace per questa offesa, ma sono tutti delle puttane del regime, mi spiace ma è così. Anche quello che è successo a Sanremo: è importante perché ha catturato l’attenzione del pubblico il fatto che c’è una popolazione che sta soffrendo, che è vittima del genocidio. E come è stata affrontata la cosa? Nel modo peggiore possibile, dalla Rai! Ci rendiamo conto? È proprio per questo che dico: quando parliamo dei giornali italiani, parliamo di carta straccia. Un lavoro intellettuale in Italia non esiste più, non esiste più coerenza. Quando leggi qualcosa sulla stampa italiana, questa non può essere credibile, punto e basta. E chi in Italia, fra gli analisti e i giornalisti, dice che Tucker Carlson è uno burattino del Cremlino, è un idiota totale.
Però molti dicono che quell’intervista ha partorito tante fake news, secondo te è vero, o si vuole solo strumentalizzare quello che è stato detto?
Tutte le critiche che arrivano sono diffamazioni. Le critiche sono costruttive, ma qui non è così. Sai qual è la mia critica personale a questa intervista? Avrei fatto a Putin un po’ più di domande storiche riguardo alla sua ascesa al potere negli anni Novanta, al rapporto con Boris Eltsin, tutte parti di storia molto annebbiata e della quale non si parla in Russia. Io avrei approfondito questo, avrei fatto domande sulla seconda guerra in Cecenia, avrei chiesto qualcosa sul destino del sottomarino Kursk… Avrei approfondito questo. Però so benissimo che invece Tucker Carlson ha un’altra linea narrativa, e questa intervista è stata fatta non perché lo ha voluto Putin, ma perché questo è un enorme strumento politico per gli Stati Uniti d’America.
In effetti secondo alcune analisi, di quest’intervista si è detto che può essere uno strumento per influenzare il popolo americano, anche in vista delle elezioni che ci saranno quest’anno, il prossimo novembre. In campagna elettorale Trump ha detto più volte che se lui fosse rimasto al potere come Presidente, non si sarebbe mai arrivati alla guerra in Ucraina, secondo te è vero? Se dovesse vincere Trump, sarebbe davvero possibile vedere la fine della guerra, grazie a una cooperazione tra Putin e Trump?
Una cooperazione tra Putin e Trump è troppo azzardato dirlo, perché ricordiamo che si tratta di due sistemi che si scontrano per via della loro struttura. Tu sai qual è il motivo per il quale l’Occidente odia Putin?
No, quale sarebbe la ragione secondo te?
L’Occidente è un sistema oligarchico, un potere dei pochi. Ce lo ha insegnato Platone ne La Repubblica e poi anche Aristotele. Non li legge nessuno, ma dovrebbero leggerli tutti. Il loro pensiero è alla base della civiltà occidentale e per capire chi siamo oggi dobbiamo approfondire queste fonti. L’oligarchia è quando una persona estremamente ricca usa i suoi soldi per modificare la politica in base ai propri interessi fino a creare la degenerazione di uno Stato: questo è l’Occidente di oggi. Oggi il governo italiano, quello francese, quello tedesco – Orban è l’unico che si salva – e tutto il resto dei Paesi d’Europa sono zerbini degli oligarchi e fanno solo gli interessi delle élite, che trasformano le masse in consumatori, in una nuova forma più grave del capitalismo. Invece Putin è la rappresentazione più pura di un sistema autoritario, ma è una persona che arriva al potere sostenuto dalla maggioranza assoluta dei cittadini: dall’87%. Non esiste un altro Paese con una percentuale simile. E chi oggi dice che Trump con Putin farà un accordo… Sbaglia, perché non faranno nessun accordo, saranno sempre ai poli opposti, ma lo faranno in modo diverso.
E di Joe Biden allora cosa pensi?
Oggi quest’opposizione viene gestita da Joe Biden che è un fantoccio, e da alcuni capitalisti ultraliberisti, e il loro unico modo di fare è la guerra, loro producono guerra. Mentre Trump veniva da un sistema capitalistico di vecchio stampo, ovvero sfruttamento della forza lavoro, creazione di debito, e così via… In ogni caso per la Russia tutte due sono sistemi antagonisti e finché è così ci sarà la guerra.
Prima sei stato davvero molto critico nei confronti della stampa italiana e occidentale. Ma rispetto alla presenza di fake news e alla narrazione oggettiva, che mi dici della stampa russa? Lì non ci sono fake news?
Sì, sicuramente ci sono anche lì. Io lavoro con le notizie, sul mio canale Telegram privato; quindi, ho della gente che mi paga per essere informata. Se la gente paga per avere delle notizie coerenti, vuol dire che molti cittadini non sono d’accordo con quello che i media italiani raccontano e non c’è da sorprendersi, perché la stampa italiana racconta un sacco di balle; continua a farlo. La stampa russa è sempre basata su una linea propagandistica. Non dobbiamo pensare che in Italia sono propagandisti e in Russia raccontino tutta la verità. Anche lì c’è propaganda, ma c’è una differenza: i giornalisti russi non si allontanano dalla verità oggettiva, quello che invece gli occidentali hanno iniziato a fare un bel po’ di tempo fa.
Hai scritto più di un libro sulla storia dell’Ucraina, di cui l’ultimo è La guerra e l’odio (2023) è corretto? Parli anche della guerra?
Sì, ma su questa guerra, chiediamoci perché è iniziata. Ogni guerra ha motivazioni economiche, o problemi geografici, terre contese… Questi sono i problemi su cui si crea una guerra.
Sì, ma qui chi beneficia a portarla avanti la guerra? Perché non si riesce a far finire? Putin nella sua intervista a Carlson ha detto tante volte le parole “negoziati”, “trattative”, secondo te non c’è questa possibilità, o siamo ancora lontano?
No, non c’è nessuna possibilità. Finché l’Occidente è sottomesso al mondo anglosassone, non ci sarà nessuna possibilità. In passato il Protocollo di Minsk era organizzato in una maniera cosciente, io l’ho analizzato parola per parola. È stato firmato dall’ex Presidente ucraino Poroshenko nel 2015, ma mai rispettato né dall’Ucraina, né dall’ Occidente, quindi la Russia ha perso tempo. Intanto l’Ucraina veniva riempita di armi e poi nel 2022, dopo due mesi di intervento russo in Ucraina, Zelensky è stato costretto a sedersi al tavolo delle trattative, ma è arrivato Biden e il direttore della CIA, e hanno sabotato tutto. Poi in Turchia hanno sabotato gli accordi per il grano. Poi sono state fatte delle altre trattative a Dubai, per scambiarsi prigionieri, ma di nuovo anche questi accordi sono andati a farsi benedire e gli arabi si sono sentiti traditi. Questa è la dinamica creata dall’Occidente: gli angloamericani vogliono la guerra.
A proposito di armi: è appena stato confermato anche per il 2024 il decreto-legge che garantisce il rifornimento di armi all’Ucraina da parte dell’Italia (così come è stato confermato anche da parte degli Stati Uniti, per loro conto) cosa ne pensi? Il popolo ucraino forse è la più grande vittima in questa guerra, senza armi non potrebbe combattere, però è anche vero che in questo stato di cose, così la guerra non finirà mai
Bisogna capire quale popolo ucraino. Le persone del Donbass che sono state massacrate dai nazisti, per esempio, cosa ne facciamo? Li facciamo massacrare come i sionisti massacrano la gente di Gaza? Gli occidentali non sono onesti e l’Occidente applica sempre doppi standard. La libertà e la democrazia sono valori universali, ma se io entro in una stanza e dico: “ragazzi, io sono per la libertà, però tu sei una merda e devi leccarmi i piedi”, vuol dire che applico doppi standard. L’Occidente sfrutta la situazione e fa propaganda, quando dice che vuole aiutare gli ucraini. Ma di quali ucraini parla? Se tutti gli ucraini sono uguali e devono vivere in pace, io sono d’accordo, ma allora perché dal 2024 si appoggia il massacro dei civili ucraini che abitano nel Donbass? Se si vuole fermare una guerra, non si mandano le armi, si fanno trattative, accordi di pace. Inoltre, questa guerra ha già ricevuto un sacco di armi, un sacco di aiuti commerciali, ma comunque, l’Occidente non vincerà mai, perché la Russia ha infinite risorse. Ciò che sta facendo l’Occidente in Ucraina è solo prolungare un’agonia perché su di essa, dal punto di vista economico e geopolitico, un piccolo ristretto gruppo di persone in Occidente, guadagna un sacco di soldi.
Tu prima hai detto che Putin in Russia è sostenuto dalla maggior parte della popolazione, ben l’87%, però ci sono state comunque delle proteste da parte del popolo russo, soprattutto rispetto al fatto che ci sono tanti uomini mandati al fronte a combattere. A marzo ci saranno anche le elezioni in Russia. Cambierà qualcosa? C’è qualcuno che è in grado di essere un oppositore di Putin?
Sulle manifestazioni in Russia, ho monitorato la situazione, ma mi piacerebbe che ci fosse un movimento alternativo. Lo dico perché, ed è una cosa che ho scritto anche in un mio libro, l’unico problema in un sistema autoritario come quello, è la difficoltà di successione. Nelle monarchie è molto più facile: morto un re, se ne fa un altro, nessuno fa domande, tutti obbediscono e il sistema va avanti. Quando un autocrate non prepara il passaggio al suo sostituto, sono guai.
Qui però non si parla di monarchia, ma dunque non c’è in questo senso un erede di Putin, quindi finché lui è vivo, ci sarà sempre lui?
Ci sono 3 persone, ne ho parlato nel mio canale YouTube, ma è una questione molto ampia; però diciamo che sì, ci sono queste 3 persone, ma non un vero e proprio erede. Quando vediamo le manifestazioni in Russia, sono tutte cavolate. Io sono andato a verificare personalmente e tutti questi movimenti antiputiniani è sono fuffa creata dall’Occidente.
Quindi secondo te nella popolazione non è presente alcun malcontento?
Ma quale malcontento, sono contentissimi! La maggioranza dei russi è contenta e anzi, vogliono sostenere di più questa politica. Quando parliamo di manifestazioni dei russi che non vogliono fare la guerra, sono tutte balle. I russi vogliono fare la guerra e vogliono sconfiggere il nazismo.
Oggi è morto Alexei Navalny. Sulla stampa occidentale, e non solo, era considerato come un dissidente e un oppositore di Vladimir Putin e difatti, in passato aveva spesso guidato manifestazioni antiputiniane, per cui era accusato di estremismo politico. Cosa pensi della sua morte, in carcere?
L’Occidente ha trasformato Alexei Navalny nell’ennesimo simbolo di libertà, come fosse un “Santo protettore” dei valori democratici, schiacciato da Vladimir Putin; ma per me Navalny rimane sempre quello che era sin dagli inizi della sua carriera: un nazista, xenofobo e genio della comunicazione, che per anni ha lavorato per gli oligarchi russi. Per me lui non era un politico, ma un prodotto mediatico in grado di offrirsi al miglior offerente.
Alcuni analisti dicono da sempre, e in particolare dopo l’intervista di Putin, che c’è il rischio che il conflitto ucraino si allarghi a Polonia e Paesi Baltici. Secondo te hanno ragione? Anche Trump in questi giorni ha esortato Putin ad attaccare i Paesi NATO. È davvero plausibile che il conflitto si allarghi?
Dobbiamo vedere: si è mai visto la Russia fare guerre coloniali o per allargare il proprio territorio? Putin nella sua intervista ha fatto bene a parlare della storia, perché è la storia che ci dimostra qual è la parabola geopolitica: essa è fondata sul movimento aggressivo nei confronti della Russia da parte dell’Occidente. Per questo si fanno le guerre, perché la Russia non vuole essere schiava. I russi non vogliono invadere nessuno. L’unica cosa per cui sono capaci di fare la guerra è per assicurare la sicurezza sui propri confini. Per questo motivo Putin ha mosso l’esercito in Ucraina, perché dal 1998 in Ucraina si svolgono attività militari della NATO che minacciano i confini della Russia. È un’idiozia dire che Putin vuole invadere Polonia e Paesi Baltici. Putin vuole stare tranquillo, non vuole avere la pistola puntata in faccia dalla NATO. Perché nessuno parla delle colpe dello Stato ucraino?
Perché ci sono i civili ucraini. I civili non sono ai vertici, loro sono nel mezzo, per questo motivo, perché si pensa a tutelare anche loro, perché loro non hanno la stessa forza che ha la Russia, che è un Paese molto più grande
Sì, infatti una parte dei civili in Ucraina ha deciso di ribellarsi a questa idiozia, nel Donbass.
Prima hai parlato di doppi standard. È un’espressione usata spesso anche da altri, anche rispetto alla guerra nella striscia di Gaza fra Israele e Palestina. A questo proposito, tu hai detto che vivi in Arabia Saudita e conosci il mondo arabo. Secondo te esiste una doppia narrazione o doppi standard anche su questo conflitto?
Abito fisso da qualche anno in Arabia Saudita, ma frequento da tempo il Medio Oriente. Come per la Russia, anche con il Medio Oriente, l’Occidente non vuole sentire. L’Occidente è pieno di sé, si comporta in maniera arrogante con gli altri e per questo non è capace di ascoltare e imparare. Grazie alla curiosità noi scopriamo e impariamo dagli altri e allarghiamo i nostri orizzonti, ma l’Occidente ha perso questa capacità forse dai tempi di Marco Polo. Si sente una società eletta, superiore, e tratta gli altri come subalterni. Questo è molto pericoloso. Ora l’Italia e l’Unione Europea hanno mandato qui in Medio Oriente, nel golfo, un personaggio degradante che si chiama Luigi di Maio.
Sì…
Lasciamo perdere le capacità o non capacità di questa persona…
Secondo te, quindi, non ha le capacità per ricoprire questo ruolo di rappresentanza, ed è messo lì così?
La questione è che hanno mandato in Medio Oriente una persona che gli arabi odiano. Di Maio per loro rappresenta un personaggio, che fa parte di quella schiera che durante la guerra fra Arabia e Yemen, ha fatto le scelte più sbagliate. È stata mandata qua una persona che gli arabi vedono come un debole. Se parli con gli arabi – e io qua ho la possibilità di farlo - di questo personaggio dicono che sia il fallimento dell’Occidente. Bisogna essere imbecilli per mandare qui uno del genere…
Cosa pensano allora di un personaggio come Matteo Renzi? Anche lui ha avuto dei legami col mondo arabo in passato, sai dirmi che considerazione hanno di lui? Migliore rispetto a Di Maio o no?
In generale i politici italiani di quest’ultima generazione, sono considerati dagli arabi come zerbini. Loro dicono "al guinzaglio degli americani”. La verità è che in Italia, l’ultimo statista, che poteva parlare per rappresentare il proprio Paese era Craxi. E poi Berlinguer. Queste erano persone che venivano rispettate. Gli arabi sono abituati a parlare con le persone così.
E uno come Berlusconi invece, non veniva rispettato? Lui era in ottimi rapporti con Putin e molto rispettato in Russia. Da alcuni è stato definito come grande statista
Berlusconi non era uno statista, era un uomo d’affari. In effetti in Russia era molto rispettato perché lui rappresentava gli interessi non degli Stati Uniti d’America, ma i suoi interessi personali. Comunque, dal punto di vista politico, se proviamo a sentire il discorso che Putin ha fatto quando Berlusconi è morto, ne ha fatto un ottimo ritratto. Ha detto che era un politico insolito, una persona estranea alla politica, e qui bisogna leggere fra le righe. Quando parlano persone come Putin, danno dei messaggi subliminali. Parlando con gli arabi e sentendo quello che pensano loro: per loro l’Occidente è solo Londra e Washington, il resto è solo uno zerbino. Su questo sono molto chiari e precisi.
Nell’ultimo periodo si parla molto meno della figura di Zelensky, rispetto a prima. Secondo te è destinato a restare al potere a oltranza, fino a che andrà avanti la guerra in Ucraina? Da quello che hai detto all’inizio, questa guerra non finirà presto…
No. Questo conflitto è diviso in 3 grandi blocchi e ogni blocco durerà circa 5-8 anni. Questa è la visione dei grandi analisti russi che lavorano a San Pietroburgo e hanno studiato il tema. Quindi Putin è pronto per una guerra che può durare.
Però all’inizio si diceva che avesse programmato di fare una guerra lampo, ma che ha sbagliato i calcoli, immagino non sarai d’accordo
Se andiamo a vedere gli eventi, già nel 2014 c’erano le previsioni del mio amico Giulietto Chiesa. Noi cercavamo di vedere, di capire un po’ quello che sarebbe successo nel mondo. Ci interrogavano sulla possibilità che scoppiasse una guerra fra due grandi potenze sulla spartizione dei confini e mettendo a confronto diversi sistemi economici. Siamo già alla seconda fase di ciò; la prima è iniziata nel 2024 ed è finita nel 2022; la seconda è iniziata nel 2022 e adesso siamo lì. Ci vorranno 5-8 anni, e poi ci sarà la terza fase, ultima e conclusiva
Hai nominato Giulietto Chiesa, che ci ha lasciato nel 2020. Lui si è occupato della Russia per tantissimi anni, e ancora prima dell’inizio della guerra in Ucraina ha fatto delle previsioni, tu quindi trovi che si stanno avverando? Le sue analisi sono state giuste?
Giulietto è uno dei più brillanti analisti che abbiamo avuto in Italia. Io personalmente lo stimavo e mi manca molto in questo periodo. Tutto quello che lui ha detto, è stato come una visione di geopolitica: si sta verificando passo dopo passo. Per questo motivo la guerra non sarà breve, sarà lunga, ma la vittoria sarà della Russia per un semplice motivo: siamo nel pieno del cambiamento dell’ordine mondiale. L’Occidente non potrà più estendere il proprio dominio e la propria supremazia su una parte del mondo.
Quindi tu prevedi una situazione più “equilibrata”, in cui oltre all’Occidente anche altri attori diventano protagonisti, fra cui la Russia?
Sì, un mondo multipolare, questo sarà. Non sarà veloce, ma ci sarà. Il cambiamento avviene solo attraverso il crollo totale, il collasso, lo svenire e cadere per terra. L’Occidente ha una bellezza, un enorme bagaglio culturale, una grandissima potenzialità, però deve liberarsi dall’egemonia anglosassone. Mio nonno diceva che noi uomini vogliamo vedere i cambiamenti nel mondo, in proporzione della nostra vita, ma noi siamo niente. Abbiamo una vita troppo breve, per comprendere i cambiamenti a livello globale, per imparare a vedere il mondo; dobbiamo imparare ad essere come gli alberi e forse così riusciremo a disfarci della nostra voglia di vedere subito i risultati, perché quelli arrivano molto lentamente. Vedrai che anche la guerra in Ucraina si risolverà, non lo vedremo noi, ma forse i nostri figli.