“C’è stato lo zampino di qualcuno”: ce lo dice riguardo ai sanguinosi attentati di Hamas in Israele lo scrittore Nicolai Lilin, molto attento, attivo ed “espansivo” anche quando si tratta di commentare conflitti (su tutti quello tra Russia e Ucraina, ma non solo). Lo abbiamo intervistato per chiedergli un’analisi di quello che sta accadendo e quello che potrebbe accadere, non solo nella striscia di Gaza ma, potenzialmente, in tutto il mondo.
Nicolai, ti ha sorpreso il “fallimento” dell’intelligence israeliana nell’attacco di Hamas di sabato scorso?
Da un po’ di anni sono legato al mondo arabo e ho vissuto anche in Israele. Ora vivo in Arabia Saudita, quindi conosco bene la situazione. Possiamo dire che il sistema di sicurezza israeliano è uno dei migliori al mondo, anche se non è perfetto. Qual è il problema? L’esercito israeliano è stato usato per operazioni di polizia negli ultimi 10 anni, e questo non ha giovato a ciò che è successo. Sostanzialmente, è mancato l’addestramento a livello operativo, e sono stati presi alla sprovvista.
Secondo Times of Israel, tuttavia, l’Egitto avrebbe avvertito mesi fa Tel-Aviv del possibile attacco di Hamas.
Il 7 ottobre in Israele è una sorta di 11 settembre. Ciò che io ho notato all’epoca di strano è che negli Usa era emersa una voluta mancata di connessioni tra i servizi di sicurezza del Paese, proprio in quel momento. Possiamo ipotizzare che fu fatto di proposito per mettere in atto il Patriot Act e inaugurare la Guerra al Terrore, oppure possiamo pensare a una negligenza. Possiamo fare più ipotesi, ma è chiaro ed evidente che sono mancate le connessioni tra i servizi del Paese. Negli Stati Uniti qualcuno ha voluto questo, ne sono convinto.
Anche in Israele, dunque?
Sembra molto simile. Un servizio così efficiente come Mossad, che è uno dei servizi con più connessioni a livello mondiale, che ha occhi e orecchie ovunque, non avrebbe preso sul serio le comunicazioni ufficiali da parte dei colleghi egiziani? Suvvia. Ma secondo voi non hanno fatto almeno un approfondimento? Secondo me sono balle. Quando gli egiziani hanno comunicato la possibilità di un imminente attacco di Hamas, questa comunicazione è stata ‘bloccata’ da qualcuno. Ci sono peraltro molti dubbi su chi operava quel giorno. Io lì ci sono stato e ho visto come sono organizzate le linee di difesa israeliane. Impossibile arrivare lì con un bulldozer. Mi ricordo dei sistemi di sorveglianza avanzatissimi all’epoca. Quando passava un piccione, suonava l’allarme. Abbiamo invece assistito a un’invasione barbarica, di persone che per 70 anni sono state segregate in un luogo dove sono costrette a vivere in condizioni disumane: perché secondo voi i giovani palestinesi aderiscono ad Hamas? Non vorrebbero forse vivere una vita tranquilla? Poi è chiaro che quello che hanno fatto non può essere definito se non come un crimine disumano, che condanniamo tutti, per carità. In tutto questo va considerato anche il fallimento del sistema Iron Dome, ma farei attenzione a dare tutte le colpe all’inefficienza dell’esercito, del Mossad o di altre strutture israeliane che si occupano di sicurezza.
Cioè?
A mio avviso c’è stato lo zampino di qualcuno, molto legato alle oligarchie anglosassoni, che in questo momento sono disperate, e hanno bisogno per forza di accendere una serie di focolai a livello internazionale. Guarda caso accade mentre il mondo arabo si è coalizzato con i soldi cinesi, tramite l’Iran, e il presidente siriano Bashar al-Assad partecipa alla Lega Araba.
Spiegati meglio. Di chi parliamo? Qualcuno magari legato al presidente Netanyahu, che negli ultimi mesi era in grandissima difficoltà sul piano interno?
Sì, è chiarissimo. Netanyahu è un rappresentante del sistema bellico-militare che guadagna enorme quantità di denaro mantenendo il Medio Oriente in un perenne stato di guerra. Sistemi che guadagno soldi con le guerre e mettono zizzania ovunque. Purtroppo l’opportunità di creare un uovo equilibrio in Medio Oriente è sfumata nel 1995 con l’uccisione del primo ministro israeliano Yitzhak Rabin.
Nel frattempo, dai “radar” - dei media italiani e internazionali - è sparita la guerra in Ucraina.
Negli ultimi 30 giorni i media si sono inventati un sacco di balle pur di non raccontare le disfatte dell’esercito ucraino. Ormai siamo al di là del sistema orwelliano, lontani da qualsiasi logica. E questa cosa non poteva durare a lungo, bisognava cambiare vettore e scenario. Altrimenti qualcuno doveva ammettere che l’Ucraina ha perso la guerra. Oggi (ieri, ndr) i russi hanno messo in campo uno dei bombardamenti più devastanti della guerra, sfondando le linee di difesa ucraine ad Avdiivka. I russi hanno 370 mila professioni e militari, che aspettano di essere integrati nelle unità operative. Quando accadrà, andranno a riprendersi Odessa e, se vorranno, saliranno anche a Kiev. È solo questione di tempo.
Tornando al Medio Oriente e a ciò che accade in Israele, quali sono le prospettive?
Israele distruggerà Gaza e Hamas in modo brutale e lo sta già facendo. Sul mio canale Telegram ho pubblicato un video diffuso da due turisti russi che proprio in questi giorni si trovavano sulla striscia di Gaza. L’esercito ha bombardato i civili in fuga verso l’Egitto e hanno ammazzato addirittura due agenti di guardia egiziani. È il caos, l’esercito israeliano sta usando come previsto la mano pesante. È esattamente ciò che voleva Netanyahu: voleva far vedere al Paese che non c’è alternativa all’essere militaristi, che è necessario gli arabi per risolvere il ‘problema’ per sempre. Questo è un grave errore in prospettiva, perché Israele vive in una regione circondata dagli arabi. Adesso loro vinceranno la guerra, distruggeranno Hamas e riprenderanno quei territori. Ma a lungo andare sarà una sconfitta per Israele e il mondo vedrà la brutalità degli israeliani, e non solo quella dei palestinesi. Arriverà il momento nel quale Israele avrà un confronto diretto con il mondo arabo. È già così, perché sul confine con il Libano si spara. Ma se tutti i Paesi circostanti inizieranno ad avere un atteggiamento di ostilità, per Israele sarà la fine e non supererà il 2030.