Ma voi lo sapevate che tra il 2012 e il 2016 diverse banche italiane, tra cui Unicredit, Intesa Sanpaolo, Monte dei Paschi di Siena e BPM, proposero ai propri clienti, di investire in diamanti? Sì, avete capito bene, diamanti venduti da due società private e presentati agli investitori come un bene rifugio sicuro destinato a crescere di valore. Dove stava la fregatura? Come al solito, non è tutto oro quel che luccica. L’oro sì che è un bene rifugio, i diamanti non esattamente. Inoltre, questi preziosi - venduti dalle società private Intermarket Diamond Business e dalla Diamond Private Investment - erano esageratamente sopravvalutati e gli investitori pagavano fino al triplo del loro valore reale. Vi chiederete, è così facile truffare i propri clienti? Finché non interviene l’Antitrust, sì. Questo è accaduto nel 2017 quando le banche sopra citate vennero multate per pratiche commerciali scorrette. Solo due anni dopo la Gdf ha messo sotto sequestro più di 700 milioni di euro di diamanti alle due società di cui sopra. Vi fu uno scandalo nazionale, tutta una serie di procedimenti giudiziari di grande importanza, ma la gente si è già dimenticata di tutto.
L’uomo che per primo si era accorto di questa gigantesca trappola fu un semplice funzionario della Vigilanza della Banca d’Italia, Carlo Bertini, che notò l’incongruenza dei prezzi dei diamanti rispetto al loro valore reale durante alcuni controlli sul Monte dei Paschi. La Banca d’Italia, per legge ha il compito di vigilare sugli istituti di credito, e a proposito di Mps, sembrava proprio che qualcuno avesse fatto finta di non vedere. Ebbe la brillantissima e coraggiosissima idea di parlarne con Sigfrido Ranucci di Report, su Rai 3, denunciando tutto quel che non funzionava dentro la Banca d’Italia e le varie zone d’ombra. Il risultato? Venne preso per pazzo, ma letteralmente. Fu sottoposto a valutazioni per accertare la sua sanità mentale per poi essere sospeso dal proprio servizio ed infine licenziato. Come se non bastasse, nel 2022, Carlo Bertini è stato denunciato per rivelazione di segreto d’ufficio per aver parlato a Report della questione e venne pure fuori che la Banca d’Italia esercitò pressioni su Bertini e Report per non fare uscire l’intervista. Bertini indicò Alessandro Profumo e Fabrizio Viola come i “vertici di Siena” e spesso si è parlato di coinvolgimenti del Partito Democratico, storicamente legato alla Fondazione del Monte dei Paschi di Siena. Da lì in avanti sono arrivate sentenze civili in tutta Italia e parecchi clienti hanno visto riconosciuto il proprio diritto al rimborso, con condanne per le banche a restituire la differenza tra il prezzo pagato e il reale valore dei diamanti, più interessi e rivalutazione. In molti casi si è arrivati a cifre importanti, dai 30 mila fino a oltre 120 mila euro per singolo cliente. Secondo quanto dichiarato dallo stesso direttore generale di Bankitalia in parlamento, tra il 2017 e il 2022 sono stati restituiti circa 1,2 miliardi di euro complessivi e il 93% delle richieste di rimborso è stato accolto. Un’ammissione implicita che i risparmiatori avevano ragione e che quelle vendite erano tutto fuorché trasparenti.

Un altro aspetto interessante è quello della prescrizione, perché con una sentenza della corte d’appello di Milano del 2023, è stato stabilito che i termini per fare causa da parte dei clienti non partirebbero dal giorno dell’acquisto del diamante, ma dal momento in cui il cliente scopre realmente il danno. Questo ha riaperto la strada a moltissimi ricorsi anche a distanza di anni. A dare risalto al caso, mediaticamente parlando, fu anche la lista dei truffati eccellenti. Tra le vittime c'era pure Vasco Rossi. Tutto questo non è bastato per salvare il povero Bertini, che è praticamente stato dimenticato da tutto e tutti. Nel 2023 il Tar del Lazio emise una sentenza che annullava il licenziamento presso la Banca d’Italia, ma il reintegro non fu mai attuato per “difficoltà gestionali” e ad oggi è stato confermato il licenziamento.
