Le fiamme divorano Los Angeles, trasformando la Città degli Angeli in un inferno di fuoco e cenere. Bruciano le colline, le ville, i giardini curati con ossessiva perfezione. Brucia il sogno di Malibu, quella cartolina di piscine scintillanti e tramonti mozzafiato. Bruciano miliardi di dollari. L’aria si intossica, la natura e gli animali si carbonizzano. E mentre l’apocalisse infuria, e mentre migliaia di persone si aggrappano all’unica cosa rimasta – la speranza – c’è un’altra classe di individui che pare vivere su un altro pianeta. I vip, si sa, hanno il dono straordinario di rendersi grotteschi e tragicomici anche nei momenti di crisi.
Paris Hilton, da qualche parte in un nugolo di chihuahua, posta su Instagram: “Guardare la nostra casa a Malibu bruciare in diretta tv è qualcosa che nessuno dovrebbe mai vivere”. Davvero? Forse no, Paris, ma è già così, perché guardare la propria casa a Malibu bruciare in diretta in tv avendo nel frattempo il tempo e la voglia di pubblicare il tutto sui social è un privilegio che pochissimi perverso possono permettersi. Perché implica, per esempio, avere una villa a Malibu, non un appartamento minuscolo in un posto dimenticato condiviso con vari coinquilini. E prevede anche di avere più di un posto in cui stare: ti siamo solidali, proviamo a esserlo, ma contemplare la scena della propria magione in fiamme dalla sicurezza di uno schermo di un'altra delle proprie residenze di lusso o dalla suite di uno degli alberghi di famiglia non è esattamente un’esperienza universale.
James Woods, invece, si commuove sulla Cnn: “Un giorno sei in piscina e il giorno dopo è tutto sparito”. E piange. Certo, caro James, comprendiamo le tue lacrime. Ma il problema è che la maggior parte delle persone non ha nulla da perdere che valga decine di milioni. La gente normale quella piscina non l’ha mai avuta. E se ce l’avesse, probabilmente si sentirebbe un po’ in colpa ad averla piena d’acqua mentre i vigili del fuoco combattono contro fiamme inarrestabili con idranti a secco. Se hai litri d’acqua illimitati e li sprechi per stare ammollo quando la città non ne ha più una goccia e per questo tutto brucia, almeno evita di ricordarcelo. E sì, forse c'è un minimo di contrappasso quando con la tua piscina piena non riesci a salvare nemmeno un filo d'erba del tuo giardino, ma fatichiamo a immaginare che tu non abbia una polizza pronta a coprire ogni perdita. Hai già scelto l’archistar per ricostruire tutto più bello di prima, mr. Woods?
Intanto, mentre i vip si struggono per la perdita temporanea delle loro ville assicurate, la realtà di Los Angeles brucia molto più a fondo. L’incendio è stato alimentato da anni di gestione disastrosa e dall’alternanza di piogge torrenziali a siccità estreme. La cosiddetta "frusta idroclimatica" ha trasformato la vegetazione in polvere da sparo, e i venti di Santa Ana hanno fatto il resto. Questa non è una catastrofe naturale: è una perfetta combinazione di negligenza umana che nessun hashtag o lacrima televisiva può cancellare.
Eppure, la narrazione resta dominata dalle storie delle celebrità. Mandy Moore, Billy Crystal, Paris Hilton: i titoli parlano di loro, delle loro case bruciate, delle loro rimediabili e relative tragedie personali. Almeno cinquemila ettari sono già ridotti in cenere (e potrebbe essere solo l'inizio), da Malibu a Santa Monica, con danni stimati (per cominciare) intorno ai 50 miliardi di dollari, ma la narrazione sembra sempre essere più su ciò che hanno perso i ricchi e famosi, piuttosto che sui 130 mila sfollati più o meno comuni mortali che se ne vanno o si aggirano tossendo tra le rovine. E noi, spettatori distanti del disastro, ci ritroviamo alienati. Per quanto ci si provi, non c’è molto spazio per la compassione quando il dramma è confezionato come un episodio di un reality show.
La disconnessione tra chi vive in ville da sogno e chi lotta per sopravvivere ogni giorno è così abissale che nemmeno un incendio epocale riesce a colmarla. Le celebrità continuano a raccontare il loro dramma come se il mondo ruotasse intorno alle loro piscine evaporate. E noi, quelli senza piscina, quelli alla periferia di tutto, ci ritroviamo a guardare il fuoco consumare anche quel briciolo di proibitiva empatia che ci resta.
E poi ci sono loro, i politici, che fanno a gara a chi è più inutile o fuori luogo. Il governatore della California Gavin Newsom si emoziona davanti alle telecamere, mentre Donald Trump lo accusa di essere responsabile di tutto, con quel suo inimitabile tocco di "stile presidenziale" ribattezzandolo "Gavin Newscum", Gavino Nuovafeccia. Intanto, la sindaca di Los Angeles, Karen Bass, a quanto pare era comodamente fuori dal paese, lontana dal caos. E il magnate immobiliare Rick Caruso si scaglia contro la gestione della città, sottolineando che “tutti sapevano che i venti stavano arrivando”. Ma qualcuno ha riempito i serbatoi d’acqua? No. Cosa resterà, quando la cenere si poserà? Qualche post sui social e molte poche lezioni imparate. Forse nessuna, mentre i ricchi ricostruiranno le loro ville più belle di prima, magari aggiungendo una nuova piscina a sfioro. Scommettiamo?