Avete notato anche voi che l’eclettico ministro della cultura Alessandro Giuli porta di consueto al petto una misteriosa spilla? La si è notata anche durante le sue recenti visite a Urbisaglia e a Ripe San Ginesio. Il ministro, in vacanza a Magliano di Tenna con la famiglia, ha qui incontrato il governatore del centrodestra Francesco Acquaroli – in vista delle elezioni regionali del 28 e 29 settembre – e ha infine visitato la tomba del proprio nonno paterno (sindacalista Cisnal che partecipò alla Marcia su Roma). Qui Giuli ha celebrato il Piano Olivetti per il sostegno all’editoria e la rigenerazione culturale dell’Italia profonda e provinciale, oltre all’operato di Acquaroli insieme al commissario straordinario Guido Castelli. Ad ogni modo, è soprattutto il discorso legato alle sue radici marchigiane che ci riconduce al significato della spilla che porta al petto. Il gioiello è in effetti una riproduzione in miniatura dell’anellone a nodi dei Piceni, una popolazione pre-romana delle Marche centro-meridionali che tra il IX e il III secolo avanti Cristo spesso offrì il proprio sforzo militare agli Etruschi nei loro scontri con le popolazioni ostili, romani degli albori inclusi.

L’oggetto in questione, detto anche “armilla”, rinvenuto principalmente nelle necropoli tra il Tenna e il Tronto, misurava tra i dieci e trenta centimetri di diametro, e veniva di solito deposto in tombe femminili, in particolare sulla zona pelvica del corpo tumulato. Il suo significato resta dibattuto: sono state avanzate ipotesi di uso monetale, di strumenti musicali o di corone per atleti, mentre altri studiosi lo hanno inteso come fibula, attrezzo ginnico o simbolo solare. Più di recente, però, alcuni studi lo hanno collegato a concetti di fertilità e femminilità, forse in relazione a riti legati alla dea Cupra, divinità per i Piceni associata alla terra, alla fecondità e ai cicli vitali. I rituali a lei dedicati avevano spesso un carattere agrario, con offerte di frutti e simboli votivi, e si svolgevano in luoghi naturali come colline o boschi sacri. Cupra rappresentava la rinascita e la continuità della vita e il suo culto, pur con l’arrivo dei Romani, sopravvisse in forme sincretiche con divinità romane della fertilità e della terra. Giuli, a proposito, prima di diventare ministro della Cultura ha scritto vari saggi sul paganesimo e sulle tradizioni dell’antichità, trattando divinità come Pan e la Magna Mater Cibele, approfondendo i riti e la spiritualità precristiana in Occidente.

La spilla portata al petto durante le visite a Urbisaglia (ove è sito uno dei più grandi parchi archeologici delle Marche) e Ripe San Ginesio, borghi marchigiani che il Piano Olivetti e altre iniziative intendono rivitalizzare, assume dunque una valenza simbolica legata alla rinascita culturale dei territori interni, ormai sempre più disabitati e che il ministro intende ripopolare anche grazie a iniziative promosse con i fondi del Pnrr. Tema, questo, che Giuli offre come volata per Acquaroli in vista delle prossime regionali, ma al tempo stesso propone come omaggio alla terra dei propri ricordi d’infanzia con al petto un simbolo di fertilità e di nuovo ciclo vitale.



