Fare politica è un po’ come suonare la batteria. Bisogna averci il metronomo in corpo e marcare gli accenti come da spartito. Ma se sbagli uno stacchetto, mandi a monte tutto. Perché diciamo questo? Perché Salvini non poteva scegliere tempo peggiore per siglare l’alleanza per le politiche del 2027 con quel “terùn” e democristiano di Totò Cuffaro, adesso ai domiciliari con le accuse di associazione a delinquere, corruzione e turbativa d’asta, ma già nel 2011 condannato a sette anni per favoreggiamento alla mafia per poi, una volta tornato in libertà, fondare la nuova Democrazia Cristiana siciliana e riprendere a tessere reti clientelari, dato che le nuove accuse riguardano appalti nella sanità, consorzi e bonifiche. Poi vabbé, non è stato Salvini in persona a siglare l’accordo il 6 ottobre 2025, a Ribera, tra cannoli e cassatine, bensì Luca Sammartino già assessore all’Agricoltura e vice presidente della Regione Sicilia, in presenza di quel simpaticone dell’ottimo Claudio Durigon. Però difficile credere che, come si borbotta adesso dalle parti del Carroccio, non si trattasse sin dall’inizio di un’alleanza politica. Anzi, era qualcosa di più, era “amicizia”. Sammartino poi, va ricordato che è, anzi, a questo punto era, il leghista più importante in tutta la Sicilia. Colui che ha portato la Lega di Matteo Salvini in Trinacria a percentuali importanti con ben 20mila preferenze personali, oggi accusato di associazione a delinquere e turbativa d’asta. Begli amici sti polentoni eh?
E pensare che dopo tutto questo litigare tra Cuffaro e Sammartino, la “Festa dell’amicizia” avrebbe dovuto segnare la fine delle turbolenze, ma era solo la quiete prima della tempesta, perché le tempeste arrivano sempre da lontano. Già a fine febbraio 2024 Cuffaro e Sammartino si scontravano attorno alla spartizione delle nomine nel Consorzio di Bonifica della Sicilia Occidentale diretto da Giuseppe Tomasino e uomo di Cuffaro. In ballo affidamenti milionari su irrigazione, dighe, agricoltura. Dal 2017 Tomasino aveva rinunciato a presiedere le commissioni di gara che assegnano gli appalti, seppure da statuto gli spettasse farlo, al fine di permettere la nomina di componenti di gara compiacenti a Cuffaro e pilotare gare di evidenza pubblica. E pensare che Schifani in tutto questo, governatore forzista dal 2022, ha commentato da Bruxelles di essere amareggiato, ma fiducioso nella magistratura. Un modo diverso per non mettere la testa sotto la sabbia a mo’ di struzzo, nella speranza che il suo governo, composto da una coalizione di Lega, Forza Italia, Fdi e appunto, Democrazia Cristiana targata Totò Cuffaro, non imploda sotto il peso di questa disgrazia. Il deputato La Vardera, nel frattempo domanda le dimissioni del vero presidente della regione Sicilia, ovvero Totò Cuffaro, ironizzando. La Lega, invece ha subito preso le distanze da Cuffaro e dal suo partito. I dirigenti leghisti hanno dichiarato che una federazione con la Dc non è più in discussione. Certamente questo non farà bene alla Lega, che ad ogni modo, pare strano nel suo ambiente non si sapesse nulla di tutto questo, dato che le intercettazioni tra Cuffaro e Sammartino risalgono addirittura al 2023.
E Sammartino non è proprio l’ultimo degli scappati di casa, bensì. E quindi anche qui la Lega si è comportata, come si è già scritto su queste colonne, pari ad un marito che ha l’amante e se ne vergogna. Rinnegare addirittura suona bizzarro, perché non è la mossa di un partito prudente, ma quella di un partito spaventato dal consenso nel continente e adesso che sta per essere travolta dall’ennesimo scandalo. E’ una questione di sopravvivenza. Cuffaro cola a picco e la Lega pure ne risentirà pesantemente. Salvini primo fra tutti, al centro del fuoco incrociato tra chi lo accusa di aver tirato dentro Vannacci e chi invece recrimina il suo rebranding verso il sud di un partito nato al nord con intenzioni secessioniste. Pensate che imbarazzo leggere sui giornali che il buon Cuffaro, insieme ai suoi, si stavano già attivando per sfruttare le potenzialità occupazionali “e finanche di finanziamento della nuova Dc dall’annunciato inizio dei lavori” del Ponte sullo Stretto. Certo è che la sfiga, se di sfortuna si tratta, ci vede bene, ma soprattutto ha un formidabile senso del ritmo.