Jean-Luc Mélenchon ha tenuto duro e ha vinto le elezioni francesi al secondo turno. È arrivato primo ma per fare un governo dovrà mettersi d’accordo con Emmanuel Macron e sembra proprio che la voglia sia zero. Lo dice in modo chiaro e durissimo appena viste le proiezioni domenica 7 luglio, di sera. Non ci dorme neanche su: dopo sette anni di opposizione a Macron ora il governo gli spetta di diritto. A lui e all’alleato socialista Raphael Glucksmann, figlio del nouveaux philosophe André, che tuttavia non ha ancora detto nulla sulla possibilità di scaricare il compagno per unirsi a Macron e formare lui il governo. Per ora, comunque, si parla solo del primo e troppo poco del secondo. Sembra che a vincere sia stato solo Mélenchon. Ma di chi stiamo parlando? Davvero è l’alternativa migliore al presunto fascismo di Le Pen e Bardella? Forse non avete capito chi è. Jean-Luc Mélenchon, comunista internazionalista, ammiratore di Fidel Castro, il leader che mandava ai lavori forzati nei campi gli omosessuali, euroscettico (proprio come Le Pen), filocinese, filorusso, e sostenitore di Nicolas Maduro, il dittatore venezuelano accusato di aver silenziato i dissidenti non sono con i magistrati ma con le forze di polizia attraverso torture e violenze sessuali, non è esattamente un sostenitore dell’Occidente, nonostante sia da tempo parte di una realtà che dovrebbe invece pensare al bene del Paese: la massoneria.
Mélenechon è un massone, anche se non se ne parla da un po’. A confermalo è stato lui, in una sua biografia uscita nel 2012, Mèlenechon il Plebeo. Fa parte del Grande Oriente di Francia dal 1983. Lui, trotskista, ha seguito le orme del padre, anche lui massone e spiega: “Non capisco la visione trotskiana della Massoneria, cioè una macchina per corrompere la classe operaia, ma vedo il contrario: il luogo dove è conservato il filo d'oro. Dove è la nostra storia. Tempi profondi”. Alla faccia del Plebeo. La sua visione politica è più quella di un illuminato, forse anche di un visionario. Quando spiega quale sia il suo obiettivo politico ci va leggero: “Il mio programma è semplice: voglio sradicare la miseria dalla società e voglio che siano le classi più agiate a dare il contributo maggiore”. L’aspirazione da massone c’è, ma forse a mancargli è il carattere. Infatti, nel 2018, Mélenchon è finito “sotto processo” proprio al Grande Oriente, per via di alcuni comportamenti considerati irrispettosi nei confronti delle istituzioni. Il leader di La France Insoumise, infatti, era indagato per resistenza a pubblico ufficiale e atti intimidatori dopo essere impazzito con i magistrati, le autorità e i giornalisti per una ispezione nel centro del suo partito. Dopo gli eventi, per paura che la notizia si riversasse sull’ordine, circa quaranta membri dell’Obbedienza chiesero all’esecutivo del Grande Oriente di Francia di valutare “il caso Mélenchon”. Processo a porte chiuse che il diretto interessato, però, non commenterà mai in pubblico.