Uno degli ultimi titoli realizzati dal Fatto Quotidiano, in cui veniva dato un calorosissimo bentornato a Chico Forti scrivendo “benvenuto assassino”, non può che riportare alla mente celebri titoli del quotidiano Libero fondato da Vittorio Feltri. Oggetto di discussione, anche in tribunale, è stato un titolo ai danni dell’allora sindaco di Roma Virginia Raggi, in cui il direttorissimo aveva titolato “Patata bollente”. E come lo aveva commentato Marco Travaglio? In un editoriale dell’11 febbraio 2017, l’attacco del suo pezzo era: “C’è qualcosa di peggio del titolo di quel ribaldo provocatore che è Vittorio Feltri su Virginia Raggi? Sì, c’è: l’ipocrisia di quasi tutta la stampa che da settimane scrive con frasette allusive e ammiccanti le stesse cose che Feltri ieri ha tradotto in quel titolo da trivio”. Prima si accusa un collega, poi lo si "copia" con un titolo forse non tacciabile di volgarità, ma sicuramente almeno altrettanto duro e discutibile (per quanto anch'esso, a rigore, inattaccabile sul piano del contenuto)?
Sul Nove, nel format Accordi e Disaccordi, condotto da Luca Sommi e prodotto da Loft Produzioni, sempre all’interno di Seif (Società editoriale il fatto), c’è una rubrica interamente dedicata a Feltri, dal nome “Lettere di Vittorio Feltri”. Spesso alla presenza di Marco Travaglio, il fondatore di Libero e oggi direttore editoriale di Il Giornale, risponde a domande che arrivano dal pubblico. In una domanda, circa cinque mesi fa, quando gli è stato chiesto, che cosa ne pensasse del direttore de Il Fatto Quotidiano, Feltri ha risposto: “Lo conosco da molti anni e ho sempre apprezzato la sua prosa, molto brillante e che in qualche circostanza gli invidio. Ci sono delle posizioni che lui ha assunto sulle quali magari non mi trovo d'accordo, ma quando giudico un collega non guardo a queste sciocchezze sulle posizioni, quanto piuttosto al risultato e io gli articoli di Travaglio me li bevo tutte le mattine, mi piacciono e lui sa tutto questo”.
Ma anche Travaglio, di recente, nel medesimo format televisivo, ha risposto a una domanda su Feltri, in cui gli si chiedeva se gli piacesse Feltri anche quando chiamava “Littorio Feltri”: “Io, come Feltri, amo le battutacce. Quindi, rivendico ci mancherebbe altro e penso che anche lui sia divertito. Anche lui mi ha preso in giro più volte e la polemica giornalistica o la fai bene oppure non la fai: oggi ci si scandalizza perché i giornalisti polemizzano tra di loro, ma il bello del nostro mestiere è proprio quello, un po’ di pepe, altrimenti sai che noia”. E su questo ci troviamo perfettamente d'accordo con il direttore Marco Travaglio, ma quindi Travaglio è diventato Feltri ed era sbagliato attaccare prima il direttore? O è sbagliato imitarlo di fatto adesso? E perché se l'è presa così tanto per le critiche ricevute da fare un editoriale in cui puntualizza la propria posizione su Chico Forti? Tanto da fare un elenco puntato come fanno le donne (o gli uomini, altrimenti le femministe insorgono) quando vanno a fare la spesa?
Ebbene, con quel titolo, e con gli ammiccamenti e sorrisi reciproci tra lui e il direttore Feltri, sembra quasi che Travaglio si sia “feltrizzato”, e sembra proprio che non gli dispiaccia. C'è un però. Se non c'è un problema nel titolo “Benvenuto assassino”, perché nell’editoriale del 21 maggio 2024 il direttore ha difeso la sua posizione personale e non quella dell’intero giornale? Come negare il fatto che l’argomento Chico Forti sia stato trattato in modo del tutto diverso ai tempi del ministro degli Esteri Luigi Di Maio? E che lo stesso Andrea Scanzi, firma di punta del Fatto avesse parlato con toni diversi dell’”assassino”? E ci sarebbe da scommettere che, nel caso in cui il ritorno di Forti fosse avvenuto con un governo a 5 Stelle, il titolo sarebbe stato molto diverso.
Nella diretta del 23 dicembre 2020, Scanzi, in una live su YouTube con dietro il panel del giornale ha detto: “Quante belle notizie da un punto di vista politico avete ricevuto dall’inizio dell’anno? Secondo me poche ed è per questo che io, quando mezz’ora fa ho letto la notizia della liberazione di Chico Forti ho avuto quella sensazione di ‘ohhhhh finalmente’. Poi, per carità, io ho detto erroneamente liberazione, ma diciamo che tornerà in Italia, che è già una grande notizia”. Quindi per una delle firme con maggior successo del Fatto Quotidiano, con alle spalle il logo del proprio giornale, da lui diretto, è una bellissima notizia il ritorno di un “assassino”? E lei come mai Travaglio non ha titolato: “Di Maio sta riportando in Italia un assassino” all’epoca? O come mai non lo ha fatto chi se ne è occupato? Si sa che in tempi di campagna elettorale, essendo prossime le elezioni europee, le cartucce si giocano tutte. Ma sembrava più una rosicata, per dirlo alla romana, che una presa di posizione, solo perché chi ha riportato in Italia Chico Forti si chiama Giorgia Meloni e non qualcuno che al Fatto piace di più.