Chico Forti è arrivato nel carcere di Verona, dopo aver passato la notte nella casa circondariale di Rebibbia, e dopo essere tornato nel suo Paese dopo 25 anni di prigionia a Miami con l’accusa di omicidio. Ma come mai proprio lui è stato ritenuto colpevole di aver ammazzato Dave Pike? Le prove per dargli addirittura l’ergastolo c’erano? Sono molti a ritenere verosimile (se non certa) la sua innocenza, e tra questi c’è il deputato Mauro Ottobre, che fin dall'inizio e poi al fianco di Giorgia Meloni si è battuto per il rientro in Italia di Chico. Ma come mai la scelta dell’avvocato difensore Tacopina? Scelta non condivisa nemmeno dalla nota criminologa Roberta Bruzzone. Che decisioni ha preso Chico? E ora che percorso legale (e di vita) ha davanti a sé? Ottobre risponde a diversi interrogativi, per poi scagliarsi sia contro Il Fatto Quotidiano che contro Selvaggia Lucarelli dopo la prima pagina "Bentornato assassino".
Mauro, cosa ha provato nel vedere Chico Forti tornare in Italia?
Una grande emozione, difficile da spiegare. Solo chi è stato in carcere a trovare Chico riesce a capire cosa significa vederlo in Italia. Le carceri americane sono durissime. Nei prossimi mesi andrò a trovarlo, prima hanno diritto i suoi familiari. Ha subìto un processo molto veloce e senza prove certe.
In che condizioni era lui li?
Lui era forte e pieno di speranza, aveva sviluppato una capacità psichica che lo rendeva libero nella sua mente. Mi ha raccontato delle scene allucinanti. Bande interne di afroamericani/latini che per pochi dollari ammazzavano qualcuno. Una volta hanno trovato un cadavere fatto morire sotto l'acqua calda e per quel caso ci fu un’inchiesta sul direttore. L'alimentazione non era delle migliori e mancavano la frutta e la verdura, anche se avrebbero potuto coltivarla visto l'enorme tenuta di terra che circondava la prigione. Una volta ci portai i miei figli, furono scioccati.
In che cosa avrebbe sbagliato l'avvocato di Forti, Tacopina? Lei non è mai stato d’accordo con la sua linea.
Tacopina aveva promesso davanti a un folto pubblico in una serata organizzata da me a Riva del Garda e all’allora viceministro degli esteri Mario Giro, Roberta Bruzzone e altri, che aveva tutto il materiale necessario per presentare una mozione di revisione del processo e che era certo della sua innocenza. Stiamo parlando di ottobre 2016. Tale mozione non è mai stata presentata.
Come mai?
Chico aveva voluto Tacopina per la sua popolarità che a mio parere non è servita a molto. Ogni incontro istituzionale avvenuto con il governo italiano alla mia presenza e dell'avvocato Tacopina la risposta era sempre la stessa: “Lo stato italiano affiancherà Chico Forti nel momento in cui verrà chiesta la mozione della revisione del processo”. Questo voleva fortemente Chico. In una mia visita del 2018 in carcere avevo chiesto a Chico di chiedere il trasferimento perché non credevo più nell'ipotesi della mozione a firma di Tacopina. Ebbi un duro confronto per Chico ma lo feci per il suo bene. Se mi avesse ascoltato sarebbe in Italia già da quattro anni.
E ora come potrebbe cambiare la sua situazione?
Ora si potrebbe fare un tentativo giudiziario attraverso la Corte d'Appello di Trieste, il tribunale competente in quanto la condanna è stata recepita dalla Corte d'appello di Trento. E si potrebbe chiedere la revisione, in quanto vi sono centinaia di prove dell'innocenza di Chico. Vi è una testimonianza che individua il vero assassino che non è Chico.
A proposito della Bruzzone, come mai non è stata ascoltata allora?
La Bruzzone spero che venga sentita dalla nostra magistratura. Se fosse stata presentata la mozione, gran parte del materiale raccolto, su indicazione di Chico, è della Bruzzone. Lei aveva lavorato per fare la mozione di revisione del processo in America, ma anche in Italia potrebbe essere il teste, perché lei ha raccolto la testimonianza di una persona che dice chi sa chi è il soggetto che realmente ha commesso l'omicidio.
Lei come se ne è occupato?
Da parlamentare trentino appena arrivato a Roma mi ero subito attivato presentando una mozione votata all'unanimità dal parlamento, era la prima volta che la Camera trattava un caso di un detenuto italiano all'estero. Diversi incontri nei vari ministeri, lettere, avevo fatto fare mozioni in diversi comuni italiani tutte notificate alla ambasciata americana e al nostro presidente della Repubblica, mozioni di consigli regionali, di tutto. Incontri in carcere da Chico e ci andavo, oltre che per vederlo, perché così lo trattavano un pochino meglio. Nella nostra ambasciata a Washington, insieme all'ambasciatore, avevamo incontrato Fhilip Muse avvocato americano di un’associazione di volontariato che trattava casi di mala giustizia americana con diversi successi di scarcerazione di cittadini innocenti. Ricordo una domanda schietta del nostro ambasciatore: “Lei che interessi ha nel caso Chico Forti?”. Lui rispose: “Nessuna, semplicemente mi vergogno di essere americano perché ho studiato tutta la documentazione e non vi è una solo prova che lui sia colpevole.
Quale è stato il fattore scatenante che ha visto in Chico l’assassino?
Tutto nasce dal famoso documentario che Chico aveva fatto sulla morte di Versace: “Il sorriso della Medusa". La criminologa Roberta Bruzzone ha fatto un bellissimo libro, Il grande abbaglio, pubblicando prove concrete con foto e testimonianze che dicono che Chico aveva scoperto la verità sulla morte del noto stilista italiano. La polizia americana non l’ha prese bene evidentemente. Quello che mi dispiace in questa vicenda è che Chico alla fine ha dovuto dichiarare di accettare la sentenza per poter ritornare in Italia a scontare la pena in Italia, mentre lui nei sei anni in cui l'ho seguito mi chiedeva di fare di tutto per la revisione del processo. L’Italia, attraverso i vari ministeri, in quel caso si sarebbe messa al suo fianco. Un grande merito va ad Andrea Boccelli, a sua moglie Veronica e a Marco Mazzoli che hanno fatto di tutto per tener alto la pressione mediatica. Giorgia Meloni, da me sempre informata negli anni scorsi, ha mantenuto la parola e ha messo in pratica le azioni diplomatiche in prima persona, senza delegare a nessuno. Lo scoglio era il Governatore della Florida Desantis che non voleva firmare l'autorizzazione del trasferimento.
Selvaggia Lucarelli in un post su Instagram ha detto, in riferimento a Giorgia Meloni: “A Cutro no, ma ad accogliere un assassino che ha ucciso con spietatezza un uomo e che tra l'altro torna in Italia per tornare comunque in carcere, si". E anche il suo pezzo sul Fatto Quotidiano è stato pesantissimo, con tanto di paragone con Rosa e Olindo. Cosa ne pensa?
Credo che Selvaggia Lucarelli debba prima leggere la sentenza americana in cui si dice che “questa corte non ha le prove” in un processo veloce e pieno di errori. Poi dovrà chiedere scusa. E comunque la Lucarelli se ne faccia una ragione, perché Giorgia Meloni ha fatto una promessa prima di essere eletta. Quando è diventata Presidente del Consiglio ha portato avanti l'impegno preso con la famiglia di Chico Forti e con tutti coloro che tenevano fortemente a questo caso.
Il Fatto quotidiano ha titolato "Benvenuto assassino".
Il giornale il Fatto quando se ne occupava il ministro cinquestelle Di Maio scriveva altri titoli. Meglio che io non mi esprima. Sono indecenti.