Come si suol dire, a Vito Mancuso non glielo ha mica ordinato il medico di essere cattolico. Da tempo appassionato, con la competenza di un teologo e in cuore la terza missione del docente universitario, al cristianesimo alternativo e un po’ new age, à la Matthew Fox, critico (anche quando morì) di Benedetto XVI, colpevole di essere stato troppo teologo, troppo pontefice, troppo Prefetto per la Dottrina della fede e, in definitiva, troppo fedele a quel principio che fu l’ermeneutica della continuità, che è poi anche un principio di umiltà epistemica molto più onesto di quello che in molti, lui compreso, pretenderebbero (e cioè di avere una Chiesa “fluida”, o, meglio, liquida). Ora neanche il nuovo Papa, Leone XIV, va bene e viene bocciato alla sua prima omelia. Prima esempio della complexio oppositorum spiega Mancuso, suggestionato dalle sue origini e dalla sua carriera (origini europee e natali nord americani, poi la missione in Perù). Poi troppo conservatore e reazionario – forse voleva dire troppo agostiniano? – perché severissimo con le nuove forme di idolatria, spiritualmente smunta e culturalmente scarna, hippie appunto, leggera, all’acqua di fiori, molto chiaro e per nulla retorico, tanto da definire chi non crede in Gesù ma lo ha in simpatia e lo considera un brav’uomo, un buon esempio, “ateo di fatto”.
Mancuso si chiede: “Ma davvero chi nega la natura divina di Gesù o la valuta diversamente dal dogma cristiano vive un ‘ateismo di fatto’? Io penso proprio di no”. E pensa male. Il cattolicesimo si fonda sul fatto (non sull’opinione) che Gesù sia inscindibilmente vero Dio e vero uomo (Catechismo della Chiesa cattolica, 464-467 e 469). Il Papa cosa dovrebbe dire? Si ripeta, nessuno obbliga Mancuso o altri a essere cristiani o credenti se non vogliono credere. Certo, negare la natura divina di Cristo non è ateismo per l’Islam o l’Ebraismo, che appunto sono altre religioni, né per l’arianesimo, che infatti venne giudicata un’eresia. Ma per capire l’omelia di Leone XIV forse aiuterebbe comprendere il contesto, neanche così difficile da intuire: parliamo del primo discorso durante una messa del neoeletto capo della Chiesa cattolica. È evidente che il suo punto di vista sia quello della Chiesa cattolica, dove l’ateismo è chiaramente la negazione di Dio e della trinità divina (tre persone un solo Dio). Certo che, in senso lato, potremmo non parlare di ateismo di fatto per un islamico o un ebreo. Ma quel che Leone XIV stava attaccando era l’atteggiamento naïve di chi dice: non sono religioso ma ho una mia spiritualità, non credo in Dio ma Gesù era una bravissima persona. Ma se apprezzi Gesù come Martin Luther King allora sei probabilmente una brava persona anche tu, non una persona credente, almeno in senso cattolico.
Per il resto è tutto vero, indubbiamente, dalla fede atipica di Newton alle critiche alla rigidità che Prevost ha avuto nel dire che senza fede, in sostanza, ci si rovina. Ma pretendere dal Papa che non faccia il Papa, o che lo faccia un po’ di meno, o che sia apertamente anticattolico, e che lo faccia due giorni dopo l’elezione, non è come cercare uno zoppo in una gara podistica? E poi cercarlo tra gli agostiniani, rigidissimi nel concepire l’amore legato alla verità (e non l’amore come sentimento di empatia e simpatica verso il mondo), e dunque, per un cattolico, alla verità della natura divina di Gesù, è veramente una follia. Forse forse, pure un’eresia.
