C’era una volta una dinastia. Ora, secondo Mario Giordano nel suo libro Dinasty – Dagli Agnelli ai Del Vecchio, dai Benedetti: il crollo delle dinastie dei potenti (Rizzoli). ci sarebbero solo “miserie e macerie”. Laddove regnavano “casa Agnelli e il sovrano Avvocato, principe dello charme e signore dell’eleganza”, ora sarebbero rimasti solo “eredi che si rotolano nel fango”, tra “madri contro figli, figli contro madri, violenze domestiche rinfacciate sulla pubblica piazza, evasioni fiscali, soldi nascosti, quadri e ville contesi a suon di menzogne”.
Giordano scrive: “Se quel re avesse davvero classe e stile, se davvero fosse stato maestro ed esempio, come raccontavano, ebbene allora non avrebbe lasciato dietro di sé questo infinito strascico di querele, rancori e bile in cui affonda ogni giorno di più la sua famiglia”.
Dagli Agnelli ai tribunali: le guerre ereditarie
Il 31 maggio 2024 John Elkann, nipote ed erede designato dell’Avvocato, ha rilasciato un’intervista ad Avvenire in cui ha dichiarato: “Insieme ai miei fratelli Lapo e Ginevra fin da piccoli abbiamo subito violenze fisiche e psicologiche da parte di nostra madre.” Il 19 dicembre 2024, parlando con Le Point, avrebbe ribadito le accuse: “Mia madre è una persona naturalmente violenta”. Margherita Agnelli nel frattempo lo aveva denunciato, facendo partire un’indagine che ha portato, il 20 settembre 2024, al sequestro di 74,8 milioni di euro da parte della Procura di Torino.
Secondo Giordano, i magistrati avrebbero scritto che i tre nipoti dell’Avvocato avrebbero mostrato “indubbia pervicacia nel conseguire ulteriore profitto”. Una formula che Giordano definisce quasi ironica: “Come è possibile che i rampolli d’oro non s’accontentino della fortuna che hanno avuto, che già non è poca? Eppure è così. Vogliono di più. Sempre di più. Lo vogliono con ‘indubbia pervicacia’. Lo vogliono a tutti i costi”.
Ma il capitolo più surreale, secondo l’autore, sarebbe il presunto vademecum della frode, una sorta di manuale operativo, secondo il giornalista e conduttore di Fuori dal Coro, per aggirare il fisco. Si tratterebbe di “istruzioni dettagliate” su come far risultare nonna Marella residente in Svizzera pur vivendo stabilmente in Italia e su come evitare le tasse di successione grazie a una serie di donazioni fittizie di gioielli e quadri. “Hanno stilato una lunga lista di feste comandate – Natale, Pasqua, battesimi, compleanni – in cui ognuno di loro avrebbe ricevuto uno di quei preziosissimi oggetti in dono. Tutto falso, dicono i magistrati,” scrive Giordano.
Il valore del tesoro? “170 milioni di euro, compreso un paio di orecchini Harry Winston in diamanti blu fantasia che da soli sono stati stimati 78 milioni di euro. Quelli se li è portati a casa Ginevra”.

Il patrimonio artistico: investimento o occultamento?
Secondo Giordano, il culto dell’arte tanto decantato dall’Avvocato sarebbe stato, forse, anche un metodo di gestione patrimoniale poco trasparente. “Il patrimonio di quadri lasciato dall’Avvocato, secondo quanto ricostruito dalla trasmissione Report del 15 ottobre 2023, è di 636 capolavori, per un valore di oltre un miliardo di euro”.
Molte delle opere – tra cui capolavori di Monet, Picasso, De Chirico, Canova, Bacon – sarebbero state intestate a una società straniera e passaportate, ovvero rese esportabili in qualsiasi momento senza particolari vincoli fiscali. E poi ci sarebbero i quadri scomparsi: “Di 39 opere si sono perse le tracce: fra queste un Modigliani, un Rodin, due Picasso, un Monet, un De Chirico e due Bacon.”
Secondo Giordano, si potrebbe dunque pensare che la passione per l’arte fosse anche “un sistema per investire denaro in modo, diciamo così, sicuro e poco visibile”.
Il tramonto di un mito
Secondo Giordano, la figura dell’Avvocato sarebbe stata costruita da decenni di narrazione agiografica. Il Corriere della Sera, nel giorno della sua morte nel 2003, scriveva: “Si diceva che sapesse miscelare champagne con un ottimo nebbiolo. Anche per questo ci mancherà”,
Giordano ricorda che Enzo Biagi lo aveva definito “l’unico sovrano che regna su una città dopo i Medici, gli Sforza, i Gonzaga e i Savoia” e che lo stesso Avvocato veniva descritto come “bello, capace, potente, elegante, regnante, romantico, energico, fantastico e superfantastico”.
Ma oggi, secondo l’autore del libro per Rizzoli, emergerebbero anche altre verità: “Ora, però, dal polverone giudiziario alzatosi dopo la sua morte, è emerso chiaramente che quel numero 1, più che miscelare nebbiolo e champagne, miscelava capitali all’estero e fondi off shore”.
Uno dei suoi gestori finanziari, Siegfried Maron, avrebbe presentato un elenco di società del Liechtenstein dove sarebbero stati custoditi 600 milioni di euro. Ma per la figlia Margherita, la cifra potrebbe essere molto più alta: L’Espresso (21 ottobre 2024) calcola almeno “2 miliardi di euro, concentrati soprattutto in due trust alle Bahamas (The Providenza e The Providenza II)”.
Anche l’Avvocato, dunque, secondo Giordano, potrebbe aver praticato l’arte del nascondere, con “tesoretti sparsi alle Isole Vergini, a Hong Kong e a Singapore”.

Cosa resta degli Agnelli?
L’Avvocato è stato “celebrato come un santo” il giorno della sua morte, ricorda Giordano, con centomila persone in fila per rendergli omaggio. Ma oggi il suo nome, che un tempo “veniva sussurrato con rispetto”, riecheggia nei tribunali.
Il mito è finito? Per Giordano, la parabola si sarebbe chiusa con il trionfo della realtà sulla leggenda: “Tutte scelte dettate solo dall’amore per l’arte? E dall’amore per lo stile? Solo savoir faire? Davvero?”
E il futuro della dinastia? Con una madre che denuncia il figlio per evasione e un figlio che accusa la madre di maltrattamenti, secondo Giordano il futuro potrebbe essere scritto nei tribunali, più che nelle stanze dei consigli di amministrazione.
