Ma il presidente degli Stati Uniti, il volto della prima potenza mondiale, il deus ex machina degli affari americani, è davvero Donald Trump? Viene da chiederselo dopo aver assistito al singolare dissing tra Elon Musk e Sergio Mattarella. Con il primo che su X, come un normale cittadino qualunque, cinguetta opinioni dissacranti sull'Italia, sui giudici italiani che “se ne devono andare” perché hanno deciso di non convalidare i fermi degli stranieri nei centri in Albania, e il secondo a replicare, indirettamente, che “l'Italia sa badare a se stessa nel rispetto della sua Costituzione”. Ora, al di là del semplice contenuto del dibattito – che ruota attorno ai migranti, alle norme europee e ai centri di accoglienza albanesi – e del dare ragione all'una o all'altra campana (a chi vorrebbe trasferire in Albania quanti più migranti possibili oppure a chi considera tale pratica un abominio legislativo), viene davvero da chiedersi per quale motivo il Presidente della Repubblica Italiana abbia perso tempo a replicare – pur senza nominarlo esplicitamente – a Musk. Non a Trump o Joe Biden. A Musk, ripetiamolo.
Dicevamo: Mattarella ha risposto a Musk, fino a qualche settimana fa un privato cittadino statunitense, ricchissimo, amicissimo di Trump, e suo grande estimatore (oltre che donatore). La più alta carica dell'Italia, per dirla in altri termini, ha risposto al patron di Tesla e di Starlink, all'uomo che sogna di portare l'umanità nello Spazio e di infilare qualche chip nel cervello per curare chi soffre di deficit motori. Ha risposto a lui, e non al presidente in carica degli Stati Uniti, Biden, o al suo successore, Trump. Per quale motivo un profilo taciturno come quello del Presidente della Repubblica Italiana, ancor più se incarnato dal pacato Mattarella, avrebbe mai dovuto dedicare concetti, frasi e parole a un oligarca a Stelle e Strisce? Non è che hanno ragione i complottisti, quelli secondo cui il vero potere, oggi, non sarebbe più nelle mani dei politici ma in quelle di chi, da dietro le quinte, si diletterebbe in altri affari – ben più strategici della politica nuda e cruda – manovrando i leader di turno? A ben vedere, con il comunicato piccato del Quirinale, Mattarella ha sostanzialmente avvalorato, o meglio ufficializzato, questa tesi.
Quando un presidente risponde a un privato cittadino, significa che quest'ultimo ha qualcosa in più rispetto alla comune massa. Nel caso di Musk, stiamo parlando di un personaggio che naviga nell'oro, che “controlla” lo Spazio con i suoi razzi, che ha dato il via ai veicoli elettrici, che sogna di stravolgere l'umanità con trovate più o meno fantascientifiche. Ma parliamo anche di un profilo messo da Trump a capo di un nuovo ente con compiti di consulenza riguardo al taglio delle spese delle agenzie federali: il Dipartimento per l’efficienza del governo (acronimo: DOGE). Non bastano, tuttavia, questi titoli per arrivare allo stesso livello di un capo di Stato. E allora non resta che prendere in prestito – in attesa di spiegazioni più convincenti – la tesi dei complottisti. Nel XXI secolo leader, politici e capi di Stato contano quanto – se non meno – dei padroni delle Big Tech. Il potere è davvero racchiuso nelle teste e nei portafogli degli Elon Musk e Jeff Bezos di turno? Forse sì, forse no. Intanto, però, i cinguettii di Musk hanno scomodato Mattarella. Che, in passato, non aveva mai alimentato beef di alcun tipo con i suoi omologhi sparsi per il mondo. Neppure per le questioni più spinose.