Se non è un nuovo Me Too poco ci manca. Non solo per le denunce (per ora via social o a mezzo stampa), ma anche per un clima di omertà, parole dette e non dette e nomi fatti a mezza bocca che fa capire quale sia il clima teso all’interno dell’ambiente. Ma nello scandalo che ha coinvolto le agenzie pubblicitarie italiane c’è un nuovo capitolo – che prosegue una tradizione già avviata – e cioè quello delle auto-interviste per segnalare qual è la situazione nella quale sarebbero costretti a lavorare i dipendenti, in particolare le donne. Dopo l’intervista pubblicata su Facebook da tal Monica Rossi (nome di fantasia), dove il pubblicitario di lungo corso Massimo Guastini accusava il collega Pasquale Diaferia di essere “un molestatore e abusatore seriale di giovani e meno giovani colleghe pubblicitarie o tirocinanti” (ma non è noto che sia stato raggiunto da querele o si trovi indagato), alla redazione di MOW è arrivata in queste ore un’altra auto-intervista realizzata, a quanto segnalato nella missiva, da uno che lavora nel settore da anni e sembra conoscerlo molto bene. E mentre su Instagram i post di Tania (della quale si conosce solamente l’alias social “Taniume”) sta raccogliendo commenti e testimonianze delle presunte molestie da parte di altri dipendenti nel settore dell’adv, pubblichiamo integralmente questa segnalazione arrivata a noi in forma anonima. Ne emerge lo spaccato “uno zoo” con manager e titolari che su certi comportamenti “hanno sempre lasciato correre”, dove è facile “subire il fascino del superiore” in un ambiente di lavoro che, a causa del continuo “stato di emergenza”, alla fine accetta “i tipi di violenza (verbale, psicologica)” che secondo questa ricostruzione “non hanno limiti né confini”.
Lei lavora nel campo della comunicazione?
Esatto, lavoro in questo campo da un po' di anni ed ho avuto occasione di lavorare con molte agenzie nazionali ed internazionali.
Leggendo tutte le testimonianze che si trovano online in questi giorni, lei ci si ritrova?
Assolutamente, sono situazioni ben conosciute dalle agenzie. Che semplicemente, chi più chi meno, hanno sempre lasciato "correre".
Ma come è possibile secondo lei?
Vede, io credo che questa situazione sia endemica nelle agenzie perché per loro natura, da sempre, quella tipologia di ambiente di lavoro è uno zoo. Da una parte ci sono le figure manageriali, spronate a produrre sempre più profitto, dall'altra le figure operative (creative o tecniche) perennemente sfruttate. Questo perché tutto si regge sull'essere sottostaffati, altrimenti il business oggi non è sostenibile. Questo ha fatto si che si creino ambienti di lavoro molto stressanti, nei quali per contro si formano relazioni fortissime (perché resta poco tempo per le amicizie "fuori"), l'agenzia diventa la tua famiglia e all'interno si instaurano dinamiche che non tengono praticamente mai conto di alcun tipo di "formalità", educazione, regole di buon costume, rispetto per la persona umana, forse si pensa che, data la situazione di perenne emergenza, tutto sia permesso, non ci si debba attenere a nessun convenevole, siamo animali nella stessa gabbia.
Scusi ma questo anche oggi, nel 2023?
Assolutamente. Sia chiaro, praticamente ogni agenzia ha un codice etico, ma devo dirle che davvero raramente ho visto prendere provvedimenti disciplinari per eventuali infrazioni ai vari codici di condotta. Il codice etico esiste perché oggi non si può non averlo, ma da lì a farlo rispettare c'è un abisso.
Sta rimanendo un po' vago, può essere più specifico?
Prendiamo ad esempio le chat. Esistono praticamente in ogni agenzia. A volte sono chat create appositamente, in altri casi i commenti o i contenuti circolano sulle chat dei vari dipartimenti (Account, PM, Sviluppatori, etc), altre volte ancora nei tool aziendali che sono praticamente tutti muniti della funzione chat. E quando non esistono, questi discorsi o apprezzamenti si fanno di persona, alle pause caffè, ai calcetti, nei viaggi di lavoro.
Lei ha fatto mai parte di questi gruppi?
No, ma devo dirle sinceramente che se ne avessi fatto parte non me ne sarei stupito anche se non avrei partecipato alla discussione, perché i membri sono persone "normali", sono i tuoi colleghi della scrivania accanto, quelli che fanno la notte con te per consegnare il progetto in tempo. Quindi gli concedi inconsciamente tutto.
Ci può raccontare qualche episodio?
Tutto quello che viene raccontato in questi giorni è da sempre ordinaria amministrazione. Purtroppo c'è da dire che molte volte i ragazzi e le ragazze che arrivano nella grande agenzia pieni di sogni nel cassetto, vengono vessati o ingannati ed è ancora molto molto semplice subire il fascino del "superiore", pensi che da lui tu possa trarre insegnamenti che ti renderanno la vita più facile e ti arricchiranno, ma il più delle volte così non è, e queste persone si approfittano della loro posizione di potere, senza alcun ritegno. Perché per assurdo pare che si pensi che al limite, se il malcapitato/a rifiuta le avances basta chiedere scusa.
Lei ha subito qualche tipo di violenza?
Non dal punto di vista dell'approccio fisico, ma i tipi di violenza (verbale, psicologica) in agenzia non hanno limiti né confini.
C'è qualche episodio in particolare che in questi anni le è rimasto impresso?
Quando in agenzia stavamo aspettando un cliente importante dall'estero che aveva espressamente richiesto compagnia per la sera e ci venne chiesto di trovargli una escort. Oppure quando ci venne detto che anche se una collega a nostro avviso non era adatta al suo ruolo, dovevamo "farcela andare bene" perché aveva un rapporto particolare (consenziente) con un importante dirigente interno. O ancora quando, in occasione di una importante presentazione di gara, fu deciso di portare con noi alcune colleghe assolutamente slegate dal progetto ma che potevano impressionare il cliente in quanto "bone da paura" e le malcapitate accettarono pensando che poi sarebbero state integrate nel progetto, cosa chiaramente mai avvenuta. Le posso assicurare che la reazione da parte di tutti in queste situazioni era al massimo una risata. Le tralascio poi le situazioni che si verificano alle feste aziendali, perché il free drink è il tuo migliore avvocato difensore.
Come mai ha deciso di scrivere queste cose a noi?
Perché mi sembrate una situazione più indipendente, meno legata, spero, a vari giochi di potere. Questi tipi di rivolte purtroppo durano molto poco, ma sarebbe il caso che tutto il sistema si muovesse in modo deciso, con azioni precise e ben definite. Perché dietro ai racconti comici e stereotipati alla Walter Fontana o "Agenzia Stanca", ci sono quasi sempre situazioni assolutamente fuori controllo.
Come faccio a sapere che quello che mi sta raccontando è la verità?
Si deve fidare, ma stia sicuro che chiunque leggerà, se pubblicherete questa mia lettera, potrà confermare.