Dopo la fuga in avanti che ha spiazzato tutti, per Alberto Nagel e Mediobanca ora è tempo di difendere la posizione. L’offerta pubblica di scambio (ops) da oltre 6 miliardi di euro lanciata qualche settimana fa su Banca Generali ha fatto saltare il banco del risiko bancario, rimescolando le carte e mostrando i muscoli a Monte dei Paschi, che a sua volta aveva tentato la scalata a Piazzetta Cuccia. In più, la scelta di pagare l’acquisizione della banca giuliana con il 13 per cento della partecipazione nel leone triestino, di cui possiede la maggioranza dei soci del consiglio di amministrazione – 10 su 13 –, ha destato particolare attenzione. È per questo motivo che nein queste ore gli occhi e le orecchie di Mediobanca sono puntati su Palermo e Roma. Nel capoluogo siciliano, infatti, si è tenuto il consiglio di amministrazione con due dossier importanti: l’ops su Banca Generali e la definizione dei comitati interni di Generali, tra cui quello che dovrebbe pronunciarsi sul presunto conflitto di interessi relativo all’operazione. Nella capitale, invece, Alberto Nagel è andato per parlare con il governo, illustrando i dettagli dell’ops. Le reazioni romane potrebbero dire molto sul percorso che attende l’acquisizione annunciata dall’ad di Piazzetta Cuccia, che vuole evitare il fantasma del Golden Power che sembra aver già segato le gambe a Unicredit su Banco Bpm.

Nagel è sbarcato a Fiumicino alle 9 di mattina, atterrato da un volo di linea. Ad attenderlo a Palazzo Chigi, secondo quanto si apprendere e già anticipato negli scorsi giorni, è stato il capo di gabinetto del presidente del Consiglio, Gaetano Caputi. Secondo indiscrezioni riportate dal alcuni giornali, l’ad di Mediobanca non avrebbe ricevuto particolari soddisfazioni dopo aver illustrato il progetto con il quale Mediobanca diventerebbe un grande player del risparmio gestito, soprattutto per quando riguarda il cosiddetto wealth management, cioè i grandi capitali. Nel complesso, si è parlato di un atteggiamento “non ostile”. Diversamente era andata con l’alleanza stretta da Generali con i francesi di Natixis, un’operazione invisa al governo che temeva un’intromissione dall’estero sulla gestione del risparmio degli italiani: “In più – scrive Libero – il progetto targato Nagel potrebbe tagliare il cordone ombelicale fra Mediobanca e la compagnia assicurativa depotenziando così i motivi di scontro con gli azionisti privati, il gruppo Caltagirone e la Delfin degli eredi di Leonardo Del Vecchio”, che insieme detengono il 17 per cento. Sul piano del mercato, l’operazione sembra essere piaciuta: dall’annuncio dell’operazione, il titolo Mediobanca è cresciuto del 7,1 per cento e “ha allargato lo sconto con le azioni Mps al 9 per cento, rendendo l’attacco di Siena più complicato e costoso da portare a termine”, scrive La Repubblica.

Segnali di segno opposto potrebbero però arrivare dal cda di Generali, dove intanto si è lavorato per nominare i cinque comitati interni dopo il rinnovo del mandato alla presidenza del board per Philippe Donnet (ad) e il presidente Andrea Sironi. L’attenzione maggiore riguarda il Comitato per le parti correlate, che gioca una partita delicata nelle decisioni relative all’ops: è suo il ruolo di istruire la discussione sull’operazione che toccherà poi al cda, dove 10 consiglieri su 13 sono espressione della lista di Mediobanca, quindi in possibile conflitto di interesse. La scelta alla fine è ricaduta su Fabrizio Palermo, ex ad di Cassa depositi e prestiti e ora ad Acea, ma soprattutto uno dei tre consiglieri eletti nella lista avversaria del gruppo di Francesco Gaetano Caltagirone. Ed è proprio da qui che potrebbe, forse, ci si può aspettare un ulteriore e clamoroso colpo di scena. I soci Delfin e Caltagirone, quest’ultimo vicino al governo di Giorgia Meloni, vorrebbero poter decidere in assemblea se la vendita di Banca Generali, ricevendo in cambio azioni Generali, sia nell’interesse della compagnia. Per evitare ostruzioni a Nagel, converrebbe forse giungere a un accordo preventivo con i due azionisti, e confidare che l’atteggiamento “non ostile” di Palazzo Chigi non rovesci di nuovo il tavolo.