Melissa Satta risponde alle accuse del Daily Mail che la aveva descritta "sessodipendente". Come? Dal suo profilo Instagram, sia tramite delle storie che la ritraggono visibilmente innervosita, che attraverso un lungo post esplicativo e di sfogo, firmato da lei e dal suo avvocato. La “sessodipendenza” viene dedotta dal tabloid a causa di una precedente dichiarazione della Satta a proposito dell’ex marito Kevin-Price Boateng: “Faccio sesso con lui dalle sette alle dieci volte a settimana”. E quindi? Che cosa c’entra questo con il fatto che Melissa Satta si sia lasciata con Matteo Berrettini? Ecco le sue parole: “Ed eccomi qua, ancora una volta costretta ad assumere la mia autodifesa dinanzi al tribunale dell'inquisizione mediatica, senza aver commesso nessun “crimine”, né alcun comportamento connotato da riprovevolezza morale. Nulla! Questa volta la stampa (e mi scusino coloro che esercitano la professione giornalistica con consapevolezza, impegno e preparazione, se uso un termine che li accomuna a chi utilizza la carta stampata come mero esercizio di sciacallaggio sociale), a proposito della mia discussa “rottura”, non ha mancato di rendere più gustosa la notizia al fine di vendere qualche copia cartacea o di guadagnare qualche clic in più, definendomi come “sex addicted”. Ora, sappiate che, il solo dover scrivere di me stessa riportando una definizione che mi lacera profondamente, richiede una enorme forza psichica perché mi sembra di trovarmi catapultata al banco degli imputati, costretta a difendermi in un sistema perverso nel quale non vige la presunzione di innocenza, ma quella di colpevolezza, per cui, in base a questo un onere probatorio al contrario (se non sarò in grado di provare fatti a mia discolpa) sarò ritenuta colpevole”.
E prosegue la Satta: “Ho pensato più volte, e lo penso tutt'ora, di appartenere a un mondo di persone a cui il destino ha riservato la fortuna di essere personaggi pubblici e di dover mettere in conto qualche inevitabile invasione nella mia vita privata. Ma non è la prima volta che mi vedo costretta a difendermi da qualche pennivendolo che, al fine di stimolare la fantasia dei lettori più sensibili al tema, non manca di inventare storie piccanti sul mio conto, senza minimamente curarsi della sofferenza causatami come madre, prima che come donna e come persona. E non voglio strumentalizzare il sessismo quale combustibile per alimentare il mio sfogo, ne voglio cedere alla facile tentazione di richiamare fatti di cronaca che quotidianamente vedono donne subire i gesti insani di qualche mente disturbata, ma credo che sia tempo che la stampa si assuma le proprie responsabilità e svolga il ruolo dell'informazione secondo i consueti canoni di verità e correttezza, evitando di trasmettere messaggi (In Internet si generano come una forma di virulente epidemia) che possono sortire effetti devastanti sulle menti più labili. Per questo motivo questa volta giuro a me stessa che non penserò all'episodio in questione come a un semplice incidente di percorso sull’accidentato cammino della notorietà. No. Questa volta sono decisa ad andare in fondo e denunciare qualunque ripugnante imbrattatore di giornale dovesse cedere alla tentazione di denigrarmi in maniera così immotivata e gratuita e di porre in pericolo la mia stessa incolumità personale! Scusatemi per lo sfogo ma credo che questa non sia una battaglia personale, ma di una conquista di civiltà nei confronti del ruolo che l'informazione deve svolgere nella società al giorno d'oggi e delle responsabilità a cui deve essere richiamata". Firmato: Avv. Marcello Donofrio - Melissa Satta.