Il prezzo di listino di una Mercedes-Maybach S650 supera i 200 mila euro. È un’auto lussuosissima, una sorta di salotto su quattro ruote, una vettura presidenziale. Non è un caso che sia la berlina utilizzata da Kim Jong Un, leader che continua ad aggiungere pezzi da novanta alla sua sempre più nutrita flotta personale di veicoli top class. Non ci sarebbe niente di strano, considerando che Kim è il presidentissimo della Corea del Nord, vertice del sistema politico del Paese nonché riferimento ideologico dell’intera popolazione. I problemi sorgono analizzando l’economia nordcoreana, colpita da molteplici sanzioni internazionali a causa dei suoi test missilistici e nucleari. Detto altrimenti, “l’altra Corea” dovrebbe essere tagliata fuori dalla comunità internazionale, impossibilitata sia ad esportare le proprie merci verso il resto del mondo che ad importare quasi qualunque prodotto dall’esterno. Auto di lusso comprese, ovviamente. Abbiamo usato il condizionale perché Kim ha dimostrato, per l’ennesima volta, la sostanziale inutilità del sistema sanzionatorio delle Nazioni Unite. Già, perché in occasione del “Quinto incontro nazionale delle madri” tenutosi a Pyongyang, la capitale del Paese, il leader si è presentato all’evento scendendo da una Mercedes-Maybach S650 personalizzata, scortata da un convoglio di suv Lexus e Toyota.
Le Maybach di Kim Jong Un
Altro che auto riciclate o vecchi modelli. Le vetture impiegate dall’entourage di Kim danno tutte l’impressione di essere nuovissime, al massimo prodotte da un paio di anni. Lo scorso 9 dicembre, mentre l’emittente nordcoreana Korean Central Television mostrava Kim intento a scattare foto con un gruppo di partecipanti al suddetto evento – lo stesso, per la cronaca, dove il presidente ha chiesto commosso alle donne del Paese di fare più figli – l’occhio dei telespettatori occidentali è caduto sulla Mercedes-Maybach S650 del capo di Stato ben visibile sullo sfondo. La berlina era targata “727 1953”, il solito numero di prefisso usato per contrassegnare le auto di Kim e dei massimi funzionari del Paese. Non un numero qualunque, visto che “727” si riferisce alla festività del 27 luglio, quando il Paese celebra la “vittoria” sugli Stati Uniti nella guerra di Corea, e che “1953” richiama l’anno di quell’impresa militare. Pochi giorni prima, il 30 novembre, Kim aveva visitato il quartier generale dell'aeronautica viaggiando su un’altra Maybach, forse una limousine, probabilmente una Mercedes-Maybach Pullman S600 spedita in Corea del Nord prima del 2019, diversa da altre Maybach utilizzate negli anni ancora precedenti.
Il canale delle auto
Come fa la Corea del Nord ad importare auto di noti brand occidentali nonostante la spada di Damocle delle sanzioni? Gli Stati Uniti e i loro partner operano voli regolari sul Mar Giallo e conducono un’intensa sorveglianza marittima nella regione nel tentativo di monitorare le consegne a Pyongyang di merci vietate dalle sanzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite. Il governo nordcoreano mantiene però attivi diversi canali di spedizione. Il più recente, frutto del rafforzamento dei rapporti diplomatici con la Russia, coincide con la rotta, aperta ad agosto, che collega il porto nordcoreano di Rason, situato sulla costa nordorientale del Paese, con i porti commerciali russi più a nord, come quello di Vladivostok. Da qui, dalla medesima rotta secondo gli Usa sfruttata dalla Corea per spedire armi a Mosca e ricevere tecnologie militari dal Cremlino, potrebbero essere passati gli ultimi modelli di Mercedes e Lexus finiti nelle mani dell’entourage di Kim. Nel 2019, l’ong Center for Advanced Studies (C4ADS) con sede a Washington ha ipotizzato che i veicoli di lusso fossero entrati in Corea del Nord attraverso complicate rotte commerciali transitati, tra gli altri Paesi, attraverso Italia, Paesi Bassi, Cina, Giappone, Corea del Sud e Russia. Le autorità giapponesi, intanto, hanno recentemente arrestato un rivenditore di auto usate sospettato di aver tentato di introdurre di contrabbando un veicolo Lexus sul territorio nordcoreano attraverso il Bangladesh. Il 7 dicembre la polizia ha fatto irruzione nel quartier generale del commerciante, operativo nella città di Chiba, per raccogliere prove di presunte violazioni della legge doganale giapponese.
Un sistema ben rodato
Il New York Times ha parlato di “un complesso sistema di trasferimenti portuali, spedizioni segrete e oscure società di copertura”, attraverso le quali la Corea del Nord otterrebbe, in sostanza, ogni bene richiesto dalle sue élite. Nel 2019, l’analisi di un viaggio intrapreso da una coppia di berline blindate Mercedes-Maybach S600 dall'Europa all'Asia orientale ha consentito agli analisti di capire come opera una delle suddette reti di trasporto. Nel caso specifico, tutto è iniziato nel porto di Rotterdam, nei Paesi Bassi. Nel giugno 2018, due container sigillati, ciascuno contenente una Mercedes del valore di 500.000 dollari, sono stati portati via camion in un terminal di spedizione. Erano entrambi sotto la custodia della China Cosco Shipping Corporation. Due aspetti da chiarire: 1) era impossibile sapere chi avesse acquistato le auto; 2) dal canto suo, Daimler, la società madre di Mercedes, ha spiegato che la società esegue controlli sui precedenti dei potenziali acquirenti dei veicoli, e questo proprio per evitare la vendita di mezzi ai trasgressori delle sanzioni. Fatto sta che le auto hanno viaggiato in nave per 41 giorni fino a Dalian, nel nord-est della Cina. I container sono stati scaricati in loco il 31 luglio, e qui parcheggiati fino al 26 agosto. A quel punto le berline sono state imbarcate su una nave diretta ad Osaka, in Giappone, e da qui su una seconda nave diretta verso Busan, in Corea del Sud, dove la merce è approdata il 30 settembre. I suddetti container sono quindi stati trasferiti sulla DN5505, una nave mercantile battente bandiera del Togo, diretta al porto di Nakhodka, nell'estremo oriente della Russia. A questo punto le auto sono state consegnate alla Do Young Shipping, una società registrata nelle Isole Marshall proprietaria della DN5505 e di un'altra nave, la petroliera Katrin, battente bandiera panamense (società forse legata a un uomo d'affari russo, tale Danil Kazachuk). Nell’ultimo tragitto, il sistema di identificazione automatica della nave ha smesso di trasmettere e l’imbarcazione è sparita dai radar. Il suo segnale è riapparso 18 giorni dopo, quando stava facendo rientro a Busan carica di carbone. In ogni caso, da Vladivostok le auto potrebbero essere state trasportate in Corea del Nord per via aerea.
L’inutilità delle sanzioni
La rassegna delle auto di Kim rappresenta un pericoloso campanello d’allarme per gli Stati Uniti e i loro alleati. Già, questa vicenda è l’ennesima dimostrazione di quanto sia facile, persino per un Paese teoricamente isolato come la Corea del Nord, eludere le misure restrittive pensate per strozzare la sua economia. Pyongyang è infatti sospettata di bypassare le sanzioni non solo per importare piccoli beni d’uso quotidiano o cibo, ma anche oggetti voluminosi e ingombranti, quali automobili e strumenti militari necessari ad implementare i programmi missilistici e nucleari nazionali. E così, dopo il caso russo, abbiamo sotto gli occhi un altro caso della sostanziale inutilità del sistema sanzionatorio delle Nazioni Unite. Secondo fonti sudcoreane, nei primi sette mesi del 2023 i beni di lusso esportati in Corea del Nord attraverso la Cina ammonterebbero a 40,6 milioni di dollari, in aumento rispetto ai 28,5 milioni importati nell’intero 2022. Il C4ADS ha scritto nel rapporto sopra citato che la capacità di Pyongyang di contrabbandare veicoli di grandi dimensioni attraverso la Cina, la Corea del Sud e il Giappone nel loro viaggio verso il Nord dimostra che il Paese "è ben posizionato per trasportare altri carichi illeciti". Pare che tra il 2015 e il 2017, ben 90 Paesi siano serviti come fonti di approvvigionamento di beni di lusso per Pyongyang.