Venghino signori venghino! È tornato nell’occhio del ciclone lo zio di Avetrana, Michele Misseri. Proprio così, lo zio nazionale non smette di raccontare bugie sull’omicidio della nipote Sarah Scazzi. Preso di mira anche dall’opinione pubblica, per tutelare le donne di casa, continua a ribadire di essere lui l’assassino. E lo fa azionando racconti a dir poco grotteschi capaci di catalizzare ancora l’attenzione mediatica. E non solo. “Potrei uccidere ancora, devo tornare dentro”, dice a favor di telecamera. Un uomo dei campi, Michele, che in carcere ha imparato l’italiano. Una circostanza che, a suo dire, gli contestano tutti. Ora è un uomo quasi colto, del resto. Non è più il semi analfabeta che dice: “Ho stato io con lu’ trattore”. Dopo una vita passata a dormire su una sdraio per non disturbare le matrone di casa, Cosima Serrano e Sabrina Misseri, ora si ritrova a vivere da solo nella villetta di via Deledda. Probabilmente mosso dallo smarrimento derivante dalla possibilità di dormire in un letto rivendica il “diritto” di rientrare in carcere. Un diritto che, dal suo punto di vista, porterebbe a scagionare moglie e figlia. Non c’è altra ragionevole spiegazione. Due donne che, pur di salvare il loro futuro, lo hanno gettato in pasto alla giustizia. E non solo. Hanno dimostrato come Misseri fosse niente di più che l’ultima ruota del carro. O forse, considerata la vicenda, l’ultima ruota del trattore.
Non trova proprio pace il contadino di Avetrana. Lo zio non la trova neppure dopo aver scontato otto anni di carcere. Perché, ormai, l’unico scopo della sua vita è rimasto quello di elevarsi a brutale assassino e predatore sessuale. La verità è che maldestramente cerca di recuperare ciò che non potrà recuperare: il rapporto con sua moglie e sua figlia. Un rapporto che, forse non lo ricorda, non ha mai davvero avuto. Dato che, le due donne di casa, tre se consideriamo anche la figlia Valentina, si sono subito affrettate a sacrificarlo sull’altare della giustizia. Perché non pensa alla nipote Sarah? Forse perché lei non è più su questa terra e non può più darle l’affetto che va elemosinando? Difficile comprenderlo. Probabilmente Michele Misseri ha i ricordi offuscati dal corso del tempo o, forse, si sente solo al mondo. Visto che in carcere aveva trovato una nuova dimensione. Cucinava orecchiette e pizza, per sua stessa ammissione, e si faceva chiamare zio.