E se avessimo dotato gli insegnanti di armi da fuoco? Inizia così la puntata Black List, podcast prodotto in collaborazione con MOW, condotta da Domenico Arruzzolo, riguardo la strage di Uvalde in Texas. Una provocazione per qualcuno, una soluzione per qualcun altro. Ma in America il problema è che non si sa effettivamente quante armi circolano: negozi che aprono e chiudono, aziende che perdono il conto. Quindi ci chiediamo: davvero la soluzione che l’America applica per arginare il problema di massacri e sparatorie è dare delle armi alle insegnanti? Quindi un professore che si incazza con uno studente può sparare perché, magari, un giorno, è arrivato al punto di burn out e può lui stesso causare una strage?
Fra gli altri casi analizzati c’è quello di Blanco. Il cantante veneto, infatti, durante il suo concerto in piazza Duomo a Milano ha subito una palpata sulle parti intime durante l’esibizione e, come la polemica sui social ha indicato: si tratta veramente di una molestia? Sarebbe stato diverso se fosse accaduto a un’artista donna? Nonostante le indignazioni dei vari personaggi pubblici, Blanco non ha parlato. Non si è lamentato, non ha fatto pubblici esposti. Però una violenza fisica è un conto, toccare una persona un’altra, ma è comunque una molestia, e ha rotto il muro fra pubblico e artista.
Vi ricordate di Greta Beccaglia? La giornalista molestata dopo Empoli-Fiorentina fuori dallo stadio? Anche lì, un caso di molestia, in cui la giornalista aveva subito esposto il suo disappunto. Ma è diverso dal caso di Blanco. Forse, nel caso di Blanco l’interazione con il pubblico faceva parte dello spettacolo, mentre la giornalista toscana è stata attaccata contro ogni suo volontà.
Intanto Elon Musk fa i conti in tasca all’ufficio anagrafe dell’Italia e prevede - subito ribattezzato Musk-Adamus - che entro il 2050 ci saranno 5 milioni di italiani in meno. E Matteo Salvini, riprendendo Musk, ripropone l’idea che gli italiani saranno sempre meno: insomma, ha riportato la citazione per ribadire i nati in Italia stanno scomparendo e che, è implicito per lui, urgono soluzioni.
Altro caso: Liliana Segre che invita Chiara Ferragni al memoriale della Shoah. Il Codacons ha criticato questa proposta, ma l’imprenditrice, secondo molti, potrebbe attirare molti giovani ad interessarsi alla tragedia. Sul caso si è espresso Moni Ovadia (attore, scrittore e cantante di religione ebraica).
Come commenti l’invito di Liliana Segre a Chiara Ferragni al Memoriale della Shoah?
La Ferragni è una calamita per i giovani. Credo che l’idea della Segre sia di portare la Shoah verso i ragazzi che, nelle scuole, sono meno coinvolti sul tema. La Ferragni è un’influencer che ha molto seguito.
Credi che possa funzionare?
Non so se può funzionare. Sono in difficoltà nel dare un giudizio.
E come interpreti le parole del Codacons?
Non capisco se per il Codacons esiste la preoccupazione che la presenza della Ferragni possa essere legata a una trasformazione consumistica di quella che è stata la Shoah. Poi quello che la Ferragni sa o non sa non lo sappiamo, e se non lo sa è bene che lo sappia. Ma siccome mantiene contatti con milioni di ragazzi e ragazzini, se dovesse essere colpita e toccata da quello che vedrà, questo farà bene in prima battuta, e poi la convincerà a dedicarsi a cose meno fatue e approfittare della sua popolarità per sollecitare l'attenzione su certe cose. Io non la conosco personalmente e non so come sia, se è sensibile o se è invece totalmente dedita alla fatuità. Però mi rendo conto che molti campano con ogni tipo di sistema, che questo tipo di capitalismo iper consumista offre. Ci sono lavoratori che passano una vita per arrivare a quello che fa lei con poco.
Non è un peccato che ci sia bisogno di qualcuno per ricordare un avvenimento simile?
Davanti a noi si forma una società che molti disapprovano. Ma il problema della Memoria riguarda tutti, non solo gli esperti o i colti. Riguarda tutti gli esseri umani e come tale la Ferragni è titolata a essere invitata. La Segre vuole probabilmente che l’idea trovi forza anche in personalità come lei.