Potremmo essere vicini alla risoluzione di uno dei più grandi cold case italiani: quello del Mostro di Firenze. Come? Su uno dei proiettili utilizzati dal killer nel 1985 è stata individuata una nuova traccia di Dna. Autore della scoperta l’ematologo italiano Lorenzo Iovino, che lavora negli Stati Uniti occupandosi di trapianti di midollo. Un elemento molto importante, tanto che Vieri Adriani, l’avvocato che assiste i familiari della coppia di vittime francesi, Nadine Mauriot e Jean Michel Kraveichviliha, intenzione di chiedere alla Procura non solo la riesumazione del corpo di Jean, ma anche quella di Stefania Pettini, un’altra delle vittime del killer uccisa il 14 settembre 1974. Come mai proprio lei? Perché, in base alle risultanze dell’autopsia, sembrerebbe che sia stata l’unica ad aver lottato con il suo carnefice. Una circostanza che quindi porta a sperare nella presenza di materiale biologico sotto le sue unghie. Stefania fu uccisa insieme al suo fidanzato Pasquale Gentilcore a Borgo San Lorenzo, mentre erano appartati in una Fiat 127 in una strada sterrata.
Pasquale fu ucciso con cinque colpi di pistola mentre Stefania, ancora viva, fu trascinata fuori dall’auto e accoltellata decine di volte. Non solo, l’assassino le inserì un tralcio di vite nel pube. Tiziana Bonini, cugina di Stefania, ha così commentato l’eventualità che la Procura decida di procedere con nuovi esami: “Se mi chiedono l’autorizzazione per riesumare il corpo di Stefania perché c’è una, una sola possibilità di scoprire la verità, io gliela do. Sono passati 50 anni ma io ho sempre detto che non voglio morire senza sapere chi l’ha uccisa e perché”. Il Dna trovato da Iovino potrebbe cambiare tutto quanto: “Non solo non è compatibile con quello delle vittime e del secondo perito balistico che aveva maneggiato il reperto, ma neanche con quello di alcuni indagati”. La speranza è quella di essere finalmente davanti a un nuovo capitolo della storia, tutto da scrivere.