Far West, il programma di Salvo Sottile in onda su Rai 3, ha mandato in onda novità importanti sul caso del Mostro di Firenze. Audio inediti, alcune lettere, mai pubblicate, scritte da Pietro Pacciani alla sua guida spirituale fino al giorno della sua scomparsa, e un'intervista esclusiva a un confidente del compagno di merende negli ultimi anni di vita. Un caso non ancora del tutto risolto. Sette duplici omicidi realizzati nell'arco di undici anni, tra il 1974 e il 1985, che gettarono nel terrore la zona di Firenze e che sconvolsero l'Italia intera. Un serial killer che massacrava le coppiette appartate nelle campagne fiorentine. Un'inchiesta mai chiusa definitivamente, per la quale i principali indiziati furono i cosiddetti “compagni di merende”: Mario Vanni, Giancarlo Lotti e Pietro Pacciani. Fu lo stesso Lotti, reo confesso, a chiamare in causa i due amici come complici, anche se la posizione di Pacciani non fu mai chiarita in maniera definitiva. La sentenza finale del 1999 dichiarò colpevoli Vanni e Lotti, mentre Pacciani fu arrestato nel 1993 e condannato nel 1994 per sette degli otto doppi omicidi, ma la sentenza fu annullata nel 1996 e un nuovo processo d'appello lo assolse nel 1996. Tuttavia la Cassazione annullò la sentenza, riaprendo un processo mai portato a termine, perché poi Pacciani morì.
Il processo ha suscitato molte polemiche e dubbi, soprattutto riguardo alla veridicità delle confessioni e alla reale identità del Mostro di Firenze, lasciando molti aspetti della vicenda tutt'ora irrisolti. Il personaggio di Pietro Pacciani è quello che ha suscitato più attenzione, sia per il carattere che per la storia personale. Già condannato per un omicidio d'onore negli anni 50, era stato anche denunciato dalle figlie per maltrattamenti e violenze. Le testimonianze mandate in onda da Salvo Sottile a Far West mettono in discussione due elementi probatori fondamentali del processo: la testimonianza di Giancarlo Lotti e il proiettile ritrovato nel giardino di Pietro Pacciani. Come suggerito anche dalla criminologa Roberta Bruzzone, presente in trasmissione, le indagini potrebbero riaprirsi sulla pista del cosiddetto “Rosso del Mugello”.
Il "Rosso del Mugello" era il soprannome dato a un possibile responsabile degli omicidi. Su tratta di un individuo che vari testimoni avrebbero visto vicino alla scena del delitto del 1984. Si trattava di un uomo sui 45-50 anni, alto, robusto, con capelli corti biondo-rossicci e molto stempiato. Secondo un testimone, poche ore prima del delitto, quest'uomo aveva osservato a lungo le due vittime in un bar. Gli audio proposti in esclusiva da Far West sembrano confermare questa ipotesi. Secondo un rapporto dei carabinieri, tutto risalirebbe a un furto di quattro pistole compiuto nel 1965, di cui una non fu mai ritrovata, e che corrisponderebbe alla stessa arma usata dal Mostro per i suoi delitti. Inoltre, la testimone interrogata afferma che un uomo dai capelli rossi le avrebbe detto, in anticipo rispetto a tutti, che il Mostro aveva staccato il lembo di un seno della vittima per inviarlo, in segno di sfida, agli inquirenti. Altre persone che lo conoscevano, invece, riferiscono all' inviato di Far West che il Rosso del Mugello lavorava in Procura. Questo è importante perché, guarda caso, fino al 1984 il Mostro si era accanito sulle coppiette in automobile, ma dopo che la SAM, la squadra anti mostro, preparò delle auto civetta per incastrarlo, il serial killer uccise una coppia in tenda, come se avesse saputo in anticipo della trappola. Poi le lettere anonime recapitate ai magistrati direttamente a mano dal cosiddetto Anonimo Fiorentino, sulle quali non compare il DNA di nessuno dei tre compagni di merende. Inoltre, l'anonimo cominciò a mandare dei fax che risultavano inviati dalla Procura stessa. Questo permetterebbe di stringere ulteriormente il cerchio. A livello teorico, ovviamente. Per la certezza, non resta che attendere la riapertura delle indagini.