La vicenda che riguarda l’omicidio di Pierina Paganelli ha destato un notevole interesse da parte dei media e dell’opinione pubblica, non solo perché a distanza di un anno e mezzo non vi è ancora piena certezza su chi sia il responsabile o i responsabili, ma perché ci troviamo di fronte a un crimine condito da episodi e personaggi che paiono muoversi spesso sul confine che separa la cronaca nera da quella rosa. Come accade di sovente, quando il diritto e dovere di cronaca impongono di fare chiarezza su una notizia di reato, anche nel caso del delitto di Rimini la pubblicazione di intercettazioni telefoniche e ambientali ci hanno fatto conoscere particolari che, pur attenendo alla sfera privata dei protagonisti, sono diventati di interesse pubblico perché potrebbero essere la cornice entro la quale si è costituito il movente dell’assassinio della povera Pierina. Stiamo parlano della relazione extraconiugale che Manuela Bianchi, nuora della vittima, intratteneva con Louis Dassilva, il senegalese suo vicino di casa attualmente in carcere come indagato per l’omicidio della 78enne. Secondo la Procura il movente del delitto sarebbe il timore di Dassilva che la Paganelli, dopo aver scoperto la liason, potesse raccontarlo a sua moglie Valeria Bartolucci facendogli perdere la stabilità non solo esistenziale ed affettiva ma anche economica dato che, sempre secondo i magistrati, il 35enne senegalese sarebbe stato mantenuto prevalentemente dalla consorte che attraverso il matrimonio e la disponibilità dell’appartamento di sua proprietà gli aveva anche consentito di poter vivere e lavorare in Italia.

Per corroborare questa tesi, gli inquirenti hanno preso in grande considerazione non solo gli scambi di messaggi telefonici fra Dassilva e la Bianchi con le chat e le foto che testimoniano il loro legame, ma anche, e soprattutto, le intercettazioni ambientali carpite nella sala d’aspetto della Questura all’indomani del delitto dove Manuela si confidava con Louis dimostrandosi molto preoccupata del fatto che gli investigatori sapessero della loro relazione sentimentale, perché lo avrebbero appreso dagli altri condomini. In quel frangente la Bianchi dice a Dassilva che quando verrà sentito non potrà più negare ciò che ormai è venuto alla luce perché lei stessa lo ha dovuto ammettere poco prima e sembra essere molto più preoccupata e affranta da questo fatto che dall’omicidio della suocera avvenuto solo qualche ora prima. Ma è davvero l’eventuale rivelazione alla Bartolucci della loro love story da parte della vittima la molla che la notte precedente può aver mosso la mano dell’assassino? O forse una relazione extraconiugale poteva avere un peso molto più grave e insostenibile se fosse stata rivelata nell’ambiente frequentato da Manuela, da suo fratello Loris, da suo marito Giuliano, da sua figlia e dalla stessa Pierina?

Mi riferisco alla comunità religiosa dei testimoni di Geova, quella stessa comunità che il 4 ottobre del 2023, ovvero il giorno dopo il delitto, avrebbe dovuto ascoltare Pierina intenzionata a riferire della relazione adulterina della nuora al Collegio degli anziani che, a loro volta, avrebbero poi emesso un giudizio su tale comportamento. In una puntata di Mattino 5, in cui ero ospite lo scorso settembre, avevo formulato un’ipotesi di questo tipo perché, a mio avviso, un adulterio, se scoperto, pur non costituendo più un reato per il nostro ordinamento, ha comunque un certo disvalore etico e morale per il comune sentire ma lo ha ancora di più in certi ambiti religiosi, nella fattispecie in una comunità di persone che frequentano le adunanze dei testimoni di Geova. In altre parole, una donna che tradisce il marito, in un contesto come quello di cui stiamo trattando, sarebbe stata marchiata a vita da un giudizio che ne avrebbe gravemente pregiudicato l’onorabilità e la reputazione. A ciò si aggiungono alcune considerazioni recentemente fatte dal sostituto procuratore Antonio Leonardo Tanga e dalla criminologa Roberta Bruzzone nel programma Ore 14. Alla domanda del dottor Tanga, se il movente possa essere di natura religiosa visto il giudizio a cui la Bianchi si sarebbe dovuta sottoporre, la Bruzzone ha risposto di aver seriamente preso in considerazione questa ipotesi con il pool difensivo di Dassilva, in quanto le conseguenze per chi si macchia di adulterio all’interno della comunità dei testimoni di Geova sono tutt’altro che trascurabili. In particolare, la Bruzzone ha riferito che i provvedimenti messi in atto dal collegio dei giudici della comunità vanno dalla “segnatura” alla “disassociazione” che possono determinare la sospensione e l’allontanamento definitivo da tutte le cariche e le attività della comunità del soggetto coinvolto e il divieto per i familiari e i parenti appartenenti alla comunità di intrattenere rapporti con lo stesso soggetto. Alla luce di queste ricostruzioni si capisce come il cerchio delle indagini potrebbe anche allargarsi ad altri soggetti che, oltre a Dassilva o al posto suo, potevano avere un interesse a proteggere e salvaguardare l’onore di Manuela e a vendicarla dalle vessazioni e dalle ingiustizie che, secondo il punto di vista di chi ha ucciso Pierina, avrebbe subito dalla suocera intenzionata a relazionare il Collegio dei giudici sulla sua condotta adulterina. Un’ipotesi di movente alternativo che è molto più di una semplice suggestione, perché si fonda su elementi concreti e riscontrabili che ci si augura gli inquirenti possano prendere in seria considerazione.
