No, le mucche sarde non assumono lsd, non avete capito niente. Ormai da un mese a questa parte non si hanno più notizie degli allevatori sardi che, a causa di una repentina diffusione della Lumpy Skin Disease tra i capi bestiami dei vari allevamenti bovini sparsi per la Sardegna profonda, in particolare nell’Oristanese e nel Sassarese, sono stati costretti dalla Regione, oltre a vaccinare i capi malati, anche ad abbattere quelli sani. La lsd è una malattia contagiosa (non trasmissibile all’uomo) veicolata da insetti e che porta le mucche al dimagrimento, alla morte e ad altri gravi sintomi, tra cui le pustole dolenti sulla pelle, da cui il nome italiano della “dermatite nodulare”. Per le mucche gravide è causa anche di aborto. E questo è naturalmente un problema per gli allevatori che, una volta rivoltisi alla Regione Sardegna – che ha immediatamente stabilito il regime emergenziale – hanno ricevuto le gravi disposizioni di cui sopra. Un approccio ben più severo e drastico rispetto a quello adottato dal ministero della Salute a Mantova per il medesimo problema, dove sono state scelte norme meno rigide per il contenimento dell’epidemia. Qui, infatti, il ministero della Salute ha istituito una zona di protezione e sorveglianza a partire da uno specifico stabilimento da cui è partito il focolaio, disponendo il divieto di movimentazione del bestiame in queste zone, con deroghe in cui è invece possibile farlo. Ma nessun obbligo di abbattimento e vaccinazione dei capi.

Per questa ragione i pastori sardi, spaventati, si sono anche molto incazzati con la regione che per più di un mese non ha fornito spiegazioni sul perché di questa situazione. A causa di questo silenzio, su TikTok hanno iniziato a circolare video di influencer e divulgatori che gridano al complotto. Si domandano: da dove arriva questo virus? Perché si è diffuso con tanta semplicità in Sardegna? E guarda caso proprio adesso che le multinazionali spingono per espropriare i terreni di coltivatori e allevatori per la costruzione di infrastrutture energetiche green, come pale eoliche e campi di pannelli solari. La Sardegna è terra di incendi dolosi, indipendentisti, complottisti e le cose funzionano in modo molto diverso rispetto alla terraferma, ma anche un’associazione a tutela dell’ambiente e dei consumatori – European Consumers – attraverso il suo presidente Marco Tiberti, ha scritto alla Regione Sardegna chiedendo informazioni sulla sicurezza ed efficacia di questi vaccini e non ha ricevuto alcuna risposta. Fino a ieri, però, dato che parrebbe qualcosa abbia iniziato a muoversi.

La Regione ha infatti varato un’ordinanza straordinaria: oltre a vaccini e abbattimenti, partiranno disinfestazioni mirate contro gli insetti che trasmettono la malattia, con un protocollo operativo redatto dall’Istituto Zooprofilattico Sperimentale sardo, mediante un fondo da un milione e mezzo di euro distribuito alle Province. In pratica, si tratta di squadre incaricate di eliminare focolai larvali e spruzzare insetticidi nelle aree colpite, pubbliche e private, così da limitare la diffusione del virus. L’assessora all’Ambiente ha parlato di interventi “tempestivi e scientificamente fondati” e di un segnale di vicinanza agli allevatori. Ma nelle campagne, tra paura, abbattimenti e mancanza di spiegazioni, il sostegno promesso dalle istituzioni non basta a calmare la rabbia di chi vede il proprio lavoro e il proprio bestiame andare in fumo.