Uno. Due. Tre. Quattro. Cinque. Sei. Una settimana. Sono passati sette giorni da una notizia gravissima, ma che non ha destato scandalo più di tanto. Perché l'Italia è anche il Paese in cui una giudice può trovare una testa di capretto sulla tomba del padre, una roba da Padrino, e a parte qualche breve e qualche messaggio di solidarietà (un po' posticcio, diciamolo), nessuno dice niente. Poi succede che scoppia la bomba davanti casa di Ranucci e tutti ne parlano. Salvo poi dimenticarsene. E praticamente ignorare altri casi. Come questo. La cosa assurda e che rende questo caso ancora più surreale, è che la testa di capretto mozzata sulla tomba del padre mica era il primo avvertimento per la giudice Francesca Mariano. No, un anno fa un altro avvertimento e altre minacce. A lei e ad altri magistrati che lavorano sempre nel tribunale di Lecce. Chiaramente pm e giudici sono tutti sotto scorta, ma questo non ferma chi li minaccia. Sapete cosa significa questo? Sì, chi li minaccia agisce praticamente indisturbato. Eh ma mica si sa chi fa queste cose? Invece no.
Le minacce sono arrivate dopo le varie inchieste su una famiglia nello specifico. Un clan della Sacra Corona Unita. Il clan Lamendola Cantanna. Che dalla Mariano e dagli altri magistrati minacciati ha ricevuto condanne per complessivi 286 anni. Ricapitolando: nel Salento delle vacanze e del turismo, la cultura mafiosa impregna la società, i giudici ricevono minacce come se fossimo tribali, la politica si limita a dire delle cose di circostanza, i media si dimenticano tutto in fretta. E il messaggio che mandiamo alla Mafia è sempre il solito: continuate pure tranquilli tanto ci dimentichiamo tutto in fretta. Episodi come questo ci fanno capire che le associazioni criminali tutto sommato si sentono tranquille a proliferare nella nostra società. Quando riaccadrà qualcosa come è accaduta a Ranucci pensateci.