"Allora sarebbe questa la nave che dicono inaffondabile?", si domandava in Titanic poco prima dello storico schianto contro l'iceberg. "Nemmeno Dio stesso potrebbe affondarla", rispondeva il capitano del translantico. O, almeno, così recita la scenaggiatura dell'omonimo film da (svariati) Oscar di James Cameron. Scambio che oggi, gennaio 2023, torna utilissimo per introdurre il ferale flop di 1899, serie tedesca cancellata da Netflix dopo la prima stagione. Impossibile non averne sentito parlare: il progetto è secondogenito degli showrunner che hanno partorito Dark, tripartito serial cult della grande N, tutto frammentato su crucchi salti temporali. C'è chi ne fece una malattia, appuntandosi date e numeri su taccuini e smartphone, per riuscire a capire dove la trama volesse arrivare. Beautiful Minds. Molti altri, invece, con tutto il rispetto per la matematica pura, rimasero affascinati dalla trama, sì, e nello specifico dai personaggi che, tornando indietro nel tempo, finivano per sgambettarsi la zia (oppure no?). Del secondo sottoinsieme facevano parte molte più persone. Però questo non si può ammettere candidamente, pena l'essere tacciati di sconfortante ignoranza e irriconoscenza nei confronti dell'Arte. Da chi? Dai sapientoni gourmet, da quelli che "ci capiscono", dal fenotipo di commentatori social per cui una serie diventa fede integralista. Lo stesso fenotipo che ha indefessamente difeso 1899 da qualunque tipo di critica. Per poi vedersela cancellata per sempre nel giro di un mese e mezzo. Chi, dunque, non stava capendo cosa, di grazia?
1899 era, è e per sempre resterà di una noia mortale. La premiata coppia Baran bo Odar e Jantje Friese questa volta non è riuscita a sfornare un prodotto in grado di catalizzare l'attenzione di milioni di binge-watcher e questo era un fatto già ben prima che Netflix decidesse di non concedergli una prosecuzione. Arraffazzonato copia e incolla di titoli già esistenti, in primis Westworld, questa prima stagione, nove ore in totale, cercava disperatamente di autolegittimarsi annacquando un mistero stanco e, di conseguenza, spossante fino allo stremo. Uscita il 17 novembre 2022 e acclamata fin da prima del play come sopraffino capolavoro, tale crociera da incubo ha visto interrompere la propria corsa la sera del 2 gennaio 2023, quando è giunto urbi et orbi l'annuncio ufficiale dello stop. E pensare che l'eco degli "Osanna Eh" ancora non era cessato. 1899 era riuscita a finire pure nelle classifiche delle migliori serie dell'anno, con grosse aspettative rispetto alla stagione due. Quella nave, del resto, non poteva affondare.
Anche perché dopo il successo planetario di Dark, era praticamente impossibile "fallire". Netflix si aspettava, a ragion veduta, che milioni di abbonati avrebbero dato un occhio al nuovo progetto dei due geniali tedeschi, sulla scia dell'eredità dell'illustre predecessore. Eredità che, però, non godeva in effetti di ottima salute. Se la prima stagione fu davvero un evento per moltissimi (ricordiamo sempre il fatterello della zia), già la seconda era diventata forse un filo troppo cervellotica, cominciando a dare l'impressione di girare a vuoto. La terza aveva tolto ogni dubbio a tanti aifcionados. Eccezion fatta per gli irriducibili. E proprio di loro vogliamo parlare, trovandoli, appunto, un intrigante fenotipo umanoide.
"Come è possibile permettersi di criticare un progetto dopo averne visto solo la prima stagione, dato che sarà una trilogia?", questo uno dei commenti più divertenti in assoluto. Anche solo per l'evidente contraddizione in termini. "Chi la critica, semplicemente, non è in grado di capirla", tuonavano altri, confermando l'opportunità di eleggere "gaslighting" a parola dell'anno 2022. "Bisogna vederla in lingua originale, altrimenti non si può pretendere di apprezzarla in pieno", suggerivano altri. Certo, perché se nove ore di serie risultano noiose e di scarsissimo interesse nella nostra lingua madre, perché non concedersi il lusso di poterle (ri)vedere in tedesco. Di più, per come è stata pensata, recitata e girata, quasi ogni personaggio di 1899 parlava un diverso idioma, dal giapponese al francese. Una nave di Babele che solo l'intellighenzia del binge-watching è riuscita a scialupparsi per come era stata progettata. Andandone anche molto fiera, pur contro ogni buonsenso. Che dire? 92 minuti di applausi.
Non tutte le ciambelle escono col buco e questa scialuppa era decisamente forata in più punti. Impegnativa e pretenziosa, la serie non è riuscita a navigare da sola nell'oceano dello streaming, facendo brutale naufragio. Dispiace per chi ci ha lavorato e creduto. Dispiace molto meno, invece, per i tanti che scambiano disperate supercazzole per Arte. Se qualcosa si para davanti agli occhi dello spettatore con una potente aura di complessità, non è per forza un capolavoro. Basti vedere lo sciagurato destino di Westworld, la cui grandiosa prima stagione aveva stregato il mondo intero per poi appisolarlo fino al tedio con le successive tre fino a doverosa cancellazione senza troppi rimpianti. In estrema sintesi: non se ne poteva più. Ed era anche costosissima.
"È solo una questione di views" non costituisce difesa valida. Se, in effetti, sembrerebbe proprio esserlo nel senso che in "pochi" (ossia meno di quanti Netflix si aspettasse) si sono accollati le sciagure della nave fantasma di 1899, questo dato fattuale potrebbe, udite udite, non significare per forza che il pubblico si meriti solo "cinepanettoni". Asserirlo, vorrebbe dire, paradossalmente, non tener conto del successo riscosso dai cervellotici ingranaggi della trama di Dark. Tutto questo quando la realtà, quella sì, è infinitamente più semplice: il tanto bistrattato pubblico si merita cose belle. 1899 non lo era.