La passione con cui i giornalisti si occupano delle parole dei papi senza leggere ciò che la Chiesa (e i papi) dicono davvero, è un esempio perfetto di come, talvolta, il rapporto tra conoscenza e cronaca possa essere mutualmente esclusivo. Mentre la conoscenza è spesso zoppa di fatti e tutta teoria, la cronaca è spesso stupida o ignorante. La tentazione di creare un trend sulle parole di un pontefice, poi, permette di sopravvivere grazie a polemiche e puntualizzazioni che vengono prese con superficialità. E il punto, qui, è tornare semmai all’Illuminismo, quello meno sano, che nella smania anticattolica (e anticristiana in generale) ha spinto sempre più persone a discutere di fede, teologia e dottrina sulla base di un intellettualismo bidimensionale, quello, per intenderci, di chi si forma su giornali e televisione. Un atteggiamento mid-cult, che si ripresenta man mano che i temi cambiano: il rapporto fra scienza e fede, il rapporto tra Chiesa e donna, il rapporto tra Chiesa e progresso e così via. Ora è il turno delle coppie omosessuali. Aldo Busi, in una puntata di Annozero, si chiedeva che interesse avessero le coppie omosessuali a farsi benedire dalla Chiesa cattolica, che da sempre li mortifica. Ma pur accettando questa obiezione, qualche gay cristiano c’è e la Chiesa deve anche cercare di bilanciare il bisogno di stabilità dottrinale, soprattutto su temi portanti, e la richiesta, che per esempio arriva dai giovani credenti americani secondo uno studio della Pew Research, di essere più inclusivi, non solo, come fatto con il Concilio Vaticano II, più comprensivi.

Tuttavia, questa richiesta è ancora così forte proprio perché nessun Papa ha saputo prendere decisioni concrete. Neanche Papa Francesco, che ora viene contrapposto, per esempio dal Corriere della Sera e da Fanpage, a Leone XIV per via del discorso fatto da Prevost all’ultima udienza aperta ai diplomatici accreditati. Leone XIV dice: “Investiamo sulla famiglia, fondata sull’unione stabile tra uomo e donna, ‘società piccola ma vera, e anteriore a ogni civile società’”. E i giornali notano un segno di discontinuità con Bergoglio, che invece aprì alle coppie omosessuali dicendo: “Chi sono io per giudicare” e poi, nota il Corriere, con Fiducia supplicans. Ma è davvero così? No. Non solo a parole, visto che Papa Francesco non ha mai sconfessato le posizioni della Chiesa in pubblico, sostenendo semmai la necessità che le coppie omosessuali potessero avere tutele legali attraverso le unioni civili e continuando a credere che la differenza tra uomo e donna fossa sostanziale, al punto da recuperare nel suo Amoris laetitia la relazione finale del sinodo dei vescovi del 2015 (convocata da lui) in cui, parlando dei pericoli dell’ideologia gender: “D’altra parte, «la rivoluzione biotecnologica nel campo della procreazione umana ha introdotto la possibilità di manipolare l’atto generativo, rendendolo indipendente dalla relazione sessuale tra uomo e donna. In questo modo, la vita umana e la genitorialità sono divenute realtà componibili e scomponibili, soggette prevalentemente ai desideri di singoli o di coppie»” (e si ricordi che nella stessa relazione la famiglia veniva definizione “l’alleanza fondamentale tra uomo e donna”).

Concretamente, per altro, nulla è cambiato negli anni, neanche con la Fiducia supplicans. Nel testo, infatti, si legge: “Nell’orizzonte qui delineato si colloca la possibilità di benedizioni di coppie in situazioni irregolari e di coppie dello stesso sesso, la cui forma non deve trovare alcuna fissazione rituale da parte delle autorità ecclesiali, allo scopo di non produrre una confusione con la benedizione propria del sacramento del matrimonio”. Certo, il clamore mediatico ha contribuito, e molto, a creare confusione, così come un atteggiamento sostanzialmente populista sia del Prefetto del Dicastero per la dottrina della fede, il cardinal Fernández, sia di Francesco stesso. Neanche nel Catechismo della Chiesa Cattolica, per l’ultima volta aggiornato sotto Giovanni Paolo II con la supervisione di Joseph Ratzinger (poi Benedetto XVI) nulla è cambiato con Bergoglio. Si legge infatti: “Un uomo e una donna uniti in matrimonio formano insieme con i loro figli una famiglia. Questa istituzione precede qualsiasi riconoscimento da parte della pubblica autorità; si impone da sé. La si considererà come il normale riferimento, in funzione del quale devono essere valutate le diverse forme di parentela” (CCC, 2202). Insomma, in cosa Leone XIV si sarebbe allontanato da Papa Francesco? E questo a prescindere, naturalmente, dal merito della questione (per chi scrive, in modo evidente, la considerazione che la Chiesa ha dell’omosessualità è ridicola; nonostante si debbano tener separate, anche in seno alla Chiesa, i due temi diversi, quello della natura dell’omosessualità e del matrimonio). Resta il fatto che i giornali per farsi leggere rinunciano volentieri a leggere, loro per primi, ciò che è necessario per poter parlare. Ma in effetti è ormai un’abitudine comune.
