Il presidente Meloni irrompe nella stanza, un antro angusto dalle pareti ingiallite come polmoni esausti, l’aria un sudario di nebbia grigia che si attorciglia intorno ai mobili sgangherati. Fuori, il sole egiziano su Sharm el-Sheikh è ancora un martello che picchia su un'incudine rovente, ma qui dentro, nel dietro le quinte del potere, regna un crepuscolo perpetuo, interrotto solo dal bagliore arancione di una brace che danza tra le dita di Giorgia, il viso solcato da ombre che sembrano crepe in una maschera di porcellana. Il presidente Meloni si ferma, il tailleur impeccabile come un'armatura, gli occhi stretti in una fessura di disapprovazione. Stringe una cartellina contro il petto, come uno scudo contro il nemico invisibile che aleggia: “Hai idea di cosa hai combinato, Giorgia? Ti sei fatta beccare da un turco a fumare come un turco. Proprio lì, davanti a tutti, aspiravi quel veleno. «Devo farla smettere di fumare», ti ha detto lui, paternalista, patriarcale. E tu? Tu hai risposto: «Lo so, lo so, ma non voglio uccidere qualcuno». Qualcuno ha riso. Ma che c’è da ridere? Punto primo: la droga fa male sempre e comunque. Ogni singolo grammo di principio attivo che consumi si mangia un pezzo di te1”.
Giorgia solleva lo sguardo, gli occhi arrossati non dal pianto ma da un'irritazione perenne, la sigaretta sospesa a mezz'aria come un punto interrogativo capovolto. Inspira piano, il fumo le esce dalle narici in volute pigre, che si attorcigliano verso il soffitto screpolato: “Ah, quindi anche le sigarette sono droga? Se lo dice lei, Presidente…”
Il presidente Meloni: “È nicotina, catrame, un serpente che ti rode dall'interno, un milligrammo dopo l'altro. Non importa quanto grande o piccolo sia, si mangia un pezzo di te. Ti promette qualcosa che non può darti e ti chiede in cambio qualcosa che non potrà mai restituirti. E questo sul piano fisico e non solo: perché quando tu ti convinci che hai bisogno di quella sostanza per essere all’altezza, per superare una prova, per essere accettato, stai sostanzialmente dicendo a te stesso che sei sbagliato. Stai rinunciando a metterti alla prova, ti stai nascondendo. In una parola stai rinunciando a vivere davvero2”.
Le labbra di Giorgia si increspano in un sorriso stanco, un misto di sfida e supplica: “Oh, andiamo, Presidente. Era solo un tiro, un momento rubato al caos di quelle sale ovattate, con i loro tavoli lucidati e le bandiere che sventolano promesse vuote. Mi duole il cuore, sa? Mi duole per quel vuoto che mi stringe lo stomaco ogni mattina, quando il mondo là fuori urla di doveri e io non trovo altro conforto in questa spirale grigia. Ma lei, con i suoi discorsi da pulpito, mi guarda come se fossi un mostro. Non vede che questo fumo è solo un labile velo per non vedere l’abisso, l’abisso della realtà e quello che abbiamo dentro?”
“Un velo? È una catena, Giorgia”. Il presidente Meloni avanza di un passo, il tacco che riecheggia sul pavimento come un verdetto. Si siede sul bracciolo di una poltrona logora, le gambe incrociate in un nodo di stanchezza, una mano stretta in un gesto di autorità precaria, come se stesse per firmare un decreto contro sé stessa. L'aria si addensa, il fumo di Giorgia invade lo spazio tra loro, un confine invisibile che né l'una né l'altra osa attraversare. E prosegue: “La droga distrugge la vita, e rende schiavi e succubi. La dipendenza non ha l'ultima parola, e chi è caduto può ritrovare la speranza3. Non sono passati nemmeno quattro mesi da quando a nome del Governo ho detto che non intendiamo rassegnarci all’indifferenza, e faremo tutto ciò che è necessario per restituire dignità e futuro a chi è caduto nell’abisso4. E tu? Tu ti lasci trascinare, ti fai vedere come una dilettante, una che non sa tenere a bada i propri demoni. Le droghe fanno male tutte, non esistono distinzioni, chi dice una cosa diversa dice una menzogna. Dire che ci sono droghe che possono essere usate è un inganno5. Il fumo è una droga, punto. Ti mangia i polmoni, ti ruba il fiato per gridare contro il mondo, e tu lo accetti come un’amante traditrice. Io lotto per questo: la lotta alla droga e alle dipendenze patologiche è una priorità assoluta di questo Governo6. E tu saboti tutto con un gesto, una nube tossica che puzza di fallimento”.
Giorgia spegne la sigaretta nel posacenere traboccante, un gesto lento, rituale, come se stesse seppellendo un confidente. Le sue dita tremano appena, e per un istante il suo viso si contrae in una smorfia di dolore autentico, le ciglia umide che catturano la luce fioca filtrata dalle tende logore. Si china in avanti, il corpo un arco teso, pronto a scoccare: “Priorità assoluta? Bella questa, Presidente. Mi parla di schiavitù mentre io mi sento incatenata a questo doppio gioco che mi spacca in due. Mi fa male, sì, mi fa male fino alle ossa, perché ogni tiro è un tradimento a me stessa, un bacio al nulla che mi promette tutto. Ma lei? Lei che predica speranza, dove la trova? In quelle sale dove stringe mani sporche di sangue o perlomeno di petrolio e sorride a chi la vuole domata? Dire che ci sono droghe che possono essere usate è un inganno, dice lei, e ha ragione, maledizione, ma allora mi dica: perché la sostanza è il grande nemico, e non quel lassismo pubblico che la circonda, quelle lobby che le sussurrano all’orecchio?”
Il presidente Meloni si irrigidisce, le nocche sbiancate sul bracciolo della poltrona. Il fumo residuo aleggia ancora, un fantasma che si insinua nelle sue narici, facendola tossire piano, un suono represso che tradisce una fessura nella corazza. Si alza a metà, come per andarsene, ma resta inchiodata, gli occhi fissi su Giorgia con un'intensità che mescola pietà e furore: “Lassismo? Io combatto, Giorgia. Noi dobbiamo avere il coraggio di tornare a raccontare ai nostri ragazzi che, se provano un vuoto, quel vuoto non verrà colmato dalla dipendenza. La dipendenza aumenterà quel vuoto e ti allontanerà dalle persone che ami e ti renderà sempre più solo7. E tu sei una che si nasconde dietro una sigaretta invece di alzarsi e combattere. Pensa ai giovani, a quelle famiglie che io difendo con le unghie e con i denti. Il tuo fumo è un esempio marcio, un invito al peccato che io non tollero”.
Giorgia scoppia in una risata secca, ruvida come ghiaia sotto i piedi nudi: “Esempio marcio? Presidente, vedo che ha fatto propria la lezione del paternalismo alla turca…”

Il presidente Meloni: “Non c’entra niente l'approccio paternalistico, c’entra la responsabilità, c’entra il tema della responsabilità delle istituzioni. C’entra il tema della solidarietà, la responsabilità di fare cose difficili se quelle cose sono giuste. La responsabilità di non girarsi all'altra parte, di andare controcorrente. Se noi non cambiamo questo, se non cambiamo l'approccio, tutte le leggi che possiamo fare, le norme che possiamo fare, i fondi che possiamo mobilitare non basteranno8”.
Giorgia si sporge, il tono che passa dal lamento alla lama affilata, gli occhi che brillano di un'ira trattenuta troppo a lungo: “E lei, Presidente, che ne dice delle sue lezioni? Mi guarda come se fossi l’unica peccatrice. L’unica che non rispetta le promesse. Almeno io non rispetto solo le promesse che faccio a me stessa. È facile fare la predica agli altri. Ma le sue promesse, Presidente? Le sue promesse a tutti gli italiani che l’hanno fatta diventare quello che è? Quando le abolisce le accise sul carburante che spellano vive la gente a ogni pieno, Presidente? Quando fa il blocco navale per fermare l’invasione? E pensare che Israele le ha appena fatto vedere che si può fare…”
Il presidente Meloni resta immobile, il viso una maschera di granito screpolato dal disagio e dal fumo annidato nell’arredamento che le invadono i sensi. Il silenzio si allunga, una prigione surreale dove le pareti della stanza sembrano curvarsi verso l’interno, come polmoni collassati. Giorgia aspetta, ma il presidente Meloni non replica. Lentamente, con un gesto che trabocca gravità, infila una mano nella tasca del tailleur. Ne estrae un pacchetto accartocciato, tira fuori una sigaretta. La accende in silenzio, il bagliore che illumina un volto identico al suo, specchiato in un'ombra che ride piano, mentre fuori il deserto ingoia il sole in un tramonto di cenere eterna.

Nota bene
Il dialogo e la scena che avete appena letto sono interamente frutto di fantasia. Non è cronaca, è romanzo. Ogni riferimento a fatti e persone è puramente casuale e per nulla diffamatorio, né giudicante, né moralista (anzi, c’è molta empatia, perché ognuno è umano, purtruppo e per fortuna). Né il presidente Meloni né la fumatrice Giorgia hanno mai fatto né detto nulla di quanto sopra fittiziamente raccontato in piena libertà creativa. Non hanno fatto né detto nulla a parte quello che è stato documentato da tutti in Egitto e quello che il presidente Meloni ha dichiarato ufficialmente in varie occasioni (evidenziato in corsivo nel testo) e che si può trovare qui:
1-2 Intervento del presidente Meloni all'evento "Giornata mondiale contro le droghe" (2023)
3-4 Giornata mondiale contro le droghe, la dichiarazione del presidente Meloni (2025)
5 Giorgia Meloni: “Le droghe fanno male tutte, senza distinzioni” (2023)
https://www.dire.it/26-06-2023/928901-giorgia-meloni-le-droghe-fanno-male-tutte-senza-distinzioni/
6 Dichiarazione del presidente Meloni in occasione della Giornata mondiale contro le droghe (2024)
7-8 Intervento del presidente Meloni all'evento "Giornata mondiale contro le droghe" (2023)