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Ok, ma a che caz*o serve manifestare per il fondatore di WikiLeaks a Milano? L’organizzatore di Free Assange Italia prova a convincerci: “Governo e Pd muti, bisogna fare pressione sulla politica”

  • di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

26 marzo 2024

Ok, ma a che caz*o serve manifestare per il fondatore di WikiLeaks a Milano? L’organizzatore di Free Assange Italia prova a convincerci: “Governo e Pd muti, bisogna fare pressione sulla politica”
Julian Assange per ora si salva dall’estradizione negli Usa. O, almeno, ha ottenuto il diritto di provare a rimandarla. Infatti, l’Alta Corte di Londra ha accolto la richiesta del fondatore di WikiLeaks, perché gli Stati Uniti devono dare maggiori garanzie. Ma come mai tenere una manifestazione a Milano nonostante non si sia ancora deciso nulla? È necessario? Che cosa si cerca di ottenere? Abbiamo intervistato uno dei rappresentanti del movimento “Free Assange Italia”, Leonardo Cribio, secondo cui “manifestare serve a scuotere il governo e gli altri stati. Il futuro di Assange dipende anche da questo”. E su Giorgia Meloni e Elly Schlein…

di Giulia Sorrentino Giulia Sorrentino

Per Julian Assange Londra ha aperto le porte per un nuovo appello, per cui, per ora, niente estradizione negli Usa e il caso del fondatore di Wikileaks, accusato dagli Stati Uniti di aver diffuso documenti riservati, è aggiornato al 20 maggio. Abbiamo chiesto a uno dei rappresentanti del movimento “Free Assange Italia”, Leonardo Cribio, che ha organizzato la manifestazione di Milano proprio in suo favore, come mai manifestassero: “L’evoluzione del caso Assange dipenderà molto dalla pressione che si riuscirà a fare sia a livello mediatico tramite mobilitazioni come questa, che a livello politico”. E come giudica governo e opposizione sul tema? “Non mi risulta che si siano espressi né il governo né il Partito democratico. Noi valutiamo i fatti e questi personaggi finora non hanno realizzato nulla”. Poi ci ha parlato della vicinanza del comitato con Stella Assange e dello stato di salute di Assange, spiegandoci se ci sia o meno il rischio di un altro caso Navalny.

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Julian Assange

Leonardo Cribio, è una vittoria parziale come la stanno definendo gli altri media?

Sì, senza dubbio è una vittoria parziale perché dà un'ulteriore chance alla difesa di Julian Assange per evitare l'estradizione. Ciò nonostante secondo noi lui dovrebbe essere liberato immediatamente, sia perché non ha fatto nient'altro che il suo lavoro di giornalista d'inchiesta, sia perché almeno meno dovrebbe avere i domiciliari. È da circa cinque anni in attesa di giudizio presso il carcere di Belmarsh, detta anche “la Guantanamo Britannica”. Questo va contro ogni principio dello Stato di diritto.

Voi vi sareste aspettati una scarcerazione?

No, non ci aspettavamo nulla. Eravamo solo in attesa della decisione della Corte, senza grandi aspettative. Fortunatamente c'è un passaggio ulteriore prima di estradarlo negli Stati Uniti d'America.

Ma pensi che alla fine ci sarà o no l’estradizione?

Questo dipenderà molto dalla pressione che si riuscirà a fare sia a livello mediatico tramite mobilitazioni, manifestazioni, bisogna stimolare l'opinione pubblica sul caso Assange anche dal punto di vista politico. Vedremo le prese di posizioni che prenderanno i vari governi e i politici anche in vista delle future elezioni, già a partire dalle elezioni europee, per arrivare a quelle statunitensi. Essendo un caso politico, il fattore determinante sarà questo.

Cosa c'è di politico in questa detenzione e da che punto di vista?

Di politico c'è tutto perché Julian Assange in questi anni di attività di Wikileaks, fondato nell'ottobre del 2006, non ha fatto sconti a nessun paese e a nessuna formazione politica. Ha denunciato le malefatte di qualsiasi paese del mondo, sia negli USA e dei loro cosiddetti alleati, sia di coloro che non sono alleati degli Stati Uniti d'America. Ha fatto le pulci sia ai repubblicani che ai democratici. Aver fatto questo lavoro l'ha reso nemico di tutte le forze politiche attualmente al governo in occidente, in particolar modo del governo degli Stati Uniti d'America. O, meglio ancora, del complesso militare industriale che finanzia sia i repubblicani che i democratici.

Come pensi che il governo italiano si porrà in questa situazione?

Le aspettative che il governo si possa porre in maniera diversa rispetto a quella degli Stati Uniti d'America sono poche ma vedremo. Attenderemo se uscirà una dichiarazione anche da parte del governo Meloni, ma i fatti portati avanti in questo anno e mezzo non ci lasciano ben sperare.

Invece la Schlein?
Neanche, perché non mi risulta che abbia detto qualcosa finora Partito Democratico. Se non in occasione dell'arresto del fondatore di Wikileaks, nell'aprile del 2019 quando una certa deputata di nome Lia Quartapelle fece un'interrogazione parlamentare se non ricordo male all'allora ministro degli esteri Enzo Moavero in cui si chiese se la posizione del Movimento 5 Stelle a favore di Julian Assange corrispondesse a quella istituzionale del ministro Moavero. Movimento 5 Stelle che allora era componente maggioritaria del governo cosiddetto gialloverde. Questa è stata la presa di posizione più alta che ha avuto la sinistra in questi anni su Assange. Questo però è ben diverso da quanto concerne gli ambiti istituzionali più bassi, dove in alcune occasioni abbiamo visto consiglieri comunali del Pd che hanno anche appoggiato mozioni a favore della cittadinanza onoraria di Julian Assange.

Giorgia Meloni e Elly Schlein
Giorgia Meloni e Elly Schlein

Ma quindi sei deluso dalla Schlein?

Noi valutiamo i fatti e i fatti di questi personaggi finora non li abbiamo visti.

Come mai manifesterete a Milano?

Noi oggi pomeriggio manifesteremo a Milano come nostra consuetudine davanti al consolato britannico in piazzale dei Liberty. La manifestazione l'abbiamo lanciata ieri, chiedendo subito i permessi a prescindere dall'esito.

Sai come sta Assange? Dato che non si è presentato e che la moglie dice che sta morendo in carcere…

Questa persona ha vissuto 7 anni presso l'ambasciata ecuadoriana a Londra e ormai 5 anni presso il carcere di Belmarsh. Il relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura Nils Melzer, insieme allo staff dei medici che lo ha seguito, ha constatato che subisce una tortura psicofisica costante da anni e anni. Di conseguenza lo stato di salute sia fisico che mentale di Julian Assange è molto precario. Ha avuto anche un piccolo ictus nell'autunno del 2021 ed è all'interno di un carcere dove non raramente avvengono suicidi e omicidi.

Rischiamo un altro caso come quello di Navalny?

Non vediamo analogie tra Assange e Navalny per quanto riguarda il ruolo svolto all'interno del mondo dell'informazione. Speriamo che Assange non muoia come è morto Navalny. Anzi, non vorremmo che Assange faccia la fine di Gonzalo Lira o di Andrea Rocchelli. Gonzalo Lira è un giornalista statunitense che è stato ammazzato nelle carceri ucraine, Andrea Rocchelli è un giornalista italiano che ha trovato la morte in Ucraina nel 2014 dopo due mesi dall'inizio della guerra.

Ci puoi spiegare l’attività del vostro comitato a favore di Assange?

Il comitato nasce all'indomani dell'arresto di Julian Assange. Siamo stati il primo comitato in Italia a manifestare per la sua liberazione siamo nati il 12 aprile 2019 quando abbiamo fatto il primo presidio davanti al consolato britannico di Milano. Abbiamo simpatizzanti più o meno in ogni regione d'Italia. Siamo in contatto con lo staff della moglie di Julian Assange, Stella Assange; infatti, abbiamo coordinato la manifestazione del cosiddetto giorno X del 20 febbraio a livello internazionale con lo staff di Stella.

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