Nel giorno dell’annuale conferenza stampa della presidente del Consiglio Giorgia Meloni, organizzata dal Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti e dall’Associazione Stampa Parlamentare, saranno diversi gli argomenti di cui si continuerà a parlare. La premier, affiancata da esponenti di spicco come il ministro della Giustizia Carlo Nordio, il sottosegretario all’Informazione ed Editoria Alberto Barachini, e figure istituzionali tra cui Margherita Cassano, Luigi Salvato, Valentina Grippo e Carla Garlatti, di fronte a 160 giornalisti accreditati, con 40 domande selezionate tramite sorteggio tra 95 richieste, di cui quattro riservate a testate estere come The Times e Rossiya Segodnya, risponderà al fuoco incrociato delle questioni più scottanti. L’incontro, atteso come un momento chiave per fare il punto sul lavoro del governo, è particolarmente significativo data la relativa rarità delle conferenze stampa della Meloni rispetto ai suoi predecessori. Tra i temi previsti, la recente approvazione della legge di Bilancio e questioni urgenti come la liberazione della giornalista Cecilia Sala, promettono di catalizzare l’attenzione del pubblico e dei media. Ma non mancherà la vicinanza a Elon Musk e all'affaire Starlink per le telecomunicazioni.
Restando su Starlink, il sistema di satelliti ideato da SpaceX, sta generando un acceso dibattito in Italia. Il governo Meloni si è espresso favorevole all’implementazione della rete di internet satellitare, mentre le opposizioni hanno sollevato preoccupazioni. La questione pone interrogativi su necessità tecnologiche, impatti economici e politici. Starlink è una costellazione di satelliti a bassa orbita (LEO) progettata per fornire connessioni internet ad alta velocità in aree rurali o poco servite dalle reti tradizionali. Con oltre 5mila satelliti già in orbita, il progetto punta a garantire copertura globale, offrendo una velocità di connessione che può superare i 100 Mbps e una latenza ridotta rispetto ai tradizionali sistemi satellitari geostazionari. Il governo italiano ha espresso un chiaro appoggio all’introduzione di Starlink. Il Ministro per l’Innovazione Tecnologica, Alessio Butti, ha dichiarato che il sistema rappresenta un’opportunità per superare il digital divide, in particolare nelle aree interne e montane. L’Italia, con la sua conformazione geografica complessa, presenta zone dove le infrastrutture tradizionali di telecomunicazione sono difficili e costose da implementare. Starlink potrebbe offrire una soluzione immediata e scalabile, garantendo un’inclusione digitale fondamentale per cittadini e imprese. Inoltre, il governo evidenzia come l’adozione di tecnologie innovative possa rafforzare la resilienza delle comunicazioni nazionali, un tema cruciale in uno scenario geopolitico instabile. Le opposizioni si sono mostrate scettiche, sollevando interrogativi sull’effettiva necessità di Starlink nel contesto italiano. L’Italia, sottolineano, ha già investito miliardi di euro nel Piano Nazionale Banda Ultra Larga (PNBUL), con l’obiettivo di garantire connessioni in fibra ottica su tutto il territorio. Affidarsi a una soluzione esterna, come Starlink, potrebbe rappresentare un passo indietro rispetto alla strategia nazionale di digitalizzazione e infrastrutturazione. Inoltre, le opposizioni mettono in dubbio l’impatto economico e ambientale del progetto. I costi per gli utenti finali di Starlink sono ancora elevati rispetto ad alternative terrestri. Sul piano ambientale, la proliferazione di satelliti è fonte di preoccupazione per il rischio di collisioni e l’inquinamento luminoso, con possibili ripercussioni sull’osservazione astronomica.
In definitiva, l’Italia ha bisogno di Starlink? La risposta dipende da una valutazione complessiva delle condizioni attuali. Da un lato, il digital divide è una realtà in diverse aree del Paese. Sebbene il Piano Nazionale Banda Ultra Larga abbia prodotto progressi significativi, restano ritardi nell’implementazione della fibra ottica in zone remote. Starlink potrebbe offrire una soluzione transitoria in attesa del completamento delle infrastrutture terrestri. Dall’altro, l’Italia deve considerare la sostenibilità economica di un sistema che prevede costi di abbonamento superiori alla media delle offerte tradizionali. Inoltre, l’adozione di tecnologie satellitari deve essere bilanciata con l’impegno a potenziare le infrastrutture nazionali. Il dibattito su Starlink riflette una tensione tra innovazione e strategie di sviluppo a lungo termine. Se da un lato è vero che l’Italia ha bisogno di soluzioni rapide per colmare il digital divide, dall’altro è fondamentale valutare con attenzione l’impatto di tali scelte su economia, ambiente e politica industriale. Il governo dovrà chiarire come intende integrare Starlink nella strategia digitale nazionale, mentre le opposizioni avranno il compito di vigilare su trasparenza ed equità nell’adozione di questa tecnologia.