Cecilia Sala è libera, è tornata mercoledì 8 gennaio 2025 in Italia in aereo. Ad aspettarla il suo compagno, Daniele Ranieri. Un’occasione sobria, di pura felicità, come doveva essere, qualche stretta di mano – come quella a Giorgia Meloni – e qualche dichiarazione. Rilascio inatteso per lei, che solo il giorno prima era stata trasferita in una cella doppia, non più in isolamento dunque, e le erano stati restituiti gli occhiali. Gesto liberticida tanto quanto il carcere, di oscurantismo che assume i tratti materici di un’unica negazione: la possibilità di leggere. Poi glieli hanno ridati, insieme a un romanzo di Haruki Murakami, Kafka sulla spiaggia (in Italia pubblicato da Einaudi). Lei sente al telefono Daniele e gli dice: “Compralo anche tu, così lo leggiamo insieme, a distanza”. Non è il tentativo di normalizzare quella cattività indecente, che l’ha giustamente terrorizzata, ma un modo di cristallizzare il momento; non è la solitudine che combatti, leggendo a distanza, ma la disumanizzazione. Penso dunque sono, cioè leggo – il più delle volte. Ma di cosa parla Kafka sulla spiaggia? Paradossalmente, proprio di questo.
Kafka Tamura, un ragazzo quindicenne, scappa di casa per sfuggire a una profezia oscura pronunciata da suo padre: un destino edipico che prevede che Kafka ucciderà il padre e dormirà con la madre e la sorella. Kafka si rifugia in una biblioteca nella città di Takamatsu, dove viene accolto da Oshima, un bibliotecario gentile e colto, e dalla direttrice della biblioteca, Miss Saeki, una donna enigmatica che porta con sé un passato segnato dalla tragedia. Satoru Nakata è un anziano con un passato traumatico: durante la Seconda Guerra Mondiale ha subito un incidente inspiegabile che lo ha lasciato incapace di leggere o scrivere ma ora è dotato di poteri sovrannaturali, come la capacità di parlare con i gatti. Nakata vive una vita semplice ma si ritrova coinvolto in eventi straordinari quando uccide un uomo misterioso chiamato Johnnie Walker per proteggere dei gatti. Dopo questo evento, Nakata intraprende un viaggio per chiudere una porta spirituale che sembra collegare il mondo reale a un’altra dimensione. Sono due protagonisti isolati chiusi, apparentemente, in due trame isolate. In due celle. Il primo prova a muoversi contro il suo destino, il secondo si reinventa perché le leggi della natura, e quindi le leggi della magia, lo impongono. L’anziano Satoru Nakata non riesce più a leggere o scrivere, la guerra gli ha tolto i suoi occhiali (la cui carica simbolica è data, una volta per tutte, proprio da Kant; occhiali sono la tua visione sul mondo, il tuo punto di vista, la tua mentalità, la struttura stessa del tuo atto conoscitivo). Ma parla con i gatti, agendo nell’impossibilità. “Compralo anche tu, così lo leggiamo insieme, a distanza”. Sono tentativi, entrambi, di superare le barriere, di andare oltre, di riappropriarsi di qualcosa che si reputa normale. Parlare, comunicare, violare quella condizione imposta di isolamento.