L’odore di letame degli allevamenti è un problema, e recentemente abbiamo scoperto che il ministro dell’agricoltura, Francesco Lollobrigida, lo conosce piuttosto bene (non solo, da quanto dice pare che in realtà lui lo trovi piuttosto gradevole), a differenza di noialtri giornalisti che, sempre da quanto dice il ministro, siamo “cresciuti a champagne nei salotti delle redazioni”. Tuttavia, champagne o meno, l’odore di letame resta, e anche fosse gradevole, rimane senza soluzione il problema dell’inquinamento degli allevamenti, e in modo particolare di quelli intensivi. Solo pochi giorni fa il programma di Rai 3 Report aveva lanciato un servizio, all’interno della puntata Profumo d’Oriente, riguardante l’uso del Quick2, una miracolosa invenzione del Daiso KET Institute che, se applicata, pare essere in grado di risolvere tutte le questioni legate all’inquinamento degli allevamenti (e alla puzza dei loro liquami). Ma cosa caz*o quindi questo Quick2? Facciamo un passo indietro.
Il Daiso KET Institute è un importante ente di ricerca giapponese che, come riportato dal presidente Shinya Kanno proprio a Report, negli ultimi anni ha sviluppato una serie di ricerche nel campo del riciclo delle sostanze agricole, fra cui, ovviamente, anche letame e liquami, in collaborazione con il governo regionale di Hokkaido. I loro studi (e in particolare quelli del signor Kanno) hanno quindi prodotto la creazione del Quick2, una sostanza che si presenta in forma liquida giallo ocra e che, se aggiunta ai liquami degli allevamenti, è in grado di cambiarne la struttura chimica, eliminando i fastidiosi (ma forse non per tutti) odori, e depurando l’aria. Insomma, un’invenzione dalle potenzialità straordinarie oltre che estremamente promettente, dato che, se applicata in maniera efficace, potrebbe rappresentare una vera svolta nel settore agrario, oltre a limitare lo smog e la polluzione dell’aria.
Attualmente, il Quick è già in uso in 150 fattorie nipponiche e inoltre, il Giappone sta facendo massicci investimenti per ampliarne l’applicazione a tutto il Paese, oltre al piano di esportarlo anche nel resto del mondo. A questo proposito, proprio l’Italia, insieme a India e Malesia, è stata indicata dal signor Kanno, fra i Paesi dove hanno tentato di esportare il Quick2. Peccato che, dopo aver contattato i rappresentati del governo e delle regioni italiane, siano rimasti inascoltati e che nessuno si sia infine dimostrato realmente interessato al progetto. Insomma, un vero peccato! A questo punto però, vien da chiedersi: ma il ministro dell’agricoltura Lollobrigida, tanto interessato all’odore di letame, lo sa di questa invenzione?
Il signor Kanno ha detto di essere rimasto inascoltato anche a causa della ferma opposizione da parte delle grandi aziende produttrici di fertilizzanti per allevamenti e da alcune associazioni di allevatori, che forse nell’uso del Quick2 non avrebbero granché da guadagnarci. L’intermediario e partner italiano del Daiso KET Institute, l’imprenditore friulano Piero Comino, ha poi detto di fronte ai microfoni di Report, di aver tentato di mettersi in contatto, almeno fino al 2022, con i rappresentanti di Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, Toscana, Campania e Lazio, oltre ad aver cercato anche l’appoggio di alcune grosse aziende di allevamenti intensivi. Tutto invano. Tutto finito nell’assoluto e tombale silenzio. Ma chi decide dunque? Forse converrebbe che il ministro si rinfrescasse un po’ le idee, oppure ci toccherà restare nella solita valle d’inquinamento (e puzza), oltre al rischio di dover pagare 2 miliardi di euro di multa per le continue violazioni dell’Italia rispetto ai limiti delle soglie d'inquinamento europee.