Lei, Giorgia Vasaperna, ammette di voler parlare della sua esperienza personale, perché non si sente abbastanza competente. Parla della sua paura per il futuro, della scelta di non volere figli per paura di consegnarli a un mondo che presto li divorerà. I continui eventi metereologici estremi sembrano suggerire che quel futuro di cui tanto si parla non ci sarà. E arriva la domanda al ministro Pichetto Fratin: “Parlate di 2030, 2050, obiettivi che sinceramente sento lontani, lei non ha paura per i suoi figli, i suoi nipoti?”. È semplice disfattismo? Un pessimismo, per così dire, di moda? No, e lo spiega direttamente la ragazza: “Non mi permetterei mai dati che non conosco, o fare domande che non posso porre. Io le confesso ministro che ho molta paura per il mio futuro. Io personalmente soffro di eco-ansia e alle volte penso che non ho un futuro, perché la mia terra brucia”. Ma cos’è l’eco-ansia, il timore dovuto ai disastri ambientali che si sta diffondendo sempre di più?
Che cos’è l'eco-ansia?
L’eco-ansia è una visione estrema che coinvolge sempre più ambientalisti e individui della Generazione Z ed è provocata principalmente dall’idea che il mondo sia ormai scivolato in una condizione ambientale irreversibile, tanto che persino dei piccoli gesti possono avere un peso incredibile nel peggiorare le cose. Una mamma al New York Times ha parlato, per esempio, dei sensi di colpa che prova ogni volta che cambia il pannolino al figlio e i sentimenti di insicurezza e timore sono tanto radicati che a dare l’allarme in Italia è stato anche l’Ordine degli psicologi delle Marche. Come spiega la presidente dell’Ordine Katia Marilungo, “oggi questi episodi irrompono nella vita quotidiana di ciascuno di noi portando a sentirsi vulnerabili e suscettibili, di avvertire di non avere il controllo della propria vita, con una generale tendenza alla tristezza”. L’eco-ansia non è ancora stata classificata come vero e proprio disturbo, nonostante molte pubblicazioni scientifiche ormai ne stiano parlando. Già nel 2017 una prima definizione arrivava da un paper dell’American Psychological Association; si tratterebbe della “paura cronica per il disastro ambientale”.
Chi la prova?
Stando ad alcune indagini, alcune delle quali pubblicate sul Lancet Planetary Health, le persone maggiormente interessate da questo sentimento di paura cronica sono i giovani, le donne e le popolazioni indagine, spesso legate al proprio ambiente e alla propria terra. Si tratta sicuramente di una condizione di instabilità emotiva lontana dalla percezione degli adulti. È indicativo che proprio Greta Thunberg, al Friday for Future del 2018, criticò l’approccio paternalista dei politici nei confronti delle nuove generazioni dicendo: “Gli adulti continuano a dire di avere il compito di dare ai giovani la speranza. Ma non voglio la vostra speranza, voglio che andiate nel panico”. Certamente l’eco-ansia si lega dunque a fasce di popolazioni toccate maggiormente dall’idea di un futuro incerto o spaventate dallo stato di salute della terra, soprattutto in zone meno industrializzate che già da anni sono costrette a sopportare, oltre agli incendi e alla siccità, la quasi totale indifferenza delle istituzioni. Un altro aspetto indicativo potrebbe essere legato alle cosiddette “epistemologie del sud”, ovvero quegli approcci anche politici che tendono a considerare la visione del mondo tipicamente occidentale come una delle tante, privilegiando quello che è stato definito un approccio “anti-colionalista” alla conoscenza (anche) scientifica. In questo senso, la reazione di spavento e panico sembra essere legata spesso alla convinzione che sia proprio il modello occidentale il meno adatto per il futuro, tanto da spingere molti gruppi di attivisti a sostenere battaglie per la “decrescita felice” o il ritorno a standard di vita meno consumistici e veloci, in comunione con l’ecosistema.
Quanti ragazzi soffrono di eco-ansia?
Secondo le stime dell’APA (l’American Psychological Association), i due terzi dei giovani americani soffrono di eco-ansia, mentre uno studio del Lancet ha mostrato come l’84% degli individui tra i 16 e i 25 anni provi paura per il futuro a causa della crisi climatica. In Italia, secondo lo studio EY Future Consumer Index della società di consulenza Ernst&Young, il 74% della popolazione avrebbe questo genere di preoccupazioni, contro il 64% della media europea. Se si guarda solo ai ragazzi, gli italiani sarebbero, insieme agli inglesi, i più preoccupati di Europa. Da un vasto sondaggio organizzato prima della conferenza Youth4Climate di Milano su un campione di 700mila ragazzi, emerge infatti come l’86% dei giovani italiani soffri di eco-ansia.