La pandemia di Covid è finita, almeno in Europa, è i livelli di allarmi sembrano sia tornati al 2019. Ma le cose potrebbero tornare a complicarsi? Dalla Cina, che negli ultimi mesi ha allentato le misure anti-Covid, avendo preferito adottare una politica di zero contagi molto ferrea, arrivano notizie che preoccupano persino l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms). I giornali taiwanesi parlano di un vero e proprio allarme sanitario che confermerebbe l’alert di ProMed, il portale che monitora i rischi pandemici in tutto il mondo. L’avviso parlava di “polmonite non diagnosticata” e le prime testimonianze da Pechino confermano il ricovero di molte persone, soprattutto bambini, con noduli polmonari e febbre alta. Nonostante non siano ancora arrivate conferme istituzionali, i media asiatici si sono concentrati principale su due metropoli, Pechino e Liaoning. Molte scuole, in queste città, avrebbero le classi dimezzate e l’allarme si estende in generale a tutot il nord del Paese.
Così l’Oms ha fatto richiesta ufficiale alla Cina per avere delucidazioni sul caso, mentre invita la popolazione ad assumere atteggiamenti precauzionali per evitare la diffusione di malattie respiratorie. In un post su Twitter dell’Oms si legge: “L'Oms ha avanzato alla Cina una richiesta ufficiale per informazioni dettagliate su un incremento di malattie respiratorie e i casi di polmonite fra in bambini”. Anche l’epidemiologo Eric Feigl-Ding, tra gli esperti che hanno seguito da vicino la situazione del covid in Cina, ha rilanciato l’allarme sui suoi canali. Il medico e ricercatore statunitense ha condiviso foto e video di bambini ricoverati e ha suggerito che potrebbero trattarsi di casi di mycoplasma pneumoniae o di polmonite ambulante, come suggerisco anche dall’agenzia americana Bloomberg. In generale, come sembra sospettare anche l’Oms, la nuova ondata di ricoveri potrebbe essere legate a malattie comuni dell’apparato respiratorio, legate per esempio la virus respiratorio sinciziale (Rsv), o a nuovi focolai di Sars-Cov-2.
Tuttavia, a preoccupare, ancora una volta, è la trasparenza cinese. Al di là del tipo di malattia e delle conferme che potrebbero arrivare, la questione rischia di ricordarci il passato recente e l’inizio, nel 2019/2020, della pandemia di Covid-19. Proprio ProMed, ai tempi, diede l’allarme, e come spiegato e dimostrato dal giornalista di inchiesta Fabrizio Gatti nel suo L’infinito errore. La storia segreta di una pandemia (La Nave di Teseo, 2021), la dittatura cinese fece di tutto per reprimere non solo il dissenso nel corso del biennio successivo, ma fin dall’inizio, ritardando così anche i possibili interventi. La richiesta di chiarimenti, quindi, sembra essere dovuta. Molti medici contattati dal Daily Mail hanno espresso la loro preoccupazione, ricordando anche le difficoltà nel ricevere dalla Cina informazioni attendibili ai tempi del Covid. Per la direttrice del Pandemic Center della Brown University School of Public Health, Jennifer Nuzzo, dovremmo “mantenere tutti i Paesi sullo stesso standard” di trasparenza, riferendosi ai casi di silenzio cinese nel 2003 (con la Sars) e proprio nel 2019.
Si aggiunge, di conseguenza un ulteriore problema. Dopo una tensione durata mesi, il governo cinese avrebbe raggiunto una tregua con gli Stati Uniti di Joe Biden. Il 15 novembre, il Presidente Usa ha incontrato il suo corrispettivo cinese, Xi Jinping, a San Francisco e il dialogo era stato definito “costruttivo” (nonostante Biden abbia dichiarato di considerare ancora il leader comunista un dittatore). Questa “pace” provvisoria rischia di essere minata da un nuovo allarme pandemico e dalla mancanza di collaborazione delle autorità cinesi?