Tana libera tutti in Cina. Il governo, dopo le numerose proteste contro la strategia “zero covid”, apre tutto e sul Global Times parla della gioia dei cittadini cinesi per la virata del governo. Una gioia «presunta», così la definisce Fabrizio Gatti, che ci ricorda che nessuna informazione divulgata dal regime può essere data per vera in modo netto. Lui, uno dei maggiori giornalisti d’inchiesta italiani, per anni collaboratore de L’Espresso e oggi Direttore editoriale approfondimenti di Today.it, vincitore del premio alla carriera “John Fante”, per i suoi numerosi lavori e per aver scritto tra l’altro, secondo la scrittrice Melania Mazzucco, «l’Odissea dei migranti del XXI secolo», il capolavoro Bilal del 2007. Ma in questi anni ha chiuso un’altra importante ricerca intorno alla pandemia, raccolta nel libro L’infinito errore (La Nave di Teseo, 2021), 600 pagine fitte di documenti, storie e rivelazioni che ricostruiscono come sono andate realmente le cose fin dall’inizio della Pandemia (e prima). Lo intervistiamo nuovamente, per chiarire l’attuale situazione e cosa potremmo fare per evitare un ritorno ai giorni della Pandemia.
Come sono passati in Cina da una politica “zero covid” al via libera su viaggi e uscite?
Nel giro di una nottata, di fronte alle proteste di una piazza in una situazione che dal punto di vista dell’ordine pubblico non sembrava più gestibile, il regime ha deciso di passare alla strategia opposta, quella del liberi tutti. Dimenticando, in realtà, che esistono dei passi intermedi, data l’alta circolazione del virus in Cina, e che, ugualmente, esistono degli obblighi nei confronti della comunità internazionale. Obbligo che, ancora una volta come tre anni fa, la Cina sta clamorosamente violando.
C’è chi vede nell’ondata di positivi il disastro della strategia di lockdown. Ma un elemento che sembra aver fatto la differenza è in realtà il vaccino cinese, diverso da quello usato in Europa e in America.
La relativa normalità che il mondo occidentale sta vivendo la deve all’invenzione di nuovi vaccini che si sono dimostrati efficaci, più il fatto che la popolazione guarita ha un’ulteriore protezione immunitaria. Questi elementi hanno creato un’immunità elevata che mantiene alta l’attenzione sull’infezione ma riduce le conseguenze del covid nella vita di tutti i giorni. In Cina si è deciso di fare in modo autarchico, come tipico dei regimi comunisti, appoggiandosi su propri vaccini e su proprie campagne. I vaccini non hanno funzionato, e si sa, per quanto le informazioni siano comunque risicate, che l’efficacia era molto più bassa rispetto ai vaccini a mRNA. In più non sono stati predisposti i richiami e, inoltre, la vaccinazione non è arrivata su tutto il territorio. La pandemia, è evidente, è stata affrontata attraverso continui lockdown che hanno mantenuto la popolazione estremamente suscettibile. Si tratta anche di capire se quello che sta accadendo in Cina sia dovuto a nuove varianti che magari potrebbero aggirare anche i nostri vaccini. Da qui il grande allarme che la situazione attuale impone, tra l’altro proprio in questi giorni che sono gli stessi in cu iniziò la pandemia, quasi come se fosse una macabra ricorrenza.
Dopo le prime ore di arrivi in aeroporto si è scelto di introdurre il tampone obbligatorio. Crede che questo potrebbe bastare o si rischia di ritornare ai primi mesi di pandemia?
Credo che di fronte all’arroganza dimostrata dal regime cinese anche in questa situazione, che addirittura sostiene che la pandemia in Cina non abbia provocato vittime, a parte le 5mila iniziali, la risposta della comunità internazionale dovrebbe essere la chiusura totale. Esattamente come la Cina ha fatto nei confronti del resto del mondo in questi tre anni, in cui le persone venivano sottoposte a tampone e a quarantena preventiva obbligatoria a carico della persona che arrivava in Cina. Questo è il momento meno adatto per aprire al traffico turistico. Ma il grosso problema non è la Cina, quanto l’Unione Europea e la Commissione europea stessa. Ci sono governi che non hanno nessuna intenzione di imporre restrizioni preventive dal punto di vista sanitario.
Perché l’Europa è così tollerante con la Cina?
Ci sono sicuramente dei motivi economici. Abbiamo visto subito come l’Ambasciata francese a Pechino abbia dato il benvenuto ai turisti cinesi che vorranno andare in Francia. L’Europa, purtroppo, è legata a doppio filo – tanto quanto lo era con la Russia per il gas – con il mercato e la produzione cinesi. Ma qui non si tratta di parlare in generale di economia. Si tratta di avere un rapporto alla pari con un regime che si dimostra brutale nella repressione del dissenso e che pretende di imporre la propria linea anche al mondo esterno. Si tratta di essere severi e di avere autorità nei confronti del regime.
Il governo come sta lavorando di fronte a questi primi allarmi?
Nel governo italiano c’è il viceministro alle Infrastrutture, Galeazzo Bignami, che è stato il massimo esperto all’interno del Parlamento per quanto riguarda la Pandemia e la risposta mancata dell’Italia. Per quanto riguarda il rapporto tra Italia e Cina, direi che il governo si sia mosso in modo positivo in questi primi giorni. Ovviamente ogni restrizione va però presa con l’Europa, altrimenti è inutile. Possiamo applicare restrizioni ai voli diretti, ma se la Germania non applica queste stesse regole è chiaro che possono entra nell’area Schengen anche positivi.
Ma in queste ore si sta discutendo molto su un decreto che prevede il reintegro dei medici no vax, mentre il governo sta già spazzando via ipotesi di lockdown, nuovi green pass e obblighi vaccinali.
Grazie ai risultati delle campagne vaccinali e della diffusa immunità, credo che, sempre mantenendo alta la vigilanza, sia giusto tornare a un po’ di normalità. Ora, se il reintegro dei medici no vax comporta anche un silenzio sulla necessità di continuare la campagna di vaccinazione soprattutto delle persone fragili, questo sarebbe un grave errore. Se invece il governo intende riportare la vita nel Paese alla normalità, ovviamente oggi abbiamo visto che il costo sanitario di una vita senza il controllo del green pass è comunque sostenibile.
Ma riammettere i no vax in ospedale, in un contesto fragile, non può passare per una legittimazione di certe idee e della disinformazione circolata dal fronte degli scettici?
Guardi, credo che un Paese si dovrebbe occupare degli imbecilli fin tanto che quegli imbecilli costituiscono un pericolo. In un momento in cui la difesa immunitaria è molto bassa perché le campagne vaccinali non hanno raggiunto la maggioranza della popolazione, chi per scelta e non per ragioni mediche rifiutava il vaccino, era giusto venisse isolato. A distanza di tempo, l’imbecillità non può essere sanzionata a vita. Quegli imbecilli hanno diritto di tornare a vivere all’interno delle comunità. Ovviamente, se si dovessero ammalare in questa fase, sarebbero molto più esposti loro rispetto alle persone vaccinate. Chiaramente, d’altra parte, devono essere rispettate anche da loro quelle norme di protezione nei confronti dei pazienti. Se un medico no vax rifiutasse, per esempio, di indossare la mascherina, l’ospedale avrebbe la possibilità di sanzionare questi ulteriori comportamenti.
Quindi da questa scelta non deve passare una promozione delle idee no vax.
Io ritengo che la campagna no vax sia stata un grande ostacolo alla ripresa del Paese. Per fortuna la maggioranza degli italiani, ma anche dei cittadini europei, ha capito l’importanza del vaccino.
Alla luce di quanto fatto in Europa dal nuovo governo, crede che Giorgia Meloni possa far sentire la sua voce e spingere l’Unione verso prese di posizioni più rigide nei confronti della Cina?
Da europeo spero che anche l’Italia continui a far sentire la sua voce. È presto per esprimere un giudizio su quello che ha fatto il governo. Ritengo che l’atteggiamento e lo scontro con la Francia sia stato un grave errore, perché l’Europa si costruisce con il dialogo e non con le posizioni frontali. Speriamo che all’interno del governo prevalga quella visione europeista e non quella che isolerebbe il Paese e non sarebbe di aiuto né sulla questione cinese, né su quella dei migranti, né sui temi economici.