Nel novero dei giovani giornalisti italiani in ascesa, ultimamente, in maniera silenziosa ma costante, sta emergendo la figura della cronista bresciana di Libero Costanza Cavalli. Classe 1992, al quotidiano diretto da Daniele Capezzone e Mario Sechi si è di recente fatta notare per aver varato, assieme al secondo, il più recente podcast della testata degli Angelucci, "Il disordine delle cose – Chi siamo, chi non siamo e chi ci crediamo di essere”. Un format dinamico che vede la 31enne giornalista al fianco, da coprotagonista e non da comprimaria, a uno dei volti più noti del giornalismo italiano. Chiamato di recente alla guida della testata conservatrice destinata a diventare la “capitana” del polo editoriale di centrodestra, dopo l’esperienza alla guida dell’Agi e il transito a Palazzo Chigi come portavoce di Giorgia Meloni.
Ascoltando “Il disordine delle cose”, che Libero sottolinea essere stato ideato tanto da Sechi quanto da Cavalli, si nota il tentativo di portare avanti un racconto sociale, economico e storico attraverso gli oggetti più utilizzati o simbolici della nostra quotidianità. La puntata più recente, un’intervista all’ex direttore generale della Banca d’Italia Salvatore Rossi sull’oro, sul quale l’attuale presidente di Tim ha scritto un libro, ne è l’esempio. E dalle prossime puntate capiremo se il podcast potrà essere la vetrina di lancio della giornalista che è al fianco di Sechi. La cui ascesa come cronista non inizia oggi ma, nel pur rumoroso battage che spesso attraversa Libero per i suoi titoli e il suo stile, ha già acquisito consensi bipartisan. Cavalli nasce a Brescia nel 1992 e ha la sua formazione tra le lettere e la musica. Laureata all’Università Cattolica di Milano in Lettere Moderne e diplomata in arpa al Conservatorio, ha iniziato a scrivere proprio di musica e arte sulle colonne di Panorama tra il 2016 e il 2017 e proprio nel 2016, a soli 24 anni, ha pubblicato la sua prima opera letteraria, Fuoco verde. Un romanzo edito da San Paolo su una figura complessa della storia del mondo cristiano: la mistica Ildegarda di Bingen. “La ritengo un personaggio incredibile”, commentava allora la Cavalli parlando con Famiglia Cristiana. La figura della mistica che consigliò prima e accusò poi Federico Barbarossa per la sua lotta col papato per la nomina dei vescovi, per Cavalli, "ci fa capire che in fondo noi donne di questa epoca soffriamo un po’ di una sindrome da accerchiamento. Perché già nel 1100 c’erano donne libere".
Negli anni successivi, a Libero, Cavalli ha parlato di politica, attualità, economia. Il 23 gennaio 2019, fatto poco noto, era suo l’articolo sulle statistiche dell’aumento del numero di omosessuali in Italia che suggerì a Vittorio Feltri e Pietro Senaldi l’infelice accostamento tra dati economici e dati sociali: “Calano fatturato e Pil, ma aumentano i gay”, scrisse la testata quel giorno. Ebbene, Claudio Finelli su Gay News, quel giorno commentò il titolo scrivendo che “suggerisce al lettore medio una possibile responsabilità delle persone Lgbt e delle loro legittime rivendicazioni esistenziali rispetto alla crisi economica in corso” ma separò le responsabilità dei titolisti da quelle dei cronisti, aggiungendo che il titolo fosse “ingeneroso anche nei confronti dell’articolo di Costanza Cavalli, attenta editorialista del quotidiano, che ha analizzato i dati forniti dall’Ons relativamente all’aumento di individui che si definiscono omosessuali e ha riportato in maniera corretta le dichiarazioni del caporedattore di Gaynews, Francesco Lepore, e del sociologo Raffaele Lelleri, che hanno messo in luce quanto il fenomeno sia legato all’apertura di nuovi spazi di libertà e all’avanzamento dei diritti civili”. Una solidarietà bipartisan dunque per una giornalista che nel suo profilo Twitter, fermo dal 2021, ha tra gli ultimi post un retweet della testate della Gauche francese, Liberation, sul Covid-19. E che negli anni ha parlato più per articoli che per post e stories. Un trend in controtendenza rispetto a quello di molti giornalisti e comunicatori. Non sappiamo nemmeno come si sia risolta la vicenda che, nel luglio 2021, vide Vittorio Feltri scendere in difesa di Cavalli quando annunciò pubblicamente il suo licenziamento ad opera di Alessandro Sallusti, appena arrivato a Libero, scrivendo: “Costanza Cavalli, brillante e colta cronista di Libero è stata licenziata. Ovvio. I giornalisti bravi vanno cacciati, quelli scadenti hanno il posto fisso. Questa è la regola nuova”. Cavalli sarebbe rientrata nel round di licenziamenti in cui perse il posto Azzurra Barbuto, che ha agito legalmente contro la testata. Ma da allora è rimasta al suo posto scrivendo e continuando a firmare articoli.
Tra interviste a politici e fondi di commento sulle dinamiche politiche, spicca una venatura di irriverenza verso le linee politiche della testata che, lo ricordiamo, è il sale del giornalismo di qualità e non un suo condizionamento nelle trame del suo programma tenuto su LiberoTv, “La Piccola Mela”, ove ha raccontato realtà che vanno dal mondo del cricket italiano alle storie delle aziende che producono farina di grillo e proteine da insetti. Anatema per la destra italiana del “sovranismo del parmigiano”. Ma l’irriverenza è parte della prospettiva di un giornalismo attivo che parte dei contenuti. E se Chiara Cavalli continuerà su questa strada potremmo dire che, avendo ben cominciato, è a metà dell’opera.