Sarà che sono troppe occupate a difendere il diritto di Vic De Angelis dei Maneskin a mostrare i capezzoli su Instagram. Magari davvero non sanno resistere agli outfit così "iconici" della Regina Elisabetta postandoli ossessivamente in memoria della sua recente scomparsa e "Get the London look". Siamo tutti così concentrati a sperticarci in reel e post di estremo cordoglio per la morte della sovrana d'Inghilterra che addirittura le femministe da social si son scordate di fare il proprio lavoro: ovvero rompere i maroni su qualunque questione possa riguardare la propria metà del cielo come parte lesa. E se una vera questione non c'è, inventarsela di sana pianta per fare caciara e sperare di accalappare nuovi adept...follower. Mentre gli appassionati di geopolitica hanno ripreso in mano i sussidiari delle elementari e snocciolano via Twitter nozioni su quanto sia stato brutto e cattivo il colonialismo britannico, le Avengers delle donne si riempiono i feed di tenerissimi corgi e cappellini buffi senza colpo ferire. Eppure una "questione" c'è eccome. E si chiama Diana Spencer. Ma non solo...
Il 31 agosto scorso è stato il 25esimo anniversario della morte di Lady Diana nell'arcinoto e tragico incidente stradale a Parigi sotto al Tunnel dell'Alma, insieme al fidanzato Dodi Al-Fayed. Forse è perché abbiamo ancora negli occhi le immagini dello splendido documentario Sky (in streaming anche su Now) The Princess che ripercorre, tramite lo sguardo incessante dei media, tutta la vita di Spencer da quando la Corona ha messo gli occhi su di lei. Magari è perché da sempre siamo innamorati della Principessa Triste. Sia come sia, se quella donna era così triste, c'era più di un perché. E ciascuno di questi "perché" comporta una serie di angherie da lei subite che oggi in molti definerebbero con una sequela di raccapriccianti termini in -ing. Diana purtroppo, però, non è una "survivor".
Partiamo dall'inizio: quando il Principe Carlo annuncia il fidanzamento ufficiale con lei, e quindi le imminenti nozze, è il 1980 e Spencer ha 19 anni. Il figlio della Regina era innamorato di Camilla Parker Bowles già da dieci anni, ma la loro relazione, stando allo stringente protocollo della Corona, non poteva diventare pubblica e sfociare in un faraonico matrimonio. Come mai? Perché Camilla Parker Bowles era definita dalla sovrana "una donna con un passato", ossia non era vergine. Ed era dovere morale del futuro re quello di sistemarsi una giovane illibata. Inoltre, Camilla era anche più vecchia di lui. Intollerabile.
E così andarono le cose: matrimonio nell'81, primo figlio - William - nell'82. Da lì, guerra fredda tra i regal coniugi posticci. Alla Corona serviva essenzialmente un utero giovane e in forze che potesse partorire un erede ed è stato scelto quello di Diana. Sbrigata la pratica, Spencer aveva svolto la propria mansione (di cui era al corrente?). Basti vedere come subito dopo il parto, le telecamere dei media britannici abbiano seguito i neo-genitori nel viaggio dall'ospedale fino a palazzo. Solo per filmare Carlo prenderne l'uscita appena riaccompagnati moglie e pupo a casa: doveva andare a giocare a polo. Curioso come, perfino all'epoca, perfino l'algida stampa britannica si lasciò sfuggire: "Comportamento peculiare per un uomo appena diventato padre".
Ed è in questo massimo disinteresse che la vita di Diana proseguì. Diventò anoressica, bulimica, riceveva rimbrotti a ogni apparizione pubblica perché i sudditi la amavano e questo metteva in ombra il futuro re. Il futuro re non ne era compiaciuto. Oltre a proseguire la relazione con Camilla, oggi sua legittima sposa e sovrana consorte, detestava la giovinezza della donna che la Corona gli aveva rifilato per moglie: la rimbrottava, insieme alla stessa Regina, per gli outfit, per i sorrisi, per le strette di mano e i saluti ravvicinati alla gente. Prima di lei, mai nessun membro della Royal Family si era spinto a "toccare" un plebeo del volgo. Questione di etichetta.
Insomma, Diana stava male fisicamente e psicologicamente. Ma questo non è mai stato un problema della Corona. A meno che non accadesse in pubblico. Una volta svenì durante un evento e lì Carlo, stando ai racconti di Lady D si accorse di lei. Appena riavutasi le disse: "E anche questa volta hai trovato il modo di prenderti la scena...".
Diana, per decisione della sovrana che la "scelse", fece questa vita dai 19 ai 33 anni, quando finalmente riuscì a divorziare da Carlo (grazie al nulla hosta della Regina che, nonostante tutto, si è fatto attendere parecchio). Due anni dopo, 1997, morì. Ci sarebbe già così abbastanza materiale per scatenare l'indignazione di tutte le nazi-fem da social. Come di tutti quelli che, ancora nel 2020, hanno imbrattato la statua di Indro Montanelli richiendone la rimozione dai giardini di via Palestro a Milano perché "razzista" e "stupratore". Da giovane soldato in Abissinia, aveva accettato una "sposa-bambina", cosa sicuramente orrenda ma perfettamente nella norma per l'epoca. "Erano altri tempi", però, in questo caso non fu una "scusa" valida. Come la stessa cancel culture di ispirazione femminista che, pur non esistendo, vorrebbe che tutti noi smettessimo di guardare film di Roman Polanski o Woody Allen per via delle loro condotte non sempre cristalline nei confronti delle donne. Per usare un eufemismo, sia chiaro.
Perché gli anni Venti del 900 sono percepiti oggi di stringente attualità mentre le tradizioni barbare degli '80 vengono condonate senza colpo ferire? Non troviamo una risposta sensata. Forse perché non esiste e siamo semplicemente davanti a un cortocircuto. E allora, per concludere, rilanciamo: chi era il "figlio prediletto" tra i quattro rampolli sfornati dalla Regina? Il Principe Andrea, suo secondo maschio dopo Carlo.
Come ricorderete, Andrea è rimasto coinvolto in una infinitesimale bega legale: lo scandalo Epstein. Jeffrey Epstein è stato per tutti gli anni Novanta e Duemila il miglior amico dei potenti della Terra: organizzava per loro, da Clinton a Trump, festini a base di minorenni "disponibili". Le voci giravano da ben prima che il caso scoppiasse definitivamente, la Regina, nonostante le insistenze degli altri membri della famiglia reale, non ha mai acconsentito ad allontanare Andrea da palazzo. Nonostante, nel tempo, si fosse ben fatto la reputazione di stupratore e pedofilo seriale.
Nel 2016, il bubbone è esploso senza possibilità di mettergli argine. Questo grazie alle accuse di una delle vittime, Virginia Giuffre che accusò il principe Andrea di averla ripetatuamente violentata quando ancora minorenne. Non si andò a processo grazie a un patteggiamento milionario (dai 7 ai 12 milioni di sterline) e l'insurrezione di tutti i sudditi del Regno: quella cifra stellare era statapresa dalle casse di Stato, ovvero dalle loro tasse. Solo nel 2022, Elisabetta II si decide a revocare ufficialmente tutti i regal titoli al piccolo principe Andrea, oggi non più Altezza Reale ma semplice comune mortale. Se la Regina avesse fatto anche solo un plissé di fronte a questa indegna condotta del suo prediletto in un momento a caso dei 20 anni di reati sessuali e abusi da lui perpetrati in compagnia degli amichetti Richie Rich, non c'è dubbio che si sarebbero risparmiate parecchie sofferenze. Qui tutta la storia.
God save the Queen.