Potrebbe essere la svolta. Oppure solo l’ennesimo colpo di teatro nel caso di Chiara Poggi, uccisa a Garlasco il 13 agosto 2007. Dopo diciassette anni, si scava di nuovo. Letteralmente. I carabinieri hanno cercato l’arma del delitto nel canale vicino Tromello, il paese della nonna delle gemelle Cappa, cugine di Chiara. Lì dove, secondo una nuova e misteriosa testimonianza, sarebbe stato lanciato un borsone. E quel borsone potrebbe contenere l’oggetto che ha ucciso Chiara. E cosa è stato trovato al momento? Un martello. È questa l’arma del delitto? Ricordiamo che l’unico oggetto scomparso dalla villetta dei Poggi in via Pascoli è proprio un martello. Roberta Bruzzone, criminologa e volto noto del true crime italiano, ha commentato così i nuovi sviluppi: “Posso dire quello che accade normalmente in questi casi, questo tipo di modalità d’intervento si adopera quando ci sono già una serie di importanti elementi investigativi e in qualche modo si va abbastanza a colpo sicuro, per ottenere dei riscontri”. Le ricerche sono terminate verso le 19, e non andate avanti a oltranza. Motivo? Sapere già dove e cosa cercare. E forse quello che hanno trovato basta…


Ma il colpo di scena sarebbe tutto nel racconto di questo nuovo testimone. Che poi nuovo non è. Un uomo che, all’epoca dei fatti, era già adulto e oggi ha una sessantina d’anni. Un’informazione pesante mai prima di ora presa sul serio in considerazione: avrebbe visto una delle cugine gemelle di Chiara, Stefania Cappa, gettare qualcosa, un borsone, un oggetto, nel canale. Subito dopo il delitto. La Bruzzone non si sbilancia troppo, ma lascia intendere che la pista è considerata attendibile: “Lo scopriremo molto rapidamente perché la ricerca si focalizza su un sito specifico per quanto riguarda l'ipotesi dell'arma del delitto”. Tutto o niente. Se nel canale verrà trovato qualcosa di veramente importante, “il delitto di Garlasco sarebbe da riscrivere completamente”. Se invece non si troverà nulla, la criminologa chiosa con ironia amara: “Qualcuno potrebbe avere qualche mal di testa”. Chi? Non è difficile immaginarlo. Chi ha portato avanti l’inchiesta per anni, chi ha giudicato, e magari anche chi ha parlato troppo presto o troppo poco.

