Dopo l’apertura delle nuove indagini sul delitto di Garlasco, il giallo sulla morte di Chiara Poggi si infittisce ogni giorno di più e nuovi colpi di scena sembrano riscrivere la storia di uno dei casi più discussi nella storia della cronaca nera. Daniela Ferrari, convocata in caserma dai carabinieri, si è avvalsa della facoltà di non rispondere alle domande che gli inquirenti le hanno rivolto riguardo alla posizione di suo figlio, Andrea Sempio, attualmente indagato per l’omicidio della ventiseienne avvenuto il 13 agosto del 2007. Fin qui nulla di strano dato che il diritto di rimanere in silenzio è previsto dal nostro codice. Ma c’è di più. La madre di Andrea Sempio, infatti, è stata colta da un malore quando i carabinieri le hanno fatto un nome preciso, un certo signor Antonio, che in queste ore abbiamo appreso essere quello di un vigile del fuoco, oggi in pensione, che all’epoca era operativo a Garlasco, e che aveva conosciuto la signora Daniela in occasione di un corso sulla sicurezza tenuto in una casa di riposo presso la quale la donna lavorava. La domanda che tutti si stanno facendo in queste ore è sul motivo che può aver provocato un tale turbamento mentre il legale di Alberto Stasi, Antonio De Rensis, ha dichiarato ai media che la testimonianza di questo pompiere potrebbe essere fondamentale per far cadere l’alibi di Andrea Sempio. Perché il nodo di tutta la vicenda ruota sempre intorno a quel benedetto scontrino del parcheggio adiacente alla libreria di Vigevano, che Sempio ha conservato intatto per un anno proprio su consiglio della madre. Ma perché una persona del tutto estranea alla vicenda dovrebbe conservare la prova del fatto che non si trovasse nel luogo del delitto la mattina in cui è avvenuto? A ciò dobbiamo aggiungere le numerose contraddizioni e tutti i dubbi che circolano intorno a questo pezzetto di carta. Nella versione fornita dai congiunti di Sempio, il padre ha detto di aver rinvenuto lo scontrino in auto ma il modo in cui è stato conservato desta non pochi dubbi, se pensiamo che al momento della consegna era intatto e non presentava neppure una piega, un graffio né i segni che si rinvengono su tagliandi e ricevute di quel tipo che normalmente vengono frettolosamente ficcati in tasca o nel portafogli se non addirittura buttati via appena si ha a disposizione un portarifiuti. Senza contare che a Garlasco e dintorni tutti sapevano che la fantomatica libreria di Vigevano in cui Sempio ha sempre raccontato di volersi recare quel lunedì mattina, era sempre chiusa tutti i lunedì mattina di tutto l’anno e non soltanto la mattina del 13 agosto 2007. E’ possibile che quello scontrino che, tra l’altro, non reca neppure il numero di targa, non sia stato fatto da Andrea Sempio ma da qualcun’ altro? E’ possibile che l’ex pompiere quella mattina abbia incontrato la madre di Andrea Sempio o l’abbia addirittura vista parcheggiare a Vigevano e prendere lo scontrino dal parchimetro?


È possibile che Andrea Sempio non si sia mai mosso da Garlasco come in effetti attestano le celle telefoniche che la mattina del 13 agosto lo collocano sempre nella cittadina pavese? Certo si potrebbe obiettare che fornire un falso alibi non costituisca di per sé un capo di imputazione per essere accusati di un feroce omicidio, ma nell’ambito di una vicenda in cui concorrono altri elementi indiziari come il rinvenimento del dna di Sempio nel margine ungueale della vittima, tutto può essere utile per definire il quadro che va delineandosi nell’ambito della nuova indagine. Si potrebbe anche obiettare che la madre di Sempio possa aver avuto un attacco di panico perché emotivamente scossa dalla preoccupazione di dire ai carabinieri qualcosa di sbagliato che avrebbe potuto mettere in difficoltà suo figlio, ma è doveroso sottolineare che il malore improvviso è stato scatenato dal nome del vigile del fuoco fattole in caserma. Un’altra obiezione potrebbe riguardare il timore che un proprio congiunto possa finire vittima di un errore giudiziario, come la stessa signora Ferrari ha dichiarato ai media motivando l’esigenza di conservare lo scontrino ma, obiettivamente, a chi di noi verrebbe in mente di conservare per un anno la ricevuta di un parcheggio, di un cinema o di un supermercato per il fatto che nel nostro quartiere è avvenuto un fatto di sangue? Sarebbe un atteggiamento che rasenta quasi la paranoia perché, come sovente si dice, male non fare, paura non avere.

