Sono iniziati stamattina i sopralluoghi dei carabinieri e della polizia scientifica sul luogo in cui si è consumato l'omicidio di Alex Marangon, ragazzo di soli venticinque anni ucciso nelle vicinanze dell'abbazia di Santa Bona. Qui i carabinieri sono entrati con una scala che utilizzeranno nel corso dei rilievi, e hanno verificato anche l'altezza del terrapieno da cui Alex potrebbe essere caduto. Non solo, infatti gli investigatori stanno anche cercando l'arma del delitto, al momento scomparsa, probabilmente una pietra, con cui Alex sarebbe stato colpito più volte. In cerca anche di nuove e possibili tracce di sangue, che se presenti potrebbero fornire un contributo concreto nello stabilire l’identità dei responsabili della morte di Alex.
L’abbazia si trova quindi al centro del giallo della morte di Alex Marangon, barman trovato senza vita ben tre giorni dopo aver partecipato a un “rito sciamanico” con altre venti persone. Agli inquirenti il compito di stabilire la dinamica di quando accaduto ad Alex, dalla scomparsa fino all’omicidio. Nonostante in un primo momento si fosse ipotizzato sia che potessi trattarsi di un allontanamento volontario che di una morte accidentale, l’autopsia ha poi stabilito che Alex è stato ucciso: una profonda ferita alla testa, diverse costole rotte sono il risultato di un pestaggio in cui i suoi assassini per colpirlo avrebbero utilizzato un corpo contundente. Picchiato a morte e poi gettato nel Piave. Le indagini sono ora indirizzate al ritrovamento dell’arma e sule testimonianze di chi come Alex aveva preso parte a quella sorta di ritiro spirituale. Al momento risultano scomparsi due “curanderos”, i “guaritori” sciamani colombiani che a quanto pare sarebbero state le ultime persone ad averlo visto, e che si sono allontanati dall’abbazia prima dell’arrivo dei carabinieri risultando ancora irreperibili. Una coincidenza?