Nel giorno dedicato alla lotta contro la violenza sulle donne, il 25 novembre, si apre una fase cruciale nel processo a Filippo Turetta, accusato del femminicidio di Giulia Cecchettin, la giovane universitaria di Vigonovo che è diventata un simbolo della battaglia contro i femminicidi in Italia. Un delitto che ha sconvolto il Paese per la sua efferatezza, con il 23enne padovano che, dopo aver ucciso l’ex fidanzata l’11 novembre 2023, è fuggito per una settimana fino alla cattura in Germania.
Le accuse e il possibile ergastolo
La procura, rappresentata dal pm Andrea Petroni, presenterà una requisitoria supportata da una maxi-memoria che ripercorre ogni dettaglio del caso: dalle prove raccolte sulla scena del crimine a Barcis (Pordenone) alla confessione di Turetta, passando per i dati rinvenuti su computer e telefono. Il giovane risponde dell’accusa di omicidio volontario aggravato da premeditazione, crudeltà, legame affettivo, sequestro di persona e occultamento di cadavere. Tra queste, l’aggravante della premeditazione potrebbe spianare la strada alla richiesta di ergastolo del pubblico ministero.
La linea difensiva di Turetta
Gli avvocati di Turetta, Giovanni Caruso e Monica Cornaviera, contestano l’accusa di premeditazione, cercando di ricondurre il crimine a un atto di "preordinazione". Secondo la difesa, Filippo avrebbe pensato di uccidere Giulia, ma al momento dei fatti non era del tutto deciso. Una linea che punta a ridimensionare la pena, evitando il massimo della condanna. La strategia si basa inoltre sulla collaborazione dimostrata dall’imputato durante l’inchiesta e sul suo percorso di riflessione in carcere. “Cosa penso del Filippo di un anno fa? Penso molto male”, avrebbe detto il giovane, ammettendo gli errori e mostrando pentimento.
Le richieste delle parti civili
A contrapporsi alla difesa ci saranno gli avvocati delle parti civili, che rappresentano i familiari di Giulia. Stefano Tigani, Nicodemo Gentile, Piero Coluccio e Antonio Cozza chiederanno pene severe, sottolineando la “straordinaria e lucida ferocia” con cui l’omicidio è stato compiuto. Per loro, la brutalità del crimine e le bugie di Turetta, sia durante l’interrogatorio che nelle ore successive all’arresto, meritano l’ergastolo.
Il verdetto atteso
La sentenza arriverà il 3 dicembre, al termine di un processo definito “lampo” per la rapidità con cui si è svolto. La requisitoria di Petroni, che si concentrerà sul maxi-memoriale, anticiperà una settimana decisiva in Corte d’Assise. Mentre il ricordo di Giulia resta vivo nelle manifestazioni contro la violenza di genere, il processo a Turetta rappresenta non solo un momento di giustizia per la famiglia Cecchettin, ma anche un monito su quanto ancora ci sia da fare per combattere i femminicidi.
Il destino di Filippo Turetta si decide nei prossimi giorni: il giovane sarà condannato al massimo della pena o la sua difesa riuscirà a evitare l’ergastolo? Una questione che tiene con il fiato sospeso tutta l’Italia.