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Omicidio Giulia Cecchettin, l'inquietante lettera di Filippo Turetta ai genitori: "Ho perso la persona più importante della mia vita, rinnegatemi". Ecco come si prepara all'interrogatorio

  • di Otto De Ambrogi Otto De Ambrogi

24 settembre 2024

Omicidio Giulia Cecchettin, l'inquietante lettera di Filippo Turetta ai genitori: "Ho perso la persona più importante della mia vita, rinnegatemi". Ecco come si prepara all'interrogatorio
Filippo Turetta, detenuto nel carcere di Verona, sta affrontando giorni di riflessione in vista dell’interrogatorio previsto per il 25 ottobre davanti alla Corte d'Assise di Venezia. L'avvocato gli ha consigliato di scrivere e pensare sull’omicidio di Giulia Cecchettin, per aiutarlo a presentarsi davanti ai giudici dove sarà l'unico a parlare in assenza di altri testimoni…

di Otto De Ambrogi Otto De Ambrogi

Tra i documenti agli atti del processo figura una lettera scritta di suo pugno, inviata ai genitori subito dopo il suo arresto in Germania, avvenuto il 19 novembre scorso vicino a Lipsia. In fuga da otto giorni, Filippo Turetta era stato intercettato dalla polizia tedesca accanto alla sua auto sulla corsia d'emergenza di un’autostrada. Durante le prime ore di fuga, aveva viaggiato con il corpo senza vita di Giulia Cecchettin, abbandonato successivamente in una zona isolata del Friuli. Nella lettera, Turetta esprime profonda angoscia per quanto accaduto e per il suo ritorno in Italia, consapevole della gravità delle sue azioni e delle conseguenze che ne deriveranno. Scrive di sentirsi oppresso dal senso di colpa e dall’odio generato dalle sue azioni, affermando di meritarsi il disprezzo che ora lo circonda.

ilippo Turetta e Giulia Cecchettin
Filippo Turetta e Giulia Cecchettin

La consapevolezza della perdita

In uno dei passaggi più toccanti della lettera, Turetta parla del suo legame con Giulia, definendola "la persona più importante della mia vita" e ammettendo di non capire perché abbia compiuto un gesto così atroce. Descrive il dolore per aver perso l'opportunità di vivere una vita normale, lontano dalla prigione, e di non poter più avere un futuro accademico, una famiglia o un percorso personale. Turetta, in preda al rimorso, si dichiara consapevole di non meritare perdono per ciò che ha fatto. Rivolge parole di grande rispetto e gratitudine ai genitori, affermando che loro non hanno alcuna responsabilità nelle sue azioni. Aggiunge che comprenderebbe se decidessero di rinnegare il loro legame con lui, vedendo forse in questa scelta l’unico modo per proteggersi dalle conseguenze del suo crimine.

I tentativi di suicidio

La lettera contiene anche dettagli inquietanti sui tentativi di suicidio che Turetta ha compiuto durante la fuga. Racconta di aver tentato più volte di togliersi la vita, senza riuscirci, descrivendo vari metodi a cui aveva pensato. Il giovane confessa il suo senso di impotenza e codardia per non essere riuscito a mettere fine alla sua vita, nonostante avesse provato ad utilizzare un coltello e a causare un incidente stradale mortale. Dopo l’arresto e l’estradizione in Italia, Turetta ha incontrato i genitori e il pubblico ministero, mentre ora attende l'interrogatorio che si preannuncia estremamente complesso.

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