Noi di MOW lo abbiamo fatto notare a caldo, appena uscite le intercettazioni, che le parole del padre di Turetta, anche se razionalmente inaccettabili, andavano inserite nel contesto di una tragedia incomprensibile dall'esterno. Qualcun altro si era espresso in maniera simile, mentre altri ancora avevano colto l'occasione per accusare Nicola Turetta di aver educato al femminicidio. Il giorno seguente, la maggior parte degli editoriali, da ogni parte politica, insistono su un argomento principale: le intercettazioni non sarebbero dovute uscire. Un leit motiv che unisce commentatori di destra e di sinistra. Se tante opinioni diverse convergono su questo ritornello, sarà una verità? Molto probabilmente sì, ma a questo punto c'è un grosso problema.
Tutti gli editorialisti che oggi deplorano e svillaneggiano con aspre critiche il fatto che le parole siano finite su tutti i giornali, lo fanno dalle colonne degli stessi giornali che non hanno perso l'occasione di pubblicare la notizia (sul cartaceo e/o online, dove regna la dittatura del click) con titoli che lasciavano intendere in maniera più che chiara la mostruosità delle parole uscite dalla bocca del padre di Turetta, costringendolo a doversi scusare pubblicamente. Lasciando perdere Paolo Crepet, che sfrutta l'occasione come argomento per le sue consuete reprimende disciplinari, cerchiamo di mettere a confronto i titoli e i commenti, per capire meglio il nesso tra verità, opinione e ipocrisia.
La Repubblica titolava così: “Turetta, i genitori intercettati durante il colloquio: 'Non sei uno che ammazza la gente, hai avuto solo un momento di debolezza. Non sei l’unico'”. Come si vede, il titolo prende già una posizione ovvia. Il papà è un mostro come il figlio? Michele Serra, sempre su Repubblica, descrive la pubblicazione delle intercettazioni come una “odiosa violenza”, e accusa il mondo dei media di “non avere più alcuno scrupolo”. Ok. Su Open il titolo è quasi identico: “Femminicidio Giulia Cecchettin, il padre a Filippo Turetta: «Fatti forza, non sei uno che ammazza le persone»”. Enrico Mentana, direttore e fondatore di Open, su Instagram si domanda invece come sia possibile che “ le frasi di un genitore in visita al figlio detenuto in attesa di giudizio nel parlatorio di un carcere vengano registrate e poi fatte uscire, pur essendo prive di qualsiasi contenuto utile alle indagini e per di più pronunciate da un cittadino non indagato”. E allora perché sono uscite sul suo Open? Lo stesso discorso vale per il Fatto Quotidiano, che esce con un titolo simile agli altri e Selvaggia Lucarelli che interviene per dire che gliene “Frega nulla di quello che un padre dice al figlio in carcere per portare sollievo al figlio. Non ritengo possa essere materia di discussione, non credo neppure di essere sicura che il suo pensiero sia genuino”. Idem Il Giornale, con Vittorio Feltri che ripara il giorno dopo, rispondendo a un lettore indignato che lui si indigna per “l’immoralità di chi ha diffuso e pubblicato queste intercettazioni, che fanno parte di un colloquio assolutamente privato e intimo e che privato e intimo avrebbe dovuto restare”. Poi c'è Libero, che dopo aver titolato “Filippo Turetta, il padre intercettato in carcere: "Non sei uno che ammazza la gente”, pubblica un articolo di Daniele Capezzone che intima di non lapidare il padre dell'assassino. Ci hanno messo una pezza tutti, insomma. Ma non sarebbe stato meglio rinunciare al dovere di cronaca in anticipo, per evitare davvero il voyeurismo della tragedia?