Nell'intricato mondo delle indagini criminali, nulla dovrebbe essere lasciato al caso. Ogni mossa, ogni convocazione, è potenzialmente studiata con cura per far emergere la verità. È in questa cornice che potrebbero inserirsi le ripetute audizioni delle persone vicine a Sharon Verzeni, che ha perso la vita quasi un mese fa a Terno d’Isola (Bergamo). Sfilano da settimane amici e parenti della vittima nella caserma dei carabinieri. Nulla viene lasciato di intentato. Si cerca il dettaglio, la crepa. Qualunque cosa che possa segnare in maniera definitiva il tracciato per arrivare alla verità e rendere giustizia alla vittima. Nessuno è escluso dall’indagine, ma tutti sono riconducibili alla sfera relazionale e amicale di Sharon. Perché? Quel che è certo è che ad essere convocato più spesso è Sergio Ruocco, fidanzato e suo promesso sposo. Per quale ragione? L’uomo sembra infatti avere un alibi di ferro dal momento che le telecamere non lo riprendono uscire dalla abitazione che condivideva con la giovane. Bisogna fare un inciso. Innanzitutto, quando si indaga in casi di questo tipo è fisiologico che ci si concentri sulle persone vicine alla vittima. A maggior ragione se quest’ultima è una giovane donna come Sharon. La ragazza della porta accanto, senza ombre né scheletri nell’armadio. Certo è che le frequenti convocazioni da parte degli inquirenti di Sergio Ruocco sollevano più di una riflessione. Queste chiamate, infatti, potrebbero non essere semplici routine burocratiche, ma parte integrante di una più vasta e sottile strategia investigativa, volta a far emergere eventuali incongruenze o aspetti nascosti della vicenda. Un altro assunto non trascurabile. Le indagini continuano a procedere a trecentosessanta gradi e senza escludere alcuna pista.
Le audizioni di Sergio, però, potrebbero non essere semplici routine burocratiche, ma parte integrante di una più vasta e sottile strategia investigativa, volta a far emergere eventuali incongruenze o aspetti nascosti della vicenda. Se avete notato infatti le convocazioni e i sopralluoghi nella villetta durano non più di dieci-quindici minuti. Un tempo ristretto per far emergere una qualsiasi verità. In quest’ottica, le audizioni potrebbero essere progettate per esaminare il comportamento di Sergio in un contesto particolarmente stressante per testare la coerenza del suo racconto. Il susseguirsi di domande, la reiterazione di particolari già discussi, sono strumenti che, sebbene possano apparire ridondanti, potrebbero essere centrali per la coerenza della narrazione. Ogni minimo cambiamento nella versione dei fatti, ogni oscillazione emotiva sotto la spada del confronto continuo, potrebbe offrire agli investigatori indizi preziosi. Le contraddizioni che potrebbero emergere non sarebbero semplici dettagli insignificanti, ma crepe attraverso cui si potrebbe intravedere una verità più complessa e, forse, nascosta. Se questa fosse la strategia investigativa ogni sua risposta non verrebbe solo ascoltata, ma analizzata, soppesata e confrontata con le precedenti. È bene comunque sottolineare che Sergio viene sentito solamente come persona informata sui fatti e senza la presenza di un legale perché al momento non è indagato. Un dettaglio non da poco in quello che è a tutti gli effetti il giallo dell’estate. Sergio resta comunque un testimone importante per ricostruire tutta la tela di rapporti della donna con cui aveva scelto di condividere l’esistenza. Che cosa sfugge agli investigatori? Pur nella complessità del caso, è evidente che l’assassino ha pianificato meticolosamente ogni dettaglio. Dall’esecuzione alla gestione successiva al crimine. Come conferma il fatto che continua a stare un passo avanti alle indagini. Che, per quanto imperfette, difficilmente sono inconclusive. Per risolvere il giallo bisogna mettere le lancette indietro nel tempo e tornare nel punto in cui tutto è cominciato. Sulla scena del crimine. Telecamere o non telecamere.