La Corte d’Assise di Venezia ha condannato all’ergastolo Filippo Turetta per l’omicidio della sua ex fidanzata Giulia Cecchettin, commesso l’11 novembre del 2023. Su Turetta gravava l’accusa di omicidio volontario aggravato da premeditazione e crudeltà, sequestro di persona, occultamento di cadavere e stalking. Eppure, in sede di giudizio, non tutte le aggravanti, come quella della crudeltà e degli atti persecutori gli sono state riconosciute. Circostanza che ha generato disapprovazione in buona parte dell’opinione pubblica, tenendo conto dell’enorme quantità di messaggi e vocali mandati da Filippo, sia il grado di efferatezza del reato: Giulia è stata uccisa con più di 70 coltellate. La sentenza, inoltre, ha stabilito un risarcimento alla famiglia della vittima: 500mila euro al padre Gino Cecchettin, 100mila ciascuno ai fratelli Elena e Davide, 30mila ciascuno alla nonna e allo zio. Le motivazioni della sentenza verranno depositate entro 90 giorni. Noi di MOW abbiamo intervistato la criminologa Roberta Bruzzone, che ci ha spiegato come mai, dal punto di vista giuridico, sia caduto l’aggravante della crudeltà e se Filippo Turetta davvero trascorrerà trent’anni in carcere: “L'ergastolo in Italia non significa fine pena mai, lo sappiamo bene che vuol dire tipicamente venti, venticinque anni proprio esagerando, e poi l'accesso a tutta una serie di misure alternative. Quindi non passerà tutta la vita in carcere questo ragazzo, che adesso ha poco più di vent'anni, e che verosimilmente prima dei cinquanta sarà a piede libero e avrà sicuramente modo di tornare in mezzo a noi”.
Come mai, secondo lei, il giudice ha ritenuto di dover far decadere le aggravanti della crudeltà e dello stalking?
La sentenza su Filippo Turetta era chiaramente molto attesa, e l’ergastolo era l’unico finale prevedibile per questa vicenda. Sarà interessante leggere le motivazioni, soprattutto per quanto riguarda il mancato di riconoscimento dell'attività persecutoria precedente al delitto. Il fatto che non sia stata riconosciuta l'aggravante della crudeltà non mi sorprende. Ero molto scettica su quel tipo di aggravante, perché il numero di coltellate e l’efferatezza dell'omicidio purtroppo non sono sufficienti per contestarla. La crudeltà è un’aggravante molto scivolosa. Di solito trova riscontro quando ci sono una serie di azioni tese a provocare sofferenza nella vittima, ma non direttamente collegabili al delitto. Qui l'azione esecutiva, anche se estremamente feroce con un numero di colpi davvero molto elevato, è all'interno del perimetro omicidiale. La crudeltà è un aggravante che può essere contestata in situazioni diverse rispetto a quella che riguarda il caso di Giulia Cecchettin.
E per quanto riguarda l’aggravante degli atti persecutori?
Evidentemente la Corte immagino abbia ritenuto che, dal momento che i due continuassero a vedersi, e nonostante Giulia probabilmente temeva per sé per tutta una serie di condotte di Turetta, questo non ha consentito di poter riconoscere quel tipo di scenario. Però basta e avanza la premeditazione come aggravante per portare all’ergastolo. Aggravante che ho sempre ritenuto assolutamente sussistente e provata in maniera inequivocabile. È stata una sentenza sicuramente giusta, perché ritengo che sia giusto condannare a all’ergastolo un soggetto che mette in campo una condotta di questo tipo. Indubbiamente una condanna non è una vittoria, perché una ragazza è morta. C'erano tutta una serie di segnali che, anche questa volta, non sono stati colti. Per quanto il nostro codice preveda come massima pena l’ergastolo, quindi sotto questo aspetto possiamo dire che giustizia è stata fatta, è comunque l'ennesima vicenda in cui abbiamo perso tutti.
Pensa che in appello verrà confermato l'ergastolo?
Sì, assolutamente, non credo che ci siano spazi per ulteriori valutazioni. Questa Corte, a mio modo di vedere, ha fatto una valutazione corretta sotto il profilo giuridico, poi leggeremo le motivazioni. Però, obiettivamente, sia sullo stalking che sulla crudeltà, io ho sempre conservato molte perplessità. Perché, a parte che non c'era una denuncia nei confronti di Turetta sotto il profilo degli atti persecutori, e il fatto che i due continuassero a vedersi, poteva essere abbastanza difficile considerare l'attività persecutoria in termini pratici. Soprattutto per quanto riguarda le variazioni delle abitudini in vita della vittima, che in questo caso chiaramente non c'erano, perché Giulia continuava a vedersi con Filippo, sicuramente anche per cercare di tranquillizzarlo, di farlo in qualche modo calmare. Credo che questa Corte abbia adoperato un criterio di massima benevolenza nei confronti di Turetta, dando una lettura molto concreta. Quindi non penso che sia possibile in appello pensare a qualcosa di diverso se non la conferma dell'ergastolo.
Ma, nonostante la conferma dell'ergastolo, davvero Turetta trascorrerà 30 anni effettivi in carcere?
L'ergastolo in Italia non significa fine pena mai, lo sappiamo bene che vuol dire tipicamente venti, venticinque anni proprio esagerando, e poi l'accesso a tutta una serie di misure alternative. Quindi non passerà tutta la vita in carcere questo ragazzo, che adesso ha poco più di vent'anni, e che verosimilmente prima dei cinquanta sarà a piede libero e avrà sicuramente modo di tornare in mezzo a noi. È pur vero che 25 anni di carcere, posto che li faccia tutti, indubbiamente non sono pochi, ma questo prevede il nostro ordinamento. Se uscirà cambiato o meno lo vedremo, ma ho poca speranza che un soggetto con una personalità così disfunzionale e disturbata possa avere grandi occasioni di mutamento durante gli anni che passerà in carcere.
Invece, per quanto riguarda il risarcimento, ci sono possibilità che la famiglia di Giulia Cecchettin riceva le somme disposte come rimborso dal giudice?
Non c'è nessuna possibilità concreta che avvenga. Questo tipo di incombenza spetta a lui non alla sua famiglia. Almeno che la sua famiglia, in maniera del tutto autonoma, non decida di fare un'offerta alla famiglia di Giulia Cecchettin.