Non è solo una storia di scomparsa e morte. È una rete che si aggroviglia di parole, di ricordi, di versioni che non combaciano mai del tutto. E poi c’è la generosità, quella vera, quella che ti porta a indebitarti pur di aiutare gli altri, che nel caso di Liliana Resinovich potrebbe essere l’indizio mancante. O solo un’altra ombra. A raccontarlo è Sebastiano Visintin, il marito rimasto a fare da bersaglio mobile nel tiro al bersaglio mediatico che questo caso è diventato: “Liliana aiutava il fratello Sergio e la nipote, anche chiedendo soldi in prestito. È successo più volte”. Una confessione che suona come una spiegazione, o forse un diversivo. Perché la domanda resta sempre la stessa: chi e che cosa c’è davvero dietro la morte di Liliana? E perché è finita come è finita?


La criminologa Roberta Bruzzone, intanto, non abbassa la guardia: "Sebastiano deve capire che tutto quello che dice a favore di telecamera finisce dritto nell’inchiesta. Questa storia dei debiti è importante, va verificata. Se davvero Liliana si è esposta economicamente per aiutare i suoi familiari, allora parliamo di uno scenario che può cambiare la lettura di tutta la vicend". In sostanza: l’idea della donna forte, sì, ma anche vulnerabile, stando alle parole del marito. Al punto da mettere a rischio se stessa per gli altri. Sarà vero? Per mesi si è detto che Liliana fosse altruista, amorevole, sempre presente. Ma c’è una linea sottile tra l’aiutare e il sacrificarsi. E quella linea, forse, è stata superata troppe volte. “Un conto è darti una mano nelle mie possibilità, un conto è indebitarmi per risolverti le problematiche. Sono due punti, aspetti diversi. Questa informazione è molto interessante a livello investigativo”. E adesso la sua memoria, la sua assenza, rischiano di diventare un campo di battaglia tra versioni, suggestioni, sospetti. Il mistero resta. Come resta il dubbio che la verità, quella vera, non abbia ancora trovato il coraggio di uscire allo scoperto.

