Un colpo di scena al giorno nel giallo di Liliana Resinovich. Stavolta tocca a Sergio, il fratello della donna trovata morta due anni fa a Trieste, che ha deciso di querelare per falso il tecnico anatomico Giacomo Molinari. L’uomo, presente durante la seconda autopsia, nei giorni scorsi ha consegnato una memoria alla Procura, sostenendo di essere stato lui, involontariamente, a causare la frattura alla seconda vertebra toracica di Liliana mentre sistemava il corpo per l'esame. “Confermo tutto. Ho solo cercato di aiutare. Ma essere querelato per questo è avvilente”, ha detto Molinari, cercando di respingere ogni accusa. Ma i familiari non ci stanno. Secondo l’avvocato Nicodemo Gentile, legale di Sergio Resinovich, “quelle dichiarazioni sono un bluff. E chi bluffa, in un’indagine per omicidio, va denunciato”. La frattura alla vertebra è centrale nella ricostruzione della morte di Liliana. Non era stata rilevata nella prima autopsia firmata dal radiologo Fabio Cavalli e dal medico legale Fulvio Costantinides. Ma è emersa nella seconda, condotta da un team di consulenti della Procura, tra cui Cristina Cattaneo. Per i difensori del marito, Sebastiano Visintin, oggi indagato per omicidio volontario, la lesione sarebbe compatibile con una manovra sul cadavere. Una tesi che Molinari ha abbracciato.


Ma Sergio e i suoi consulenti non ci credono. I medici legali Vittorio Fineschi e Stefano D’Errico hanno analizzato le immagini della TAC effettuata tre giorni prima dell’autopsia. E secondo loro, la frattura alla T2 c’era già: “Altro che manovra da sala settoria”. La querela depositata dal fratello di Liliana non si limita all'accusa di falso. Chiede alla Procura di indagare su possibili pressioni, coperture, contatti sospetti: “Vogliamo sapere se Molinari sta aiutando o coprendo qualcuno. E se è manovrato, da chi”. Il tecnico, dal canto suo, si difende: “Non sono stato pagato da nessuno, né manovrato. Nella memoria ho solo riportato quello che è accaduto. Non mi sono autoaccusato: quella frattura è compatibile con spostamenti che possono avvenire anche in autopsie fatte con la massima cura”. Molinari precisa anche che quel giorno stava lavorando fuori orario, su chiamata del medico legale nominato dalla Procura. L’autopsia, infatti, non si svolse nel reparto di anatomia patologica dell’ospedale di Cattinara, ma nella struttura obitoriale di via Costalunga. Come se non bastasse, Sergio Resinovich ha chiesto al Ministero della Salute un’ispezione nel reparto dove opera Molinari. Il motivo? Alcuni video postati dallo stesso tecnico sui social – che nulla avrebbero a che fare col caso Liliana, ma che secondo i familiari sarebbero inopportuni.

