Nel mondo delle indagini, il successo di un'inchiesta spesso dipende dalla capacità di cogliere e interpretare anche i più piccoli particolari. È una verità universalmente riconosciuta tra criminologi e investigatori che ogni elemento, anche in apparenza il più insignificante, può rivelarsi decisivo per risolvere un caso. Questo principio fondamentale è comunemente espresso attraverso la massima "il diavolo sta nei dettagli". Non fa eccezione il giallo di Rimini. Ogni azione, ogni decisione, offre un tassello nel mosaico complesso di un’indagine per omicidio (apparentemente) intricata come quella relativa alla morte di Pierina Paganelli. Basta mettere anche in questo caso gli indizi nella giusta sequenza criminale. Torno su alcuni dettagli mandati in onda nella puntata di ieri di Estate in Diretta con un’esclusiva a firma di Valerio Scarponi. Giacomo Saponi, fratello di Giuliano, sentito a sommarie informazioni il 24 ottobre, ha dichiarato che Manuela il giorno antecedente (23 ottobre) non sarebbe voluta uscire di casa e non avrebbe mandato la figlia scuola. Ciò perché secondo quanto riferito da Giuliano stesso al fratello la donna aspettava di essere arrestata per il tentato omicidio di quest’ultimo, e in qualità di mandante dell’omicidio della suocera. Timori che avrebbe sviluppato dopo uno scambio di informazioni con persone vicine alla Procura. Tutto agli atti. Come che, ad oggi, l’unico indagato per il delitto di Pierina Paganelli è Louis Dassilva. Non lo sono, allo stato, Manuela Bianchi, la nuora di Pierina, e Loris Bianchi, il di lei fratello
Dal mio punto di vista, il comportamento che Giacomo Saponi attribuisce alla nuora Manuela potrebbe essere sintetizzato in psicologia spicciola con la massima “male non fare paura non avere”. In maniera meno spicciola, invece, potrebbe esserci altro. Sempre nel campo dell’esercizio del diritto di critica. La decisione di Manuela di non uscire di casa è catalogabile come un comportamento di autoreclusione, spesso osservato in individui che si sentono sotto pressione o minacciati. Rispetto alla massima di prima, quindi, non si capisce perché una persona debba avere timore di essere arrestata se non ha fatto niente. Stiamo parlando di cose gravi peraltro. Come un omicidio ed un tentato omicidio. Non paure di poco conto. Tornando all’autoreclusione, l’ipervigilanza che ne deriva, porta il sospettato a limitare i propri movimenti e ad evitare situazioni che potrebbero esporli a ulteriori rischi. Il fatto che Manuela abbia deciso di non mandare la figlia a scuola aggiunge un ulteriore “strato di complessità” al suo comportamento. Questo può essere visto come un segno di protezione materna, ma anche come un modo per mantenere il controllo su tutti gli aspetti della propria vita in un momento di crisi situazionale. E non solo. La preoccupazione per la sicurezza della figlia può essere stata il risultato sia da una genuina paura di ripercussioni, sia del timore che la stessa potesse inconsapevolmente rivelare informazioni compromettenti. Posto che Manuela al momento è persona offesa, quanto riferito dal cognato a sommarie informazioni rimanda a comportamenti tipici di qualcuno che cerca di sfuggire alle conseguenze delle proprie azioni. Addirittura, ribadisco, secondo quanto riferito da Giacomo Saponi, la Bianchi temeva di essere tradotta in carcere anche per il tentato omicidio di Giuliano. Strano. Tutto molto strano. Ma forse non troppo sotto la lente di una profiler. A questo punto leggiamo la reazione di Giacomo unitamente alla preoccupazione di Manuela di cancellare chat e foto sul suo telefono e su quello di Dassilva quando Pierina era ancora cadavere e dovevano arrivare i soccorsi. Anche questo lo sappiamo dalle intercettazioni così come evidenziato dal Gip nell’ordinanza di custodia cautelare in carcere di Louis. Quel che è strano è che la volontà di eliminare i riferimenti telematici parte da Manuela e non dal senegalese.
Mettiamo questi dati in sequenza. Il 3 ottobre 2023, sulla scena del crimine, Manuela Bianchi pensava a cancellare le tracce della relazione con Louis. Esattamente venti giorni dopo, come riferito dal fratello di Giuliano che certamente non avrebbe avuto alcuna ragione per mentire, la donna si era barricata in casa temendo un imminente arresto. Perché? Giacomo Saponi nella sua deposizione fa anche un interessante passaggio in più. Dice infatti che l’adunanza del 3 ottobre sarebbe stata l’ultima a cui Pierina avrebbe presidiato da sola perché dal martedì successivo con le dimissioni di Giuliano sarebbero stati in tre ad andare: Pierina, appunto, la nipotina ed il fratello. Chi mi legge da un po' sa che non manco mai di ribadire come non esistano le coincidenze sulla scena del crimine. Dunque, faccio fatica a credere che Louis Dassilva potesse conoscere così nel dettaglio le abitudini della famiglia Saponi-Paganelli. O che potesse conoscerle da solo, mettiamola così. Arriviamo all’altro Bianchi della storia. Le immagini e le sit mandate in onda ieri nella trasmissione Rai gettano luci sinistre anche su Loris. Mi riferisco all’immagine più nitida che cristallizzerebbe l’assassino di Pierina e la prima deposizione del fratello di Manuela. Lasciamo un attimo da parte l’immagine perché vorrei concentrarmi sulle parole del fratello di Manuela.
Loris sembra essere in preda a un tumulto emotivo e non completamente consapevole di tutte le implicazioni delle sue parole La menzione di potenziali accuse reciproche e la confusione espressa da Loris potrebbe essere indicativa di un tentativo di confondere le acque o persino scaricare la colpa sugli altri per alleggerire un qualche peso psicologico. Un modo per esplorare tutte le possibili responsabilità, inclusa la propria, senza ammettere direttamente la colpa. Bene ribadire che, allo stato, l’unico indagato per il delitto Paganelli resta Louis Dassilva. Ciò perché la menzione di più sospettati, incluso sé stesso, potrebbe far pensare che lui sia a conoscenza di un piano o di una serie di eventi che hanno coinvolto più persone. La sua narrativa caotica potrebbe riflettere una realtà in cui nessuno dei partecipanti è completamente estraneo, ma al contrario abbia avuto un qualche ruolo nella dinamica. Anche solo per la rabbia nutrita nei confronti della situazione.. Implicazioni che, dal mio punto di vista, sono plurime. “Io penso che sia stato Louis per togliere tutti problemi a mia sorella essendo molto protettivo verso di lei”. Sono passate dodici ore dal delitto di Pierina a parlare è Loris Bianchi. A domanda del pubblico ministero se ritenesse che l’omicidio si è consumato il quel palazzo, il sig. Bianchi prosegue: “Si io non ho ricostruito bene la cosa può essere anche che mia sorella sia impazzita o potrei essere stato anche io non lo so una persona esterna può anche pensare che sia stato il fratello di Manuela se le vuole bene e le vuole risolvere il problema altri non c'è n'è”. Loris non si placa e allora il pm lo incalza chiedendo: “Quindi nel suo viaggio mentale come lo chiama lei nei possibili assassini che hanno fatto questa giustizia ci mette sua sorella Louis e sé stesso?”. Bianchi non smette di stupire e risponde: “Per altri potrei essere anche io perché ho il movente”.
C’è di più. Giacomo Saponi a sommarie informazioni parla di ciò che aveva insospettito lui e la moglie, facendo riferimento al fatto che l’intimo della madre Pierina non era presente sulla scena del crimine. L’uomo, sempre a sit, dice che sia a lui che alla moglie era venuto in mente che “Loris parlava sempre della sua separazione dicendo che faceva tutto lui in casa. Mi ricordo che Loris diceva con insistenza che lavava e sistemava anche l’intimo della moglie”. Il fratello di Giuliano ed i suoi prossimi congiunti sono evidentemente rimasti colpiti dalla mania di pulizia di Loris. Verrebbe da chiedersi se l’uomo abbia mai lavorato per un’impresa di pulizie. Un ultimo cenno ai frame più nitidi trasmessi nelle ultime ore. La persona immortalata dalle telecamere della farmacia sembra avere una bandana ed in mano una tuta. Certo, tra i sospettati non era, e non è, Dassilva a indossarla. Suggestiva come cosa. Così come suggestivo era, se vi ricordate, il ritiro dalle scene di Loris Bianchi. Per mesi, si è trincerato dietro il silenzio mediatico. Nelle trasmissioni mai più si era esposto fino alla stretta delle indagini. Tornerò sui nuovi frame perché ho altre cose da raccontarvi sulla scena del crimine e su qualche dettaglio investigativo che secondo me dovrebbe essere allineato.Di solito, una persona ha il diritto di sapere se è indagata e di avere accesso a determinati documenti del fascicolo processuale. Tuttavia, ci sono circostanze in cui gli inquirenti possono chiedere che queste informazioni restino segrete, limitando temporaneamente l'accesso al fascicolo. Non sappiamo se sia questo il caso dei fratelli Bianchi. Questo in una “lingua diversa dal giuridichese” cosa significa? L’art. 335 c.p.p., che regola la comunicazione all’indagato della sua iscrizione nel registro delle notizie di reato, potrebbe essere coperto da segreto. E dunque per un certo periodo una persona indagata potrebbe non sapere di esserlo. Ciò può avvenire solamente con un provvedimento specifico adottato per motivi di riservatezza investigativa e per non compromettere le indagini in corso. Sarà questo il caso? Ad oggi non possiamo saperlo. L’unico indagato resta Louis Dassilva, ma la sua difesa depositerà a stretto giro la richiesta di riesame dell’ordinanza che ha disposto la custodia cautelare in carcere del senegalese. Anche se astrattamente potrebbe esserci un però.