E c’era anche un secondo cellulare, mai analizzato. Dubbi, omissioni e una verità forse più complessa. A 17 anni dal delitto, la storia non è ancora finita…
Un fidanzato ufficiale, uno (forse) no. Un cellulare visibile, un altro nascosto. E una serie di dettagli che, a distanza di 17 anni, tornano a galla come se il tempo non fosse mai passato. Il caso del delitto di Garlasco, con la morte di Chiara Poggi e la condanna definitiva di Alberto Stasi, si riapre sui media. O almeno ci prova. A farlo sono Le Iene, che nella puntata del 3 giugno promettono rivelazioni su una relazione parallela della ragazza, 26 anni, uccisa il 13 agosto 2007 nella villetta di famiglia. Un’ipotesi emersa già all’epoca, ma mai davvero esplorata. Al centro del nuovo servizio, firmato da Alessandro De Giuseppe e Riccardo Festinese, c’è la testimonianza, oggi postuma, di un uomo che parlava di un legame tra Chiara e un altro adulto del paese. Non Stasi. Qualcuno di Garlasco, con cui lei avrebbe avuto una relazione consenziente. Una voce rimasta sullo sfondo, ignorata o sepolta sotto il peso di un’unica verità giudiziaria.


Ma a riaccendere i riflettori è anche un vecchio scambio di email tra Chiara e un’amica, Cristina Tosi. È Massimo Pisa su Repubblica a ricordare quei messaggi del 5 luglio 2007. In uno, l’amica chiedeva: «I tuoi intrallazzi?». E Chiara rispondeva: «Stanno vivendo un periodo di stasi… Il mio piccione al telefono dà sempre soddisfazioni, mentre con l’altro ultimamente non ci vado troppo d’accordo (colpa mia che me la prendo per niente, colpa sua che secondo me è un po’ cambiato). Chi era il "piccione"? Stasi o qualcun altro? Nessuna certezza. Né dalle email, né dai tabulati, mai davvero analizzati con questa lente. E poi c’è il nodo del secondo telefono. Un Nokia azzurro, noto alle indagini. Ma ce n’era un altro. A parlarne fu un’amica, Francesca Di Mauro: «Era di piccole dimensioni e apribile». Non risulta mai cercato, né sequestrato. Non ci sono tabulati. Zero. Perché Chiara aveva due telefoni? Per lavoro? Per riservatezza? O per tenere separati due mondi che non dovevano incrociarsi? Il secondo cellulare è rimasto fuori da tutto: indagini, processo, sentenza. Così come forse la vita vera di Chiara, compressa dentro un caso giudiziario che ha trovato il suo colpevole, ma forse non tutte le risposte.

