Una traccia cancellata, dei cerchi misteriosi, un corpo martoriato. E un’unica certezza che non sembra lasciare spazio al dubbio: Alberto Stasi è colpevole. O forse no? A riaccendere i riflettori su uno dei cold case più mediatici d’Italia è Gianluca Spina, ex funzionario della polizia di Stato, in un'inchiesta pubblicata dal settimanale Giallo, diretto da Albina Perri. Un articolo che mette di nuovo in discussione quello che sembrava un verdetto ormai scolpito nel marmo. Tutto ruota attorno a una strana impronta rilevata col Luminol e rimasta impressa sul pavimento della villetta dei Poggi a Garlasco. Impronta che, secondo le ricostruzioni, sarebbe stata parzialmente coperta dallo spostamento di un divano. Un segno incompleto, fatto di semicerchi dal diametro di circa tre centimetri, riccioli, e quelle famose forme a “lambda” già evidenziate dai Ris. Ma che oggetto ha potuto lasciarla? Spina propone tre ipotesi. La prima è anche la più inquietante: un cavalletto fotografico. «Ne posseggo uno con piedini identici a quei segni», scrive l’ex poliziotto. Un cavalletto, forse usato per riprese private, che spiegherebbe anche la presenza inspiegata di quattro mutandine sexy, sporche di liquido vaginale (mai analizzato) e prive di Dna maschile, trovate in casa. E poi una maglietta rossa, forse parte di un set, come lascerebbero pensare le tracce di filmini osé riscontrate nel computer di Stasi. Un contesto ambiguo, che apre interrogativi sul movente e sulla dinamica.


La seconda possibilità? Un portavaso in ferro battuto usato come supporto per i ferri del camino. Alcune sue componenti, visibili in una foto dell’epoca, sembrano combaciare con l’impronta. E potrebbe essere una delle armi usate per colpire Chiara, anche se ripulito accuratamente. Ultima ipotesi: stampelle ortopediche. Alcuni modelli in esame potrebbero coincidere per dimensione, ma non sarebbero compatibili con le ferite. Dunque, resterebbero strumenti di appoggio, non di morte. Ma la parte più forte dell’articolo è un appello diretto ai genitori di Chiara. Spina li interpella con una domanda brutale quanto necessaria: «Pregiatissimi Signori Poggi, alla luce di alcune oggettive risultanze, come è possibile che in voi non alberghi alcuna incertezza?» E insiste: «Se avete visto le foto della testa di vostra figlia martoriata, come è possibile che le vostre certezze sulla colpevolezza del suo allora fidanzato… non abbiano vacillato?» L’ex poliziotto parla di ferite «frutto palese di un accanimento colmo di odio, di più mani e più armi». E accusa: nessuna verifica approfondita su chi ruotava attorno alla vita di Chiara, nessuna pista alternativa esplorata a fondo. Il corpo della ragazza fu trovato dietro la porta a libro della scala che portava alla cantina. Un posizionamento “strano”, poco compatibile con una fuga precipitosa. «Se fosse stato Alberto Stasi, perché nascondere il corpo? E da chi?Domande, dubbi, frammenti che Giallo ha rimesso in circolo. Perché a volte la verità non è nel sangue, ma in quello che si è deciso di non guardare.
