Una storia scomoda…
C’è un file, in mezzo a quelli ordinati di una ragazza che conduceva una vita all’apparenza normale, che da anni fa tremare chi non vuole che se ne parli. Si chiama abusati550.doc. Dentro, Chiara Poggi aveva raccolto, e salvato, denunce, articoli, segnalazioni di pedofilia nella Chiesa. “Reati commessi da membri del clero”, scrive il settimanale Giallo, il primo a riportare il nome del file. E non è l’unico dettaglio rimasto troppo a lungo nell’ombra. L’indagine sulla sua morte, quel 13 agosto 2007 nella villetta di via Pascoli a Garlasco, continua a battere nuove piste. L’ultima, tornata alla ribalta con forza, è quella che fa tremare per ciò che lascia intendere: Chiara potrebbe essere stata uccisa non per gelosia, vendetta o follia. Ma perché aveva scoperto troppo. Un “segreto” scomodo. E pericoloso. Secondo quanto riportato da Tgcom24 in un articolo del 6 settembre 2006, ancora disponibile online, l’anno prima del delitto, un muratore di 25 anni residente proprio a Garlasco fu denunciato per detenzione di materiale pedopornografico. La segnalazione era partita dai vicini, preoccupati per “l’andirivieni di ragazzi” dalla sua abitazione. I carabinieri entrarono sospettando droga. Trovarono invece “foto di bambini nudi (con primi piani di organi genitali), filmati pornografici, ritagli di giornale sul mostro di Marcinelle”, ma anche video registrati al parco giochi del paese. “Resta da accertare chi sia il regista delle riprese”, si legge. Ma l’uomo fu solo denunciato a piede libero. E il caso si chiuse in fretta.


C’entra qualcosa con Chiara? Con ciò che stava salvando su quella chiavetta, poco prima di essere uccisa? Il 1° agosto 2007, dodici giorni prima del delitto, Chiara scaricò una foto del santuario della Bozzola. Lo stesso santuario finito anni dopo in un’altra inchiesta: nel 2014, don Gregorio Vitali, sacerdote del luogo, fu accusato di avere rapporti con minori. I carabinieri scoprirono che era vittima di un ricatto da parte di due cittadini rumeni, che dicevano di avere “materiale hard e audio compromettenti”. Massimo Lovati, difensore dell’ultimo indagato Andrea Sempio, ha ipotizzato che Chiara sia stata uccisa da “un sicario”. “Aveva scoperto un giro di abusi e ricatti. Ed era pronta a parlare”.Lo stesso sospetto lo alimenta anche Chi l’ha visto?, che ha intervistato un latitante rumeno. Nelle sue parole, il senso di una minaccia ancora viva: “La ragazza ha scoperto il giro e ha detto che parla. Da lì è partito tutto”. Poi c’è Paola Cappa. Una delle due gemelle cugine di Chiara. Dopo l’omicidio, disse agli inquirenti di sospettare che la cugina fosse stata molestata da un collega. “Lo sospetto perché anch’io, a 9 anni, ho subito molestie”, confidò. Lo aveva raccontato a Chiara? Era stata quella confidenza ad accendere qualcosa? Rabbia, urgenza, voglia di fare giustizia. E Chiara aveva cominciato a scavare. Forse troppo a fondo…

