Una nuova indagine vuole scoprire se davvero Sempio non c’entra. O se è stato solo dimenticato troppo in fretta…
“Se non Stasi, chi?”. Se lo chiedono da anni, ma nel 2016 la difesa di Alberto Stasi decide di cambiare passo come ricorda Albina Perri, direttrice di Giallo. Non solo avvocati, ma anche investigatori privati. Setacciano le carte, le versioni, le testimonianze. E trovano qualcosa: un nome, Andrea Sempio. Vent’anni, dark vestito di nero, capelli lunghi, fissazione per coltelli, Krav Maga, corsi online per “dominare le prede” – modo elegante per dire ragazze. Un tipo singolare, fissato col demonio e i riti magici. Amico intimo di Marco Poggi, fratello minore di Chiara. E assiduo frequentatore di casa loro. Agosto 2007. Chiara viene uccisa. Nei giorni precedenti, Sempio chiama casa Poggi tre volte. Dice di cercare Marco, che però era in montagna. E lui lo sapeva: si erano visti la sera prima. Nessun’altra telefonata in mesi. Solo quelle tre, poco prima dell’omicidio. Strano. Gli investigatori leggono tutto. Scoprono che Sempio, mesi dopo il delitto, porta ai carabinieri un biglietto del parcheggio di Vigevano: ore 10:18 del 13 agosto. Troppo tardi per un alibi – Chiara è morta alle 9:12. Il dettaglio inquietante? Lo scontrino è conservato perfettamente, come nuovo. “L’ho trovato io”, dice suo padre quasi a “prendersi il merito”. Nessuna traccia della libreria Feltrinelli che sostiene di aver visitato: era chiusa, come ogni lunedì mattina di tutto l’anno.


La difesa di Stasi passa all’azione: seguono Sempio, raccolgono una bottiglietta d’acqua. Il Dna viene confrontato con quello trovato sotto le unghie di Chiara. Risultato? 14 regioni genetiche su 17 combaciano. Lo dice Pasquale Linarello, genetista forense. Tutto finisce in Procura. Il pm Mario Venditti però archivia tutto in pochi mesi, senza nemmeno chiedere una seconda analisi. Silenzio. Fino a oggi. Il caso rinasce. Il nuovo pm, Fabio Napoleone, affida il campione al genetista Carlo Previderè. E lui conferma: quel Dna sotto le unghie di Chiara è compatibile con quello di Sempio. Altri due esperti dicono lo stesso. Gli inquirenti decidono di ripartire da zero, prendendo ufficialmente il Dna di Sempio. Rianalizzano tutto: testimoni, tracce, impronte, due vaschette di Fruttolo, tappetini, Estathé buttato nel cestino. Perché non c’è solo il Dna di Sempio. Ce n’è un altro, ancora sconosciuto. A chi appartiene? Un complice? Una coincidenza? Non si sa. Ma il tarlo è tornato. E ora il dubbio pesa più della certezza…

